Tosi Muzio di Atto, operaio, e Artemisia Pedani, casalinga di Radicondoli, nato il 19 luglio 1903 a Massa Marittima (Grosseto). Operaio, anarchico. Oltre al primo nome, riceve quelli di Giuseppe e di Bixio, rivelatori, forse, di simpatie mazziniane e garibaldine della famiglia. Ha un fratello maggiore, nato il diciotto aprile 1901, che porta il significativo nome di Vindice, e due sorelle minori, che si chiamano Iris e Onoria. Nel 1907 la famiglia Tosi si trasferisce a Piombino (dove il padre si lega agli anarco-sindacalisti della Camera del Lavoro, uno dei cui esponenti è il sarto Narciso Fedeli, gerente del combattivo periodico camerale “Il Martello”). Assunto il 4 agosto 1917 in qualità di operaio negli altiforni piombinesi, Tosi vi lavora fino al 26 ottobre 1919. Nel 1924 la famiglia Tosi si sposta a Torino, dove nel 1930 Tosi aderisce al gruppo anarchico della “Barriera di Milano” (insieme al fratello Vindice, a Dante Armanetti, a Arduilio D’Angina, ai fratelli Cornelio e Nuzio Giacomelli di Cascina e al piombinese Settimio Guerrieri). Tramite l'altro gruppo libertario che opera a Torino, quello della “Barriera di Nizza”, di cui fanno parte il muratore torinese Cesare Sobrito, collaboratore dell’“Adunata dei refrattari” e del “Risveglio anarchico” e strettamente legato a Luigi Bertoni, il barbiere vercellese Emilio Bernasconi, che ha una bottega in via Saluzzo, il venditore ambulante Michele Guasco, che risiede in Corso Spezia, il torinese Michele Candela, il meccanico genovese Eugenio Martinelli e il meccanico vercellese Vittorio Levis, il gruppo mantiene contatti con il Circolo Sacco e Vanzetti di Lione e con i compagni emigrati (fra cui Socrate Franchi). Al principio del ’31 le maglie della polizia fascista si stringono intorno ai due gruppi libertari torinesi e i loro componenti finiscono nei giorni successivi in carcere. Muzio Tosi viene arrestato il dieci febbraio 1931 ed è subito deferito alla Commissione provinciale per l’assegnazione al confino, che gli assegna a 2 anni “per attività contraria all’ordinamento nazionale dello Stato” e “incorreggibilità”. Viene descritto come alto 1.81 metri, corporatura esile, fronte alta, capelli castani lisci. Viene tradotto a Ponza il 10 luglio 1931 ed in seguito alle sue proteste, viene denunciato per “manifestazione sediziosa” e contravvenzione agli obblighi del confino, per cui è rinchiuso a Poggioreale e condannato il 31 ottobre 1931 a 4 mesi di carcere. Ricondotto a Ponza il 4 gennaio 1932, ottiene dalla Corte d’appello di Napoli la riduzione della condanna da quattro a tre mesi di reclusione. Il primo agosto è nuovamente arrestato per violazione degli obblighi del confino, e il nove agosto è scarcerato dopo che la Pretura di Ponza l’ha condannato a un’ammenda di 500 lire. Il 13 novembre, tuttavia, Serni beneficia dell’“amnistia del decennale” e torna a Torino dove abita, fino al novembre del 1933, in via Spontini 5, poi si trasferisce al n.126 di Corso Giulio Cesare. Nel 1934 accompagna l’anarchica Maria Bibbi ad Avenza dove la donna visita lo zio Francesco Bibbi, già arrestato dopo l’attentato di Lucetti a Mussolini. Alla fine dell’aprile 1937, valica le Alpi a piedi, emigrando clandestinamente in Francia, e prosegue fino a Barcellona insieme a Ugo Cardenti (un comunista di Capoliveri, che, in aprile, è evaso dal carcere militare dell’Elba e ha raggiunto la Corsica in barca per andare a battersi contro Franco), Cornelio Giacomelli, Bruno Tosarelli, Vittorio Marchi, Enea Landini, Domenico Nizzi, Giuseppe Formentoni, Giorgio Rossi, Armando Bientinesi, Massimo Morisi e Cesare Scarazzini. A Barcellona dirige la sezione italiana della CNT e collabora a “Guerra di classe”. Informata dell'espatrio nel maggio 1937, la Questura di Torino sollecita l'iscrizione del Tosi nel Bollettino delle ricerche come anarchico da arrestare (Supplemento dei sovversivi, scheda n.0901). Tosi collabora a «Guerra di classe» di Barcellona, il giornale redatto – dopo la morte di Berneri – da Aldo Aguzzi e Domenico Ludovici e sposa Adela, una militante della CNT. Tosi invia più volte ai genitori e al fratello Vindice delle lettere, che giungono a destinazione, dopo essere passate per Parigi, dove – secondo la polizia fascista – è la famiglia del defunto prof. Berneri, che “senza dubbio si incarica” di spedirle a Torino. L’indirizzo, che figura sulle buste, è infatti quello della famiglia Berneri, rue de Terreneuve, 20, Paris. Resta in Spagna fino al 1938, quindi si trasferisce a Marsiglia. Il ventisei marzo del 1939 Tosi scrive di avere aperto a Marsiglia, assieme alla moglie Adela, un’attività commerciale simile a quella, che aveva a Torino nel ’31: la sua lettera porta, questa volta, i saluti degli anarchici Settimo Guerrieri e Cornelio Giacomelli, già miliziani in Spagna. Il 27 aprile 1939 è arrestato e rinchiuso ad Argelès, dove aderisce al gruppo anarchico “Libertà o morte”. Evaso, collabora con i partigiani francesi della zona di Tolosa fino alla liberazione, quindi nel 1946 rientra a Torino dove partecipa alle lotte operaie del dopoguerra. Muore a Torino il 13 settembre 1990.
Annotazioni: Scheda biografica che integra dati raccolti da Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti per la banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna (Vedi Bibliografia)
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