Strafelini Emilio di Felino e Perli Rosa nato il 3 febbraio 1897 a Rovereto (Trento). Anarchico. Di professione carpentiere. Il padre è un ricco possidente di Rovereto che lascerà al figlio un’eredità di 20 milioni di lire dell’epoca. Strafelini frequenta l’Istituto Tecnico, è antimilitarista e a diciotto anni nel 1915 diserta dall’esercito austro-ungarico per passare all’esercito italiano e poi trasferirsi a Roma dove si iscrive al Partito Socialista. Finita la guerra, con il passaggio del Trentino in Italia ritorna a Rovereto per fondare la sezione del PSI. Si sposa con Ida Franchi dalla quale avrà una figlia, ma i rapporti non saranno mai buoni e la moglie aprirà una pratica di separazione. Con l’avvento dello squadrismo fascista, subisce le prime violenze e per due volte deve assistere alla devastazione della Camera del Lavoro. Emilio sposta la sede del sindacato nei locali della casa paterna per cui è particolarmente preso di mira e perseguitato. Ricostituisce la Camera del Lavoro a Rovereto, ma l’8 febbraio 1924 il Tribunale lo condanna per porto abusivo di armi. Non riesce a trovare lavoro, per cui si sposta a Milano da dove dopo un arresto, raggiunge la Francia il 25 settembre 1925. Si reca nell’Isère, a Les Abretes, dove lavora in una fabbrica di alluminio, poi cerca lavoro a Lione e si trasferisce con i minatori di carbone a Terrenoir e con quelli del vetro a Saint-Etienne (Loira). Viene eletto Segretario del sindacato unitario CGTU della regione della Loira. Nel 1925 rientra clandestinamente in Italia, si dice per attentare alla vita di Mussolini, trasferendosi prima a Genova e poi a Roma nel quartier Trionfale dove vi è un forte gruppo anarchico. Conosce la compagna di Errico Malatesta, l’anarchica Elena Melli, con la quale avrà un rapporto sentimentale. Viene arrestato l’11 novembre 1927, forse in seguito ad una delazione. Durante gli interrogatori viene bastonato a sangue e seviziato. Infine viene condannato a cinque anni di confino a Lipari che raggiungerà il 19 giugno 1928. Durante la permanenza la sua posizione di socialista libertario diventa decisamente anarchica. Scontati i cinque anni rientra a Rovereto come sorvegliato speciale e diffidato. Nonostante ciò Strafelini organizza in Vallagarina una sezione clandestina del sindacato anarchico dell’Unione Sindacale Italiana e rimane in contato con la rete clandestina dell’USI in altre città. Sospettato dalla polizia, per evitare un nuovo arresto decide un espatrio avventuroso in Francia, passando prima in Austria e poi in Svizzera. Qui diventa membro attivo ed autorevole dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori e della Concentrazione Antifascista. A Parigi Strafelini frequenta i fratelli Rosselli e collabora con Giustizia e Libertà. Sempre sorvegliato dalla polizia prosegue negli anni successivi la sua attività politica fino al 1936, quando il 21 luglio del 1936 fonda con OIvidio Pessi, Mazzino Chiesa ed altri antifascisti il Comitato di solidarietà con la Spagna repubblicana di Marsiglia. Esso si proponeva di “organizzare gli aiuti di ogni genere ai partenti, nonché i loro viaggi in Spagna, sia via terra, sia via mare”, di inviare medicinali e armi al di sotto dei Pirenei, di formare i “quadri di una eventuale legione” antifascista italiana e di “venire in aiuto ai profughi in caso di vittoria delle forze ribelli”. Poi decide di accorrere in Spagna il 13 agosto 1936 in difesa del governo repubblicano. Si arruola nel 77° gruppo della XII Centuria della colonna Ascaso della CNT. Si tratta della Sezione Italiana della Colonna formata in questa fase da 100-150 italiani di Giustizia e Libertà e del Comitato Anarchico Italiano pro Spagna a cui appartiene Strafelini, che partecipa a numerosi scontri e viene eletto comandante da tre reparti anarchici. Nello stesso reparto combatte la spagnola Josefina Tablado che diventa la sua nuova compagna. All’inizio della guerra civile un anarchico italiano che viveva in Spagna, Nicola Menna, organizza il Batallòn de la Muerte composto da anarchici. Al primo attacco sul fronte di Huesca il reparto viene falcidiato. Il battaglione viene allora ricostituito sotto il comando di Candido Testa un italiano arrivato dall’Argentina, sul modello degli Arditi della grande guerra. L’obiettivo è quello di sconvolgere le retrovie nemiche, facendo saltare i ponti, danneggiare linee elettriche ed acquedotti, scuotendo il morale della retroguardia nemica. Il Battaglione è autonomo, in quanto risponde direttamente al governo attraverso il Comando delle Milizie Antifasciste della Catalogna. Strafelini viene chiamato come secondo comandante ed istruttore del Battaglione. Il 14 marzo 1937 il Battaglione sfila per le vie di Barcellona alla presenza del Presidente del governo catalano, Lluis Companys, indossando uniformi di panno nero con un pugnale alla cintola. Il Battaglione viene schierato nell’aprile del 1937 sul fronte di Aragona dove tenta di conquistare Santa Quiterìa nei pressi di Tardienta, ma viene massacrato ed il comando passerà a Francesco Fausto Nitti. Il 7aprile del 1937, per divergenze e dissidi, Strafelini rassegna le dimissioni che vengono accettate. Deluso dall’esperienza, passa ad attività civili e diventa impiegato in una fabbrica di scarpe collettivizzata a Sant Cugat del Vallès (Pins del Vallès durante la rivoluzione libertaria) nei pressi di Barcellona. Coinvolto negli avvenimenti del maggio 1937 che contrappongono il governo autonomo catalano agli anarchici spalleggiati dal POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), viene ricercato per un breve periodo, ma riesce a nascondersi. Il 26 ottobre del 1937, si allontana dalla Spagna. Secondo gli informatori, torna a Parigi, e vi rimane fino all’estate del 1938, quando si reca nuovamente a Barcellona, ormai completamente demoralizzato, svolgendo attività solo per la LIDU. Il 7 febbraio del 1939, alla sconfitta della resistenza repubblicana spagnola, ripara in Francia dove viene internato in campo di concentramento ad Argelès-sur-Mer e poi, molto malato, a Gurs. Il 21 giugno 1940, dopo alcuni duri mesi passati forzatamente nelle Compagnie di Lavoro impegnate a costruire difese militari nel nord della Francia, mentre si dirigeva a Dunkerque riesce a scappare durante un bombardamento tedesco e si presenta al Consolato d’Italia a Bruxelles per essere rimpatriato: quattro giorni dopo è arrestato dalla polizia di frontiera al Brennero e tradotto a Trento. Qui subisce un lungo interrogatorio, nel quale dichiara di non aver partecipato quasi per nulla alle attività sovversive dei fuoriusciti in Francia. Rivendica invece di aver combattuto in Spagna. Viene processato e condannato ad altri cinque anni di confino a Ventotene. Invitato a sottomettersi in cambio della libertà rifiuta sdegnosamente. Dopo l’8 settembre del 1943, mentre la maggior parte dei compagni di prigionia viene liberato, Strafelini viene inviato con altri 190 compagni considerati indesiderabili, prima al carcere di Gaeta e poi al campo di Renicci di Anghiari (Arezzo). Pochi giorni dopo, il 12 settembre le guardie del campo fuggono e i detenuti si uniscono ai partigiani dell’Appennino Tosco- Emiliano. Strafelini opera nella zona di Ardenza e di Empoli, poi rientra in Trentino. Fonda il CLN di Zambana e trova rifugio in Val Manara sulle pendici orientali della Paganella a circa 600 metri di altezza. Qui collabora con gli alleati della Pasubiana fornendo con una radio trasmittente notizie sui movimenti dei tedeschi. Al termine della guerra a metà maggio 1945 Strafelini è nominato Segretario della Camera Confederale del Lavoro di Trento. I dissidi con il PCI lo allontanano progressivamente dalla politica, mentre si aggravano i suoi problemi di salute. Muore dimenticato da tutti a Fai della Paganella il 4 dicembre del 1964.

Annotazioni: Sintesi del Profilo Biografico redatto da Sandro Schmid per il seguente volume: Schmid S., Antifascisti trentini nella Guerra di Spagna, Edizioni Osiride, Rovereto 2018, ISBN 978-88-7498-286-8