Colini Alberto di Enrico e Pernazza Maria, nato ad Amelia (Terni) il 3 marzo 1881, possidente, pubblicista. La madre è una domestica, mentre il padre, studente in legge, è rampollo di un antico casato, i Colini, proprietari terrieri a Maiolati (Ancona). Da bambino è lasciato in un brefotrofio, poi adottato da una famiglia di contadini ed in seguito riconosciuto dai genitori naturali. Si trasferisce in provincia di Ancona, dove si avvicina agli ideali anarchici. Negli anni del ginnasio, che trascorre a Roma, politicamente molto attivo, fonda una sezione studentesca del Partito Repubblicano. Aderisce quindi all’anarchismo, svolgendo attività di propagandista e conferenziere libertario nelle Marche a Maiolati, a Falconara, a Pesaro. Scrittore si firma spesso con lo pseudonimo di “Fausto Contadino” e pubblicherà nella sua vita almeno una quarantina di titoli. Si avvicina al movimento culturale futurista e, durante la I guerra mondiale, assume posizioni interventiste. Pubblica i suoi primi libri: “La paura” (1914), “La strada” (1914) “Alla patria mia” (1915), cui seguono racconti, romanzi, pamphlet, testi teatrali e raccolte di poesie, traduce Gandhi in un instancabile attivismo letterario. Vive tra Roma, Firenze e Parigi, frequentando Giovanni Papini, Gino Severini e Umberti Boccioni. Sempre attento alla situazione politica italiana, si schiera contro il nascente movimento mussoliniano. In contatto con Piero Gobetti è per lungo tempo sorvegliato speciale come antifascista. Dopo la marcia su Roma, per qualche tempo non svolge attività, riprendendola in seguito con accanimento, tanto che a Maiolati, dove allora risiedeva, viene dagli squadristi fatto segno a colpi di arma da fuoco, rimanendone ferito leggermente. Nel 1930 è diffidato in quanto “scrittore e filosofo, appartenente al partito anarchico”. Nel 1931 il suo romanzo “Mangerai. Principe della speranza” è sequestrato dalla polizia. Nel gennaio del 1933, con regolare passaporto, espatria in Francia e raggiunge la figlia Maria Teresa, (o Giulia secondo altre fonti) appena rientrata dal Brasile dove era emigrata e con lei si trasferisce in Spagna. Lì scrive per giornali antifascisti, tiene conferenze ed entra in contatto con elementi antifascisti tra i più estremisti. Con l’approssimarsi della Guerra Civile si iscrive con la figlia alla FAI (Federaciòn Anarquista Ibèrica). Allo scoppio intensifica la sua propaganda antifascista; non potendo a causa dell’età prendere parte attiva ai combattimenti, aiuta la polizia come interprete a Barcellona. Al crollo del fronte catalano, dopo la sconfitta nella battaglia dell’Ebro, prima della caduta di Barcellona, il 26 gennaio 1939, riesce a fuggire e a piedi ripara in Francia, dove è internato nel campo di Noe. In questo periodo scrive e riesce a pubblicare un libello dal titolo “Il Plurinomismo” e la “Carta della Democrazia Moderna”, nel quale afferma la teoria “secondo la quale non vi sono uomini superiori e uomini inferiori e che tutti gli uomini sono fratelli”. Arrestato, è internato in un campo di concentramento francese. Alla sconfitta della Francia viene tradotto in Italia nel 1942 e consegnato alla polizia. Deferito alla Commissione Provinciale di Terni è assegnato al confino per 5 anni da scontare a Ventotene per la sua attività in Spagna. Alla caduta del fascismo è trattenuto e portato nel campo di Renicci d’Anghiari (Arezzo). Liberato dopo l’8 settembre 1943 si stabilisce nella capitale e riprende la sua attività di scrittore. Pubblica nel 1944 “Il pupazzo macabro o Narciso se più vi piace”, con la presentazione di Benedetto Croce. Muore a Roma il 28 febbraio 1953. A Maiolati, paese d’origine della sua famiglia, si svilupperanno varie iniziative culturali per ricordarne l’opera, messo secolo dopo la sua scomparsa.
Annotazioni: Basata sulla scheda biografica compilata da Roberto Lucioli per il Dizionario on line degli Anarchici Italiani
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