Zeni Emanuele di Giuseppe e Cortellini Margherita, nato il 16 dicembre 1899 a Mezzocorona (Trento). Minatore, comunista. Secondo di quattro figli, dopo aver frequentato la scuola elementare, inizia a lavorare come contadino, nel terreno posseduto dalla famiglia. Nel corso della I guerra mondiale nel 1917 è chiamato alle armi nell’esercito austro-ungarico e arruolato nei Kaiserjaeger. Congedato al termine del conflitto, nel 1923 sposa Giuseppina Marcon, nata a Grumo il 24 maggio 1900. Negli anni successivi sembra che la coppia sia già impegnata politicamente. Nel 1929 Zeni si sposta in Alto Adige, lavorando come operaio a Cardano (Bolzano), Nell’ottobre 1930 emigra con regolare passaporto in Belgio, stabilendosi a Maurage nell’Hainaut. Impiegatosi in una miniera si sposta a Bray e nel luglio 1931 è raggiunto dalla moglie. In quel periodo vengono segnalati entrambi come iscritti al Partito Comunista belga e attivi nella propaganda tra gli immigrati italiani. Zeni viene segnalato come uno dei capi e cassiere della sezione comunista di Bray, mentre la moglie prende in gestione il Cafè Italien, ritrovo degli antifascisti locali. La Marcon diventa anche presidentessa della sezione donne comuniste di Bray e responsabile de patronati che si occupano della raccolta fondi per le famiglie dei militanti arrestati o espulsi. L'Ovra in una nota del 14 gennaio 1937 scrive: “La Marcon esplica attività di propaganda comunista e porta a domicilio giornali sovversivi che, per salvare l'apparenza, ella nasconde sotto le vesti o nel seno”. Ambedue i coniugi nell’aprile del 1936 sono inseriti nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di perquisizione e segnalazione. Parte da Bray con Beniamino Goegan a fine novembre e dopo essere passato da Parigi, verso la fine di dicembre entra in Spagna, raggiungendo Albacete, sede delle Brigate Internazionali. Dopo un breve addestramento è arruolato nella XIII Brigata Internazionale è inviato sul fronte dell’Andalusia. Catturato sul fronte di Cordoba viene fucilato dai franchisti nel febbraio del 1937. Il documento attestante la sua fucilazione è custodito presso il CPC. Dopo la morte di Emanuele in Spagna. Giuseppina Marcon continua la sua militanza antifascista come attiva militante nella Resistenza Belga sin dal 1940 nella zona di Mons col nome di battaglia di “Palmira”. Mantiene i rapporti anche con gli antifascisti trentini di S. Michele all'Adige. È lei che riesce a recapitare al capo antifascista di San Michele Ferdinando Tonon la stampa clandestina da diffondere. Dopo la guerra Giuseppina Marcon è stata decorata dal Governo Belga e muore a Bray nel 1960.