Genesio Francesca di Bernardo e Porcé Lucia, nata a Monforte d’Alba (Cuneo) il 23 febbraio del 1898, in Casale San Bernardo, comunista. Di professione contadina. Nel 1920 lascia Monforte per trasferirsi in cerca di lavoro ad Alassio (Savona). Nella cittadina rivierasca conosce Giuseppe Fassino (nato a Casalborgone – Torino nel 1896), che sposa nel corso del 1922. Nel 1924, forse durante una breve emigrazione a Torino, nasce la figlia Loredana (che in alcuni documenti polizieschi è citata come Loredania). Intorno alla metà degli anni ’20 decide d’espatriare in Francia e di stabilirsi con la famiglia in rue des Augustins a Grasse (Alpes-Maritimes) la stessa città in cui vive da tempo la sorella Emilia (coniugata Paglieri). Qualche anno dopo, stando a una fonte del Regio consolato d’Italia a Tolone, risiede a Frejus (Var) in rue Stanislas Huguette, Maison Ribas e rientra nel Regno di rado e per pochi giorni soltanto. Nella prima metà degli anni ’30 decide di separarsi dal marito e affida la bambina alle cure della sorella Emilia, che vive a Grasse al n. 40 di rue Druet. Intanto inizia una relazione con Carles Saugenis, cittadino spagnolo di nazionalità catalana. Dopo un breve periodo trascorso nei pressi di Tolone convivendo con Carles, nel gennaio del 1937 parte con il compagno alla volta della Spagna repubblicana. Non appena giuntavi si stabilisce a Barcelona ponendosi a disposizione del Partito comunista. Non si tratterebbe dunque di una combattente in senso stretto, appartenente a unità impegnate militarmente, ma di una militante politica impegnata in terra di Spagna per il movimento politico di appartenenza. Vi rimarrà ininterrottamente fino al gennaio del 1939. Fonti poliziesche, surrogate dalle informazioni che gli informatori raccolgono curiosando in Monforte, confermano sostanzialmente il suo impegno politico nella capitale catalana, ma non sono in grado di chiarire per quale partito, se per il PSUC (Partit Socialista Unificat de Catalunya) omologo catalano del PCE (Partido Comunista de España), la organizzazione comunista italiana (che in Spagna è sottoposta al PCE) o altra organizzazione politica di sinistra. Una ulteriore informazione raccolta dalla polizia mussoliniana, tutt’altro che esplicita, ci dice in termini assai generici di un suo fermo di polizia, seguito da un arresto da parte della polizia politica repubblicana, con conseguenti 5 mesi di detenzione scontati per sospetta attività controrivoluzionaria. Ove questa notizia potesse trovare conferma, non sarebbe improprio allargare il possibile campo di impegno politico di Francesca Genesio ad un altro partito di ispirazione comunista, piuttosto attivo in Catalogna: il POUM (Partido Obrero de Unificacion Marxista), di ispirazione trotzkista. Il succedersi di segnalazioni, benché di segno discordante, ne determina l’inevitabile iscrizione in Rubrica di frontiera per il provvedimento dell’arresto, rafforzata da una successiva iscrizione nel Bollettino delle ricerche – Supplemento sovversivi ricercati dall’OVRA, schedina 01109 del 1º di- cembre 1939 (2). Un’ulteriore fonte fascista, l’Ufficio Controspionaggio della Missione Militare italiana presso il dittatore Franco a San Sebastián (Euzkadi-Gipuzkoa), comunica il 7 settembre 1939 di aver trovato tra altre carte sequestrate nella sede di Barcellona della Polizia repubblicana due documenti intestati a Francesca. Si tratta di un passaporto italiano (n. A/1660098), rilasciatole dal Regio Consolato di Tolone il 29 febbraio 1936 e di una Carte d’Identité (n. 35 c.m.17097) rilasciata dalla prefettura di Var il 29 ottobre 1936, valida fino al 1º ottobre del 1939. Da queste carte e dalle informazioni precedentemente citate i poliziotti italiani avrebbero dedotto che a Barcellona la Genesio frequentava con assiduità persone notoriamente ostili al fascismo, e che alcune di queste persone avrebbero potuto appartenere all’opposizione comunista di sinistra. Ad ogni modo, rientrata in Francia nel gennaio del 1939 Francesca fa ritorno a Frejus dove vive sola ed in condizioni piuttosto disagiate nell’alloggio di rue Huguette. Poco tempo dopo riprende i contatti (e probabilmente la convivenza) con la figlioletta ormai quindicenne. Nel giugno del 1940, senza in apparenza aver subito alcun internamento, si rifà viva con le autorità italiane, dopo aver manifestato ad un fratello residente a Monforte la intenzione di tornare al paese. Tramite la Regia agenzia consolare di St. Raphael (Var), richiede infatti un passaporto per potersi recare nel Regno al fine di regolare interessi familiari. La risposta è scoraggiante: le viene concesso infatti il solo nulla-osta per un foglio di rimpatrio che stante le premesse (Rubrica di frontiera e Bollettino delle ricerche) l’avrebbe condotta direttamente in carcere e poi al confino di polizia. Benché non si sappia altro sulla sua vita negli anni della 2. Guerra mondiale, dell’occupazione nazista e della Resistenza, si ha ragione di ritenere che il ritorno di Francesca in Italia non sia avvenuto prima dell’aprile del 1945. Stabilitasi definitivamente in Francia, è deceduta ottantottenne nel comune provenzale di Saint-Raphael, il 3 febbraio del 1986.
Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale (Busta 2329, fascicolo 139637), con la preziosa collaborazione di Andrea Andrico, Archivio dello Stato Civile del Comune di Monforte d’Alba (Cuneo), Archives de la Mairie de Saint-Raphaël (Var)
Commenti