Zvab/Svab Miroslav Federico di Giovanni e Ziberna Giovanna, nato il 27 novembre 1908 a Sesana (Kazlje), allora Trieste, oggi Slovenia. Fabbro, Impiegato, filologo socialista. Nato in una famiglia di tradizione socialista, sin da giovane aderisce al Partito Socialista Unitario di Turati. A seguito dell’uccisione di Giacomo Matteotti decide di intraprendere la militanza antifascista. Sottoposto a crescenti persecuzioni politiche, nel 1930 decide di emigrare clandestinamente in Francia, dove già nel 1931 è arrestato per la sua attività politica. E’ poi presente in Belgio, Lussemburgo, Cecoslovacchia, Germania, Austria e Svizzera, Svizzera e Spagna. Anni dopo affermerà di aver trascorso 4 anni in Francia e tre anni tra Germania e Svizzera. In Belgio nel 1932 partecipa attivamente ad uno sciopero di minatori e metallurgici, causato dalla quinta diminuzione del salario dei minatori in meno di due anni: il grande sciopero paralizza le miniere di carbone per due lunghissimi mesi dal 6 luglio al 4 settembre 1932, fino alla dura repressione. L’8 settembre 1932 è inserito in Italia nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di fermo e perquisizione. Nel 1933 partecipa in Germania alle lotte degli operai tedeschi a Berlino e ad Altona. In quel periodo cerca persino di organizzare un attentato contro Hitler, ma la proposta è rigettata dai socialisti tedeschi. E’ poi tra gli animatori dei lavoratori austriaci nella rivoluzione di Vienna del 1934 e propagandista dei lavoratori cecoslovacchi e jugoslavi prima di trasferirsi nel 1935 in Spagna, dove partecipa alle grandi lotte del proletariato a Barcellona fino alla vittoria del Fronte Popolare nel 1936. Allo scoppio della guerra civile in Spagna nel luglio 1936 assume il comando della batteria di cannoni “Aguiluchos” sul fronte catalano, venendo gravemente ferito. Parzialmente guarito torna la fronte al comando di 8 batterie di artiglieria. A seguito della decisione del governo repubblicano di ritirare dal fronte i volontari internazionali, Zvab è smobilitato nel settembre 1938. Al crollo del fronte catalano è costretto a passare in Francia nel febbraio 1939 per non cadere in mano ai franchisti. Viene internato nei campi francesi tra cui quello di Vernet in Ariège (Pirenei Occidentali). Così il campo è descritto da Zvab:” …Esso era costituito da decine di baracche rettangolari di legno, lunghe quaranta metri, larghe sette, alte cinque, reggentisi malamente a causa del lungo periodo di completo abbandono, prive di porte e finestre, con tre file di tavolacci sovrapposti. In esse eravamo alloggiati ottanta per baracca, senza coperte, senza pagliericci né altro, e ci coricavamo su nude e sporche tavole ancora gremite di insetti. La direzione dl campo non ci fornì assolutamente nulla: non avevamo né piatti, né cucchiai, né bicchieri. Dovevamo “arrangiarci” cercando e rovistando nei grossi cumuli di immondizia e di scatolame di latta, che i prigionieri tedeschi avevano lasciato venticinque anni prima. Una scatola di conserva, meno arrugginita, pulita alla meglio, diventava il recipiente con cui a pranzo e a cena si versava il misero rancio, costituito da un buon quarto di litro di brodo vegetale in cui nuotava qualche grammo di rapa o di carote secca bollita…” A seguito dell’occupazione della Francia da parte dei tedeschi e degli accordi dell’armistizio con l’Italia, Zvab è tradotto in Italia con un convoglio di 200 persone. Arrestato alla frontiera di Mentone è incarcerato ad Imperia. Riportato a Trieste, dopo violenti interrogatori, è deferito alla Commissione Provinciale e assegnato il 30 agosto 1940 a due anni di confino a Ventotene. Sull’isola intreccia amicizia con Riccardo Bauer ed Ernesto Rossi. In seguito conoscerà Sandro Pertini, Terracini, Scoccimarro, Secchia ed altri. Il 28 dicembre 1940 è ricoverato per una malattia acuta all'ospedale degli Incurabili di Napoli, ma dimesso il 29 aprile 1940 viene riportato a Ventotene. Il 29 aprile 1941 è nuovamente ricoverato all’ospedale a Napoli e vi trascorre una lunga degenza, durante la quale organizza un gruppo di antifascisti napoletani. Alla caduta del fascismo è liberato il 18 agosto 1943, ma continua ad avere nell’ospedale il centro operativo della neonata Resistenza. Con un contingente di circa duecento uomini che appartengono al Comitato “Partigiani d’Azione Rivoluzionaria”, prende parte alle Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre 1943), E’ tra i combattenti di Piazza San Gaetano. Leggermente ferito è ricoverato in ospedale da dove viene prelevato dagli Alleati che hanno nel frattempo occupato la città liberata. Per un errore di persona, rischia la fucilazione, ma riesce a cavarsela perché un ufficiale alleato è di origine spagnola ed i suoi parenti hanno combattuto con i repubblicani, per cui si convince che Zvab è stato veramente un volontario delle Brigate Internazionali. Per il suo ruolo nella Resistenza il 27 maggio 1958 gli verrà concessa la Medaglia di Bronzo al valor militare. Nel dopoguerra si stabilisce nel capoluogo partenopeo, dove partecipa all'attività politica e sindacale cittadina. E’ tra i primi 20 iscritti della ricostituita sezione napoletana del Partito Socialista Italiano e riorganizza la prima Camera del Lavoro come primo consegretario per la corrente socialista. Conoscitore di otto lingue diventa traduttore per la biblioteca dell’istituto psichiatrico “Leonardo Bianchi”, studioso di filologia e glottologia. Funzionario della Direzione del Partito Socialista a Roma, diventa segretario politico della sezione “Bruno Buozzi” di Napoli. Muore a Napoli il 28 gennaio 1988. Nel settembre 2014 in presenza del sindaco di Napoli e dell’ambasciatore sloveno, in via Cisterna dell’olio, gli viene dedicata una targa bilingue che riporta: “Qui visse e morì Federico Zvab, Kazlje Slovenia 27,11.1908 Napoli 28.01.1988 Antifascista, partigiano delle libertà, protagonista delle “Quattro giornate”, Segretario della Camera del lavoro di Napoli”. Gli verrà anche intitolata la sede ANPI-CGIL partenopea.