Serra Fabio, detto “Musio” di Salvatore e Fancello Maria nato il 3 febbraio 1896, a Dorgali (Nuoro). Bracciante, anarchico. Partecipa come soldato semplice alla I guerra mondiale, per poi rientrare a Dorgali (Nuoro) nel 1919. Nel 1919 emigra a Cogoleto (Genova). Il 15 agosto 1920 i carabinieri di Sestri Ponente (Genova) lo sorprendono ad attaccare manifesti che non sono vidimati e privi del nome della stamperia, per cui gli viene comminata una multa. Partecipa attivamente alle lotte del biennio rosso nel territorio, poi in seguito alla sconfitta politica e sindacale del movimento operaio e l’affermazione del fascismo emigra in Francia stabilendosi a Parigi. Iscritto al Partito Comunista fino ala 1932, si avvicina la movimento anarchico, conoscendo Camillo Berneri. Una foto li riprende insieme a Fontenay-sous-Bois (Valle della Marna). Ricercato dalla polizia italiana in quanto antifascista, viene segnalato nel 1934 come attivo nel gruppo anarchico di Toulouse. Nel 1936 è iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di frontiera per il provvedimento di fermo. Allo scoppio della guerra civile, nell’autunno 1936 raggiunge la Spagna dove svolge inizialmente servizio sanitario a Barcellona. Successivamente nello stesso anno passa all’Artiglieria Internazionale. In una lettera al “Risveglio anarchico” del 16 dicembre 1936 scrive: ”Carissimi compagni, dopo la vostra venta la nostra batteria ribattezzata “Michele Schirru” perché esisteva già un’altra batteria “Sacco e Vanzetti”, ha avuto diversi spostamenti prendendo parte ad una azione fino all’esaurimento delle munizioni. Attualmente siamo in riposo nelle retrovie. Si dice riposo e in realtà lo è per qualcuno, mentre io non trovavo neppure tempo per scrivere ai compagni […]. Nei giorni 20, 21, 22 novembre si è fatta un’avanzata di oltre 5 km su una linea di 15 km occupando delle nuove posizioni importanti ed infliggendo ai fascisti e soprattutto al Tercio dei marocchini, che sono sempre messi in prima linea, delle considerevoli perdite. Con ciò va da sé che vari dei nostri, spinti da un coraggio e un entusiasmo indescrivibili, caddero battendosi come leoni gridando: Viva la Rivoluzione Sociale! Viva la FAI! Viva l’Anarchia! Questi prodi hanno vendicato le vittime precedenti; dobbiamo a nostra volta vendicarli. Mai mi sembrò sì bella la vita; con sempre vanti la visione dei caduti per la gran causa, si lotta col motto: Vincere o morire! Il sacrificio dei primi attirerà l’attenzione e risveglierà i cuori di altri lottatori, che si aggiungeranno alle prime schiere per travolgere il mostro infame del fascismo. Credo che sarete al corrente dell’iniziativa della sottoscrizione per coloro che vogliono raggiungerci e mancano di mezzi.” Dieci giorni dopo scrive ancora una lettera al “Risveglio anarchico” che dice: “Da quattro mesi che mi trovo in questa terra d’amore, ho pochissimo scritto, ma credo che i compagni non me ne vorranno per ciò. La salute è buona, la compagnia ottima, perché mi sono incontrato con tanti compagni, conosciuti qua e là attraverso l’odiosa persecuzione fascista, compagni di una certa età, perchè gli anni volano rapidi, ma tutti giovani per fede, per l’entusiasmo, per l’audacia nella lotta contro il mostro di cui han subito per anni ed anni i mali. Da qui, dal Castillo Francisco Ferrer, a vari chilometri dalle prime linee, si contempla Huesca quasi accerchiata interamente, si ode il mitragliamento, si vedono le esplosioni demolitrici e mortifere a volte, ma si rimane quasi indifferenti. Mentre tutto in giro nei campi si sono visti contadini raccogliere per la collettività quei prodotti che dovevano essere assorbiti da pochi parassiti, ed è commovente vedere ora, a così breve distanza dal nemico, contadini e militi seminare, però non più per i loro signori. Tutto ciò non può che accrescere la combattività. Posso affermare che nulla ci fiaccherà, la consegna è vincere o morire, e quei che cadono tra noi non possono che accrescer la nostra ste di vendetta contro il fascismo. A colmare i vuoti ed a rinforzare le fila libertarie, altri compagni son giunti e altri giungeranno ancora […]. In Italia Serra viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento del fermo. Dopo un breve ritorno in Francia, dove denuncia le difficoltà del rapporto tra gli anarchici ed i comunisti, rientra in Spagna e partecipa ai moti che dal 3 al 7 maggio 1937, contrappongono il governo autonomo catalano (Generalitat) agli anarchici spalleggiati dal POUM (Partito Obrero de Unificaciòn Marxista), gruppo comunista dissidente antistalinista. Durante i disordini vengono assassinati Camillo Berneri di cui Serra è intimo amico e Francesco Barbieri. Arrestato nella repressione successiva alla vittoria governativa, Serra viene arrestato insieme all’anarchica francese “Marinette” che viene trovata in possesso di due bombe a mano, perché sospettato di far parte di una quinta colonna che opera per i franchisti. Scarcerato rientra in Francia nel 1937 e nel 1938 si trova a Mazamet (Tarn), con l’amico Alessio Tardito, dove lavora come imbianchino, proseguendo l’attività nel movimento anarchico. Arrestato ancora al rientro a Tolosa perché sprovvisto di documenti. Viene segnalato in Francia a Tolosa ancora nel 1943, poi se ne perdono le tracce.
Annotazioni: Secondo altre fonti è nato il 2 febbraio 1896.
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