Zanelli Ezio di Amleto e Sassi Antonia, nato il 3 gennaio 1903 ad Imola (Bologna). Fornaciaio, comunista. Nel 1919, a sedici anni, si iscrive alla Federazione giovanile socialista italiana (FGSI) di Imola. Insieme ad altri compagni forma il gruppo sportivo dei “Ciclisti Rossi” caratterizzato da una vistosissima fascia rossa con il nome del gruppo, che diventa presto il bersaglio degli squadristi, con continui scontri la domenica di paese in paese. Con tutto il resto dei giovani socialisti, passa alla Federazione giovanile comunista (FGCI) nel febbraio 1921, all'atto della sua costituzione. Il 28 maggio dello stesso anno è pugnalato all'emitorace sinistro durante un'irruzione fascista alla sede del Circolo socialista “Andrea Costa”. Tale avvenimento lo costringe ad interrompere il secondo anno presso la sezione Ragioneria dell'Istituto tecnico di Imola e a intraprendere il mestiere di fornaciaio. Prosegue l'attività politica e tra 1921 e 1922 è il primo segretario della sezione della FGCI di Imola. Presta il servizio militare a Milano quale artigliere della divisione “Treno” ed è congedato l'8 marzo 1924. A Imola è nominato dal PCd'I segretario della zona imolese, incarico che svolge sino al 1926. Il 15 maggio 1925 la locale Questura richiede a suo carico una “attenta vigilanza”. In quegli anni, come afferma egli stesso, subisce alcuni fermi, aggressioni e bastonature da parte dei fascisti. Nel settembre 1926 sfugge ad una retata in cui sono arrestati un centinaio di comunisti imolesi e si rifugia a Milano. Ricercato dalla polizia, vive clandestinamente in città sino all'aprile 1927. La Commissione istruttoria, in un processo con 276 imputati per ricostituzione del PCd'I, rimette il latitante Zanelli al giudizio del Tribunale speciale (sentenza n. 122 del 13 giugno 1927). Quest'ultimo lo condanna a 10 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione, a 2.500 lire di multa e a 3 anni di vigilanza speciale, ma prende atto che l’imputato è contumace. Zanelli è infatti espatriato clandestinamente in Austria ed ha raggiunto Vienna. Il 10 agosto 1927 è emesso un nuovo mandato di cattura contro di lui per gli stessi reati, ma una nuova sentenza della Commissione istruttoria (n. 199 del 28 agosto 1928) dichiara l'imputato latitante ed il reato “res judicata”. Zanelli rientra clandestinamente in Italia nell'aprile 1928 per svolgere attività antifascista ed assume lo pseudonimo di “Giulio Lenti”. Nonostante le assidue ricerche, non sarà più rintracciato dalla polizia italiana. Al rientro all’estero a Parigi è raggiunto dalla compagna Giovanna Zanarini, che lo seguirà in Spagna e che molti anni dopo diverrà poi sua moglie. Nel 1929 Zanelli è incaricato dal partito di guidare in Emilia Romagna uno dei neo-costituiti Comitati regionali. Nello stesso anno, nel corso di un viaggio a Basilea, è arrestato dalla polizia elvetica. Processato e condannato per utilizzo di passaporto falso ed attività antifascista verso l'Italia, sconta la pena ed è espulso dalla Confederazione. Assieme a Camilla Ravera (Silvia) e a Battista Santhià (Santo) è membro del Centro Interno del PCd'I. A seguito dell'arresto di Ravera e di Bruno Tosin, il 10 luglio 1930, raggiunge clandestinamente l'Unione sovietica dove opera con il Centro Estero del partito. Si stabilisce nei pressi di Mosca, dove è impiegato in una fabbrica di letti, frequenta la scuola politica “Zapada” ed assume responsabilità politiche nell'emigrazione antifascista. Nell'aprile 1931, nel corso del IV congresso svolto a Colonia, è eletto nel Comitato centrale del PCd'I. Nel 1932 rappresenta la FGCI presso l'Internazionale giovanile comunista (KIM). Tra il 1933 ed il 1935 Zanelli è nuovamente in Italia per svolgere attività antifascista in varie regioni del paese ed il 18 ottobre 1934 si registra una nuova denuncia a suo carico per attività sovversiva in Venezia Giulia. