Testa Candido di Felice e Arietta Luigia nato a Cicagna (Genova) il 13 ottobre 1900. Domiciliato sin dall’infanzia a Chiavari (Genova) dove il padre è impiegato. Arruolatosi volontario il 24 gennaio 1918, è inviato in zona operazioni dell’11. Reparto d’assalto e rimane sotto le armi sino al 10 febbraio 1919 e poi nuovamente dal gennaio 1920 all’agosto 1921. Smobilitato aderisce al movimento fascista, partecipando a diverse spedizioni punitive contro gli oppositori politici a Genova. Segretario di Massimo Rocca lo segue nella dissidenza nel Partito Fascista fino a quando viene espulso dal partito per indegnità per vicende sentimentali e finanziarie. Risultano infatti a suo carico ben cinque processi penali per reati comuni, che vanno dalla truffa al falso in cambiali, al ratto di minorenne. Separatosi dalla moglie, nel 1926 fugge clandestinamente in Francia, per passare poi in Brasile ed infine approdare in Argentina, dove si lega alla massoneria ed è assunto come giornalista dal periodico per gli emigrati “L’ Italia del Popolo”, distinguendosi da quel momento per una attiva propaganda antifascista. In Argentina incontra numerosi rivoluzionari spagnoli e legandosi in particolare all’anarchico spagnolo Diego Abad de Santillàn. Il 27 luglio 1927 è condannato a 10 mesi di reclusione per offese al Duce, avendogli indirizzato una cartolina oltraggiosa. Il 19 gennaio 1928 il Tribunale di Genova lo condanna a 3 anni e nove mesi di reclusione per falso in cambiali. La richiesta di estradizione inviata la governo argentino, suscita una campagna di solidarietà in suo favore e migliora i suoi rapporti con i compagni d’esilio. Secondo l’ambasciata italiana è comunque guardato con diffidenza dalla Concentrazione Antifascista e addirittura ritenuto una spia fascista e agente provocatore dal Partito Socialista massimalista, dall’Alleanza antifascista e da comunisti. Nel gennaio 1928 rientra in Francia, per ritornare a fine anno a Buenos Aires e riprendere la sua attivtà di giornalista antifascista. Allo scoppio della guerra civile in Spagna promuove azioni di solidarietà con i repubblicani ed il 25 ottobre del 1936 Testa parte per la Spagna per portare i soldi raccolti a favore della Repubblica da una sottoscrizione del giornale, mettendosi a disposizione del governo. Per motivi non chiari, visto il suo modesto accreditamento, viene ricevuto come giornalista estero dal presidente della Repubblica Manuel Azaña, dal Ministro della Marina e dell’Aviazione Indalecio Prieto e dal suo vecchio amico Diego Abad de Santillàn, che nel frattempo ricopre il ruolo di consigliere per l’economia del governo autonomo catalano, la Generalitat. Testa pubblica i resoconti di tutti gli incontri sul suo giornale argentino. Sfruttando il suo ascendente su Santillàn riesce a convincerlo della necessità di organizzare un battaglione d’assalto anarchico. Volendo che il battaglione sia ricordato da tutti, propone di battezzarlo “Battaglione della Morte”, nome utilizzato da alcuni reparti di Arditi italiani nella I guerra mondiale. Santillàn stanzia fondi del governo catalano per l’addestramento e l’armamento di quello che spera diventi un reparto d’èlite della Repubblica in grado di supplire con l’ardimento la carenza di aerei e cannoni che contraddistingue la Repubblica spagnola. L’obiettivo è quello di sconvolgere le retrovie nemiche, facendo saltare i ponti, danneggiare linee elettriche ed acquedotti, scuotendo il morale della retroguardia nemica. Molti non condividono la scelta di Testa come comandante, giudicando non a torto, molto scarsa la sua preparazione militare. In ogni caso il 20 dicembre 1936 su “L’Italia del Popolo” appaiono le fotografie di Testa in divisa militare da comandante con il suo vice, l’anarchico italiano Emilio Strafelini. Il Battaglione della Morte, è creato sul modello degli arditi italiani della I guerra mondiale, piccole unità di coraggiosi da impiegarsi per attacchi notturni a sorpresa su posizioni che il comando considerava difficili da prendere ed è previsto che gli ufficiali ed il comandante partecipino di persona a tutte le azioni. Il Battaglione è autonomo, in quanto risponde direttamente al governo attraverso il Comando delle Milizie Antifasciste della Catalogna. A marzo l’addestramento del Battaglione viene dato per terminato ed è organizzata la sfilata di presentazione alla popolazione di Barcellona. Dopo la sfilata, il nuovo reparto armato di tutto punto, viene inviato al fronte e schierato sul fronte d’Aragona nella zona di Huesca dove il 20 di aprile del 1937, gli uomini della 1ª compagnia tentano di prendere di sorpresa la posizione denominata Paridera del Llano, tra Almudevar e Tardienta. L’assalto si risolve in un disastro e a seguito dello sciagurato scontro il Battaglione viene suddiviso e le sue compagnie schierate separatamente in vari settori del fronte di Aragona, mantenendo la Sede a Barcellona. A questo punto il governo catalano si convince che solo un ufficiale esperto può salvare l’unità rimettendola in condizione di battersi con profitto, compito che fu quindi affidato a Francesco Fausto Nitti. Testa, che gode ancora di protezioni politiche, è nominato Capo di Stato Maggiore della 153. Brigata Mixta, di cui fa parte il Battaglione della Morte. In ogni quattro mesi dopo è costretto senza pubblicità a dimettersi da ogni incarico ed a lasciare precipitosamente la Spagna. Appena giunto in Francia nell’estate 1938, si presenta al consolato italiano di Marsiglia, offrendosi come informatore al regime fascista ed entrando a tutti gli effetti nei ranghi dei servizi segreti dell’OVRA. Come copertura cerca di promuovere col repubblicano Mario Pistocchi la rivista “Mondo Latino”. Millanta con le autorità italiane di avere ancora moltissimi contatti tra gli antifascisti in Spagna e di essere in grado di sventare un attentato che gli esuli italiani stanno a suo dire organizzando, volto ad affondare il transatlantico Rex, con l’obiettivo di scatenare un conflitto europeo. Gli viene dato credito ed è provvisto di molto denaro per ottenere ulteriori informazioni sull’attentato, che però non arrivano mai. Testa si stabilisce poi definitivamente a Parigi, ma pochi mesi dopo, probabilmente allo scoppio della seconda guerra mondiale, subisce la deportazione nel famigerato campo di concentramento di Vernet d’Ariège. Il 25 luglio 1940, in ottemperanza alle clausole di armistizio con l’Italia, viene rimpatriato e subito arrestato a Sanremo. A toglierlo dagli impicci provvede una comunicazione della Polizia Politica, firmata dal capo Bocchini, datata 2 agosto. che chiede di revocare qualsiasi misura nei confronti di Testa in quanto collaboratore che ha reso numerosi servizi all’Ufficio Politico. E’ una chiara indicazione suo ruolo di agente dei servizi italiani Il 25 luglio 1940 è rilasciato e munito di foglio di via obbligatorio per Genova, città nella quale fissa il proprio domicilio. Il 2 settembre 1940 i dirigenti della Federazione antifascista di Genova inviano un memoriale al segretario del PNF per protestare contro il ritorno di Testa sostenendo che ha svolto un’attività instancabile contro la patria si in America che in Spagna e poi in Francia. Nel dopoguerra, quando il suo nome appare nella lista dei 622 confidenti dell’OVRA pubblicata sul supplemento della ‘Gazzetta Ufficiale’ n. 145 del 2 luglio 1946, tenta di chiederne la cancellazione, ma il suo ricorso viene respinto. Testa muore a Cogoleto (Genova) il 24 giugno 1970.
Annotazioni: Include informazioni biografiche tratte dall\\\'articolo di Saverio W. Pechar Il Battaglione della Morte (Vedi Bibliografia)
Commenti