Bandini Domenico di Giuseppe e Bernardini Eugenia, nato il 12 gennaio 1896 a Cutignano (Pistoia), secondo latri il 10 o 11 febbraio 19000 nella zona del Mugello. Mezzadro nella fattoria del Mulinaccio nel territorio di Schignano, poi muratore, comunista. Di famiglia povera è considerato dalla polizia un ardente simpatizzante comunista. Nel 1921 emigra con regolare passaporto in Francia, dove trova molteplici lavori continuando a professare idee sovversive. Il 1° giugno 1928 di rientro dalla Francia, è fermato alla frontiera a causa del passaporto scaduto e gli viene trovata una pistola nascosta in un pezzo di pane, per cui è condannato a 15 giorni di carcere. Tornato in Francia nel 1928 risulta abitante prima a Ostevent Montaguy in Rue Vuillermin Caran 10, poi a Pecquencourt (Nord) dove lavora fino al 27 febbraio 1929 alle Mines D’Aniche, mentre a partire da marzo si trova a Saint Jean Cap Ferrat (Alpi Marittime). Il 9 settembre 1932 risulta residente in Chemin du Cemetièr Saint Roch Bar Maison Mascotte a Nizza (Alpi Marittime) dove continua ad essere attentamente sorvegliato. Allo scoppio della guerra spagnola fa perdere le sue tracce fino al 1938, quando ricompare a Nizza. Di lui si racconta che esce di casa assicurando alla moglie che sarebbe tornato subito e invece parte per la Spagna in bicicletta. Non vi sono evidenze che lo indicano nelle Brigate Internazionali, per cui è possibile che si sia unito ad un reparto dell’esercito repubblicano per tornare in Francia quando nel settembre 1938 il governo repubblicano decide di richiamare tutti i volontari stranieri ancora al fronte. Nel 1939 lo ritroviamo in Italia a Schignano (Prato) alla Pesciola, a lavorare la terra della contessa di Fossombrone. E’ solito dire “Io semino il grano e mi tocca dargliene mezzo al padrone, poi mi manca per la famiglia e mi tocca comprarlo da lui. Maremma Cignala!”. Durante la guerra di Liberazione la sua casina rossa sulla strada della Collina diviene il quartier generale, rifugio e deposito delle formazioni partigiane della zona, la “Storai” e la “Buricchi”. Egli stesso è partigiano combattente dal 1° marzo al 15 settembre 1944 nella squadra Becheroni. Finita la guerra Bandini continua a lavorare come contadino ed a distribuire “L’Unità” nelle campagne. Nel 1948 viene ritratto in una foto insieme a Giuseppe Di Vittorio in visita a Vaiano. Muore a causa di un ictus nel 1964.