Galvagno Roberto Domenico di Francesco e Ghisolfi Teresa, nato il 19 marzo del 1907 a Barolo (Cuneo). Muratore, poi piccolo imprenditore edile, comunista. Espatriato in Francia (data e modalità non note), dopo un breve girovagare si stabilisce a La Valette (Var), località in cui, secondo le formule di rito negli ambienti dei Regi consolati d’Italia e delle polizie del regime fascista, è tenuto d’occhio perché spesso notato in cattiva compagnia (…è solito frequentare ambienti estremisti). Nel corso del 1935, non ancora esauritesi le conseguenze della dirompente crisi economica mondiale, Galvagno vive uno dei tanti periodi di disoccupazione e di cronica mancanza di documenti regolari. Per sopravvivere cerca d’arrangiarsi, ma nel farlo viene sorpreso dai gendarmi mentre pratica la pesca di frodo con l’uso di esplosivi. Sottoposto a fermo di polizia e giudicato dal Tribunale, viene condannato a un breve periodo di carcerazione (di solito, da 20 giorni a un mese) in seguito alla inevitabile denuncia. Nel gennaio del 1936 all’atto della scarcerazione la Prefettura di Var applica nei suoi confronti un altrettanto inevitabile provvedimento di espulsione. Non sappiamo se quel provvedimento sia mai stato osservato anche se pare più che lecito dubitarne. Ad ogni buon conto, vuoi che Galvagno fosse rimasto illegalmente in Francia, vuoi che avesse invece varcato già allora la frontiera pirenaica, sappiamo che a un certo punto decide di rifugiarsi in Spagna. Probabilmente lo fa nell’autunno del 1936, quando le informative della polizia fascista, fornite dagli agenti in servizio presso il Regio consolato d’Italia di Tolone lo segnalano volontario nell’Esercito Popolare della Repubblica spagnola, combattente in unità imprecisate delle Brigate Internazionali (dapprima presumibilmente nella 14. Brigata “La Marseillaise “e successivamente nella XII Brigata Garibaldi). Non abbiamo altri particolari sul suo percorso spagnolo, ma sappiamo che dopo il ritorno in Francia torna a vivere a Pignans, nel Dipartimento di Var (data e circostanze non note), dove sposa Marie-Thèrese Aimée Merlaty e mette su famiglia con la nascita dei figli Henri e Serge. Dopo l’inizio della 2. guerra mondiale, la disfatta dell’esercito francese e l’occupazione nazista del- la Francia (giugno del 1940), viene fermato nel Var da militari italiani delle truppe di occupazione (perlopiù appartenenti alla 4. Armata) ed internato nel Forte di Sainte Catherine a Tolone. Successivamente, a causa del vecchio decreto di espulsione e della sua militanza repubblicana in Spagna, viene trasferito nel Campo di internamento del Vernet d’Ariège, che per tanti antifascisti nostri connazionali fu vera e propria anticamera al rimpatrio ed alla consegna alle autorità fasciste italiane. Galvagno è tuttavia fortunato e riesce in qualche modo ad evitare la consegna ai Regi Carabinieri e la conseguente, quasi inevitabile assegnazione al Confino di Polizia. Dopo la fine della II guerra mondiale decide di rimanere in Francia. Conseguita la naturalizzazione e la cittadinanza francese, vive con la famiglia e continua a lavorare in diverse località del Dipartimento di Var, dove dirige una azienda che lavora il marmo. Per molti anni torna con regolarità a Barolo, dove frequenta prevalentemente uno dei rami parentali rimastigli. Nessuna altra notizia fino alla sua morte sopravvenuta quand’era ormai pensionato, a Pignans (Var), il 26 luglio del 1984.
Annotazioni: Biografia inedita di Gianpaolo Giordana aggiornata a giugno 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archives Départementales du Var -Toulon (7 M 12.1.), Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier français - Editions de l’Atelier (Le Maitron), Ivry-sur-Seine (J.-M. Guillon), Archivio Stato Civile-Comune di Barolo (CN), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale), Testimonianza di Franca Mascarello (luglio 2015), Archives de l‘État Civil de la Mairie de Pignans
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