Simonazzi Mario di Balduino e Giorgi Adelina, nato il 23 novembre 1908 a S. Benedetto Po (Mantova). Cameriere, antifascista. Dopo aver abitato a Desenzano del Garda (Brescia) e lavorato qualche mese a Roma, dove nel 1928 vive con la madre, il 25 aprile 1929 emigra in Belgio con regolare passaporto, stabilendosi ad Ostenda per lavorare come cameriere; dal dicembre 1929 è ad Anversa, dal dicembre 1931 ad Arlon per delle cure termali dove dichiara di essere antifascista e dopo aver passato le feste a Roma in famiglia, dall’1 febbraio 1932 è a Bruxelles, da dove per motivi non noti è costretto a partire il primo aprile 1932 con un foglio di via obbligatorio. Si sposta a Parigi dove nel luglio è condannato a 6 mesi di prigione e interdetto a soggiornare in Francia per 5 anni. Infine nel 1934 si stabilisce in Spagna a Pamplona in Navarra, da dove scrive alla madre descrivendole il celebre “encierro” dei tori. Il 30 novembre 1934 lavora nella provincia di Tarragona (Catalogna), alle dipendenze di un avvocato oppure secondo altri come cameriere. A metà del 1935 la madre chiede aiuto al Ministero degli Esteri, dichiarando che il figlio è stato imprigionato a Barcellona in quanto privo di mezzi e minacciato d’espulsione. Legatosi con Angela Soler, nasce il figlio Jordi il 18 gennaio 1935 ed ai primi del 1936 i due si sposano. Allo scoppio della guerra civile è volontario fin dal luglio del 1936, operando con una formazione imprecisata. Il 31 luglio la moglie scrive alla madre di Simonazzi comunicandole l’improvviso arruolamento di Mario nelle milizie, senza neanche salutare la moglie. La madre contatta il fratello di Mario Aldo a Parigi, che però si disinteressa delle sorti di Mario. La Croce Rossa di Ginevra, attivata dalla madre preoccupata delle sorti del figlio, conferma alla famiglia che Mario gode di ottima salute. Nell'agosto 1937, fa parte del Club Internacional Antifascista di Barcellona. In Italia viene iscritto nel Bollettino del Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento dell’arresto. Nel novembre 1938 è nel campo si smobilitazione di Torellò (Barcellona). Da lì scrive alla madre: “Con emozione lascio questo grande popolo, però debbo ubbidire”. Rientrato in Francia nel gennaio 1939, viene internato ad Argelès-su-Mer e poi nel campo di Gurs (Pirenei Occidentali), da dove esce alla fine del 1939 traferendosi alla Colonia de Beausejour da dove scrive alla madre, che si muove con le autorità italiane per farlo rimpatriare, suggendo al figlio un atto di sottomissione per non subire conseguenze al rientro. Il figlio le suggerisce di rivolgere al nuovo segretario del Partito fascista Ettore Muti, che pensa possa essere stato un suo compagno di scuola. Afferma di aver fatto un bilancio della sua vita e di ritenere un errore l’esperienza spagnola. Arrestato in Francia con la famiglia allo scoppio della guerra mondiale, la polizia italiana lo rintraccia il 1941 nel campo di internamento di Grignau nel dipartimento del Drome e ne chiede la consegna. Il 3 luglio 1943 la località è occupata dalle truppe italiane che dispongono la traduzione in Italia di Simonazzi. Nel dopoguerra risiede nuovamente in Belgio a Dinant. Muore a Roma dove si trovava occasionalmente l'8 aprile 1972.