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, chiede al Partito di poter partire e nel giugno 1937, munito di passaporto cubano, raggiunge da Parigi in aereo Valencia in Spagna, dove infuria la guerra civile, accompagnato da Giovanni Zanarini. Zanelli è inviato dal partito per occuparsi delle trasmissioni radio. Opera a Madrid in una stanza messa a disposizione dal quotidiano del Partito Comunista Spagnolo “Mundo Obrero” e trasmette in italiano dalla radio clandestina per l'Italia (Radio Milano) ed in seguito dall'emittente ufficiale della repubblica spagnola (Radio Barcellona). Le trasmissioni sono sempre precedute dall’inno di Garibaldi e non sempre vengono ricevute in Italia in quanto il regime tenta di disturbare la ricezione. L’impegno è quello di trasmette ogni giorno, qualsiasi cosa accada, e succede quindi che si debba trasmettere anche quando l’artiglieria nemica prende di mira l’edificio di Madrid da dove trasmette Radio Milano, col sottofondo delle esplosioni. E’ anche responsabile di un giornale che nella prima e l’ultima pagina imita “Il Littorio” che viene distribuito ai militi del Corpo Truppe Volontarie di Mussolini, ma che nell’interno porta articoli in difesa della Repubblica spagnola e della democrazia. I pacchi del giornale “camuffato” vengono poi distribuiti lungo il fronte affinchè i militi del CTV li possano trovare. Inquadrato dal 6 luglio 1937 nel Commissariato alla Propaganda delle Brigate internazionali, è componente inoltre, con Edoardo D'Onofrio e Pietro Pavanin, della locale Commissione quadri stranieri del Comitato centrale del Partito comunista spagnolo (PCE). Anche in Spagna, come in passato, ha al suo fianco la compagna Giovanna Zanarini (Giannina). Il 3 febbraio 1939 alla caduta del fronte catalano lascia la Spagna in auto per passare in Francia. Al confine alla richiesta dei documenti esibisce la tessera del giornale “Il Grido del Popolo”, riuscendo così ad evitare il campo di concentramento. A Perpignano cerca di organizzare il rientro in Spagna nella zona centrale in cui la Repubblica ancora resiste, ma gi eventi precipitano. Si porta allora a Lione dove come membro del Comitato italiano della zona sud del paese, dove svolge attività politica nelle file dell'emigrazione. Durante l'occupazione tedesca partecipa ad azioni di sabotaggio contro le officine che producono materiale bellico per i nazisti. Ad esempio fa saltare l’impianto elettrico che alimenta il grande complesso automobilistico Bertler di Lione. Nel maggio 1944 raggiunge i maquis di Limoges, nel Massif central. “Jean Zanarini”, impiegato presso l'ufficio della ditta “Marché aux cuirs et peaux de Limoges et du centre” è in realtà Zanelli - nome di battaglia “Jules” - commissario politico nelle formazioni partigiane costituite dagli emigrati: la Main d'oevre immigré (MOI) aggregata ai Francs- tireurs et partisans (FTP). Con l'FTP-MOI di Limoges partecipa nel cuore della Francia all'organizzazione di una testa di ponte per gli Alleati, nel caso di uno sbarco sulle coste della Provenza. Altra attività del gruppo è l'organizzazione e l'assistenza ai perseguitati dei fascismi presenti sul territorio francese. Dopo la liberazione di Parigi (agosto 1944) Zanelli è attivo nel locale Comitato italiano di liberazione nazionale (CILN) prima di divenire segretario generale dell'organizzazione unitaria antifascista “Italia libera”. Rientra ad Imola il 28 novembre 1945. Il 3 marzo 1946 sposa Giovanna Zanarini. Nell'immediato dopoguerra è membro della segreteria del PCI di Imola e segretario della locale Camera del lavoro. Eletto consigliere provinciale il 30 maggio 1951, è assessore e vicepresidente della Provincia di Bologna fino al 26 novembre 1964. Nel 1966 gli è assegnata dalla Repubblica democratica tedesca la medaglia Hans Beimler per i meriti nella lotta per la libertà del popolo spagnolo. In seguito è eletto consigliere comunale ad Imola, carica da cui si dimette per assumere fino al 1970 la presidenza dell'Azienda municipalizzata del gas. E' più volte componente del Comitato federale della Federazione bolognese del Pci, poi di quello della Federazione di Imola. Successivamente diviene presidente della locale Commissione federale di controllo. Nel dopoguerra, associa all'attività politica una copiosa attività pubblicistica, con articoli autobiografici e rievocativi dell'attività antifascista su varie testate locali, prima tra tutte il settimanale imolese “Sabato sera”. Muore ad Imola il 2 maggio 1981.

Revisore: Andrea Torre

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