Gervasini Virginia di Carlo Emilio e Castiglioni Alba, nata il 16 gennaio 1915 a Milano. Giornalista, comunista. Il padre, futuro combattente antifranchista di Spagna, è un militante anarchico di professione artigiano ebanista in proprio. Questa attività l’ha praticata soprattutto all’estero, in Svizzera, in Francia dove si è sposato a Parigi: la coppia rientra in Italia al momento della nascita della figlia e qualche mese prima dell’entrata in guerra del nostro Paese. Carlo Emilio, antimilitarista e contrario all’intervento, è chiamato alle armi ma, è scartato in sede di arruolamento per insufficienza visiva. La sua contrarietà alla guerra, e il rischio di essere comunque richiamato in seguito per attività sedentarie, lo convincono ad emigrare nell’estate stesso anno con la famiglia in Francia, dove si guadagna da vivere continuando a fabbricare mobili di pregio dai preziosi decori animali e floreali: armadi monumentali, poltrone, biblioteche, scrivanie. A Parigi Virginia frequenta le scuole primarie, diventando presto padrona della lingua francese. La sua vocazione per gli studi è intensa, ma le necessità economiche della famiglia la obbligano a imparare il mestiere di sarta, che pratica fino agli ultimi anni di vita, nella casa paterna di Varese. Il padre ha conoscenze nell’ambito dei fuorusciti italiani, il che permette a Virginia di frequentare l’ambiente degli esuli e degli anarchici italiani, tra i quali Renato Castagnoli e i fratelli Gianluca, Giuseppe e Renato. Tutti combatteranno in Spagna nelle fila repubblicane. Più di una volta il babbo di Virginia si reca alla sede di “Le Libertaire”, dove parla con un uomo che apprezza moltissimo, Louis Lecoin, antimilitarista intelligente, coraggioso, che è stato a lungo in carcere per la sua opposizione a tutte le guerre. Carlo Emilio porta la figlia alle feste del quartiere, alla Coupole e altrove, per ascoltare la musica di improvvisate orchestrine, e in speciali occasioni va all’Opéra, insieme a Virginia e a Renato Castagnoli, l’anarchico di Porretta Terme, che, quasi sempre, esibisce un vistoso cappello nero a falde larghe, e una cravatta nera alla Lavallière, altrettanto appariscente, acquistata in Italia, prima di passare oltr’Alpe. Nel 1924 i Gervasini rientrano in Italia per un brevissimo periodo a Milano ospiti dello zio Mario Gervasini. Nella casa parigina in cui vive e in cui i genitori ospitano antifascisti di varia estrazione politica, Virginia, divenuta nel frattempo trotskista, conosce l’operaio Nicola Di Bartolomeo, il futuro “Fosco”, e a soli diciott’anni si lega a lui scrivendo per lui una lettera in francese a Trotsky che è stata rinvenuta nell’archivio di Leone Trotky conservato ad Harvard. Nicola Di Bartolomeo, che in Francia usa il falso nome “Alfonso Venturino”, è un esponente della Nuova Opposizione Italiana, gruppo comunista: i due aderiranno poi al gruppo dissidente di Unità Comunista, che rifiuta di partecipare alla creazione della Sezione Italiana della Lega Comunista Internazionalista e al lancio del giornale “La Verità”. Nel 1935 Virginia è tra i sei fondatori del gruppo bolscevico-leninista “La nostra parola” che entra a far parte del PSI di Nenni e Saragat per poter orientare il partito in senso rivoluzionario. In quegli anni frequentando insieme a Di Bartolomeo ed al padre la casa dell’anarchico Renato castagnoli, ha più volte occasione di incontrare e discutere con Camillo Berneri. Improvvisamente Nicola Di Bartolomeo e Virginia devono abbandonare la Francia, probabilmente per il decreto di espulsione a carico di Fosco pendente dal 1928. Nell’aprile-maggio del 1936 vanno in Spagna e raