Catani Arrigo di Alfredo e Annunziata Manetti, nato il 5 giugno 1909 a Livorno. Dopo le elementari fa il garzone per il marmista Alessandro Ferrarini, un artigiano che scolpisce lapidi e monumenti funerari. Si avvicina alla politica nella frazione di Antignano (Livorno), frequentando militanti comunisti e libertari, ed aderendo all’anarchismo nella seconda metà degli anni Venti. Nel 1926, all’indomani della presa di potere del fascismo, si costituisce il gruppo anarchico “Fiorentina” (dal nome del rione di Livorno). Nel 1928 sposa Elisena Ferrarini, dalla quale avrà nel 1934 il figlio Gianfranco. Nel marzo 1933 partecipa con migliaia di livornesi ai funerali del comunista Mario Camici, che si trasformano in una grande protesta contro il regime, col lancio di ordigni contro la caserma della Milizia. Fermato nel settembre 1933. Viene rilasciato, ma la sua casa viene sottoposta a perquisizione dalla squadra politica delle Questura di Livorno durante la quale vengono rinvenuti opuscoli ritenuti “sovversivi” e come tali sequestrati, tra cui una copia del giornale anarchico “L’Ordine” del 10 dicembre 1893 ed’ un quaderno di appunti di propaganda anarchica e sull’amore libero. Per sfuggire al carcere si dà alla macchia ed espatria il 6 ottobre 1933 con Nesi Rodomonte ed altri via mare, approdando la località corsa di Crocetta e poi procedendo per Bastia. La piccola imbarcazione con cui il gruppo raggiunge Bastia è reperita da Rodomonte Nesi che come pescatore conosceva l’ambiente della piccola marineria e dei calafati. In Italia viene iscritto in Rubrica di frontiera e nel Bollettino delle Ricerche per emigrazione clandestina. Espulso, nel febbraio 1934 giunge a Marsiglia dove va ad abitare con l’anarchico Tito Salvadori e stringe una forte amicizia con il livornese Leonildo Biasci. Si lega allora ad Armida Prati, nipote di Errico Malatesta da cui avrà due figli, Enrico e Ruggero, e lavora come calzolaio. Il 9 settembre 1935 spedisce alla madre un volantino in cui gli anarchici invitano gli italiani a non andare in Abissinia. Espulso dalla Francia per la frequentazione di ambienti antifascisti, emigra in Belgio dove viene condannato a tre anni di carcere. Rientrato clandestinamente a Marsiglia da Bruxelles, giunge in Spagna nell'agosto 1936, assieme alla compagna Armida Prati. Nel febbraio 1937 è segnalato come combattente nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI e combatte sul fronte di Huesca a Monte Pelato, Tardienta ed Almudevar. Dal 7 al 12 aprile partecipa ai combattimenti di Carrascal de Huesca dove cade il comandante della colonna Antonio Cieri. Il 26 marzo 1937 Catani scrive un articolo, che apparirà il 14 aprile su “Guerra di classe” , il giornale che Berneri pubblica a Barcellona, denunciando “i sicari moscoviti”, che uccidono vilmente gli anarchici in Spagna, li aggrediscono all’uscita di casa o dal lavoro, compiono spedizioni punitive a danno degli inermi e preparano attentati contro la CNT. Invita i compagni a impedire, ricorrendo alla forza, i crimini controrivoluzionari dei ‘’fascisti rossi”: “Di fronte a tali dimostrazioni di fatto, dovremmo usare gli stessi mezzi. Non solo per rispondere alla loro vigliaccheria, ma per una ragione di vita o di morte, per una ragione nobile quanto la causa: la rivoluzione. Il loro agire, nelle condizioni attuali della Spagna, è da controrivoluzionari, e come tali dobbiamo considerarli”. Dopo gli scontri di Barcellona nella settimana del 3-7 maggio che contrappongono il governo autonomo catalano (Generalitat) agli anarchici spalleggiati dal POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), comunisti dissidenti antistalinisti, in cui vengono assassinati tra gli altri Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Dopo la sconfitta degli anarchici, per sfuggire alla repressione, Catani lascia la Spagna con la compagna e si porta a Marsiglia. Il 9 giugno 1937 rende omaggio in un lungo articolo all’anarchico livornese Egisto Cantini, assassinato proprio a Marsiglia e coperto di ingiurie dagli stalinisti. All’inizio del 1938 è a Parigi con la moglie. In luglio è costretto a rifugiarsi in Belgio a Bruxelles, ma un decreto di espulsione lo obbliga alla clandestinità. Insieme a Meucci Cafiero e altri aderisce all’inizio del ’39 al gruppo collegato all’intellettuale Hem Day libertario antimilitarista, poi nell’aprile dello stesso anno è condannato a 3 mesi di carcere con altri anarchici italiani e viene accompagnato alla frontiera del Lussemburgo, ma riesce a rientrare clandestinamente a Bruxelles alla fine del settembre 1939. Poi passa in Francia, ritornando a Marsiglia. Nell’agosto 1943 ottiene il rimpatrio gratuito e rientra in Italia, con i figli Enrico e Ruggero. Viene arrestato alla frontiera a Mentone il 17 agosto 1943. Dopo aver trascorso 12 giorni nel carcere livornese dei Domenicani torna in libertà dopo l’8 settembre e riprende l’attività anarchica partecipando alla Resistenza. Sfollato a Castellina Marittima (Pisa), durante un rastrellamento viene catturato, assieme all’anarchico Mario Batini e ad altri trenta ostaggi, da truppe tedesche e condotto a Bologna per prestare lavoro coatto ad installazioni militari. Con un colpo di mano, un gruppo di partigiani giunti da Livorno e dall’Emilia, riesce a liberarlo mentre si trova prigioniero presso il Comando tedesco. Nel 1944 pubblica un articolo su numero unico della testata “Il seme libertario” di Roma, dove critica severamente i liberali, i democristiani e la “democrazia progressiva” dei comunisti, ribadendo che: “… Noi vogliamo e il proletariato tutto deve volere: 1. L’abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perché nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti, avendo garantiti i mezzi per produrre e vivere, siano veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente, per l’interesse comune, e conformemente alle proprie simpatie. 2. Abolizione del Governo e di ogni altro potere che faccia la Legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di Monarchia, Repubbliche, Parlamenti, eserciti, polizie, magistrature ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi. 3. Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e di consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti guidati dalla scienza e dall’esperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dal sentimento stesso della necessità ineluttabile, volontariamente si sottomette. 4. Garantiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli e a tutti coloro che sono impotenti a provvedere a loro stessi. 5. Guerra alle religioni e a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto della scienza. Istruzione scientifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati. 6. Guerra alle rivalità e ai pregiudizi patriottici. Abolizione delle frontiere, fratellanza fra tutti i popoli. 7. Ricostruzione della famiglia, in quel modo che risulterà dalla pratica dell’amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni oppressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso”. Tornato a Livorno fa parte del primo Comitato di liberazione, come esponente della Federazione comunista libertaria e, dopo la liberazione rifiuta riconoscimenti istituzionali e prende parte alla ricostituzione della Federazione anarchica italiana, continuando ad essere vigilato dall’autorità di polizia. Dal 1950 al '56 torna e vive nuovamente in Francia, rientrando poi in Italia ad Antignano negli anni Sessanta, dove ha un negozio di scarpe su via del Litorale. Muore il 17 dicembre 1977 ad Antignano ed è sepolto nel cimitero locale.
Annotazioni: La scheda biografica integra informazioni raccolte da Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti per la banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=90&id=2459 (URL consultata il 2 maggio 2021) e del Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani
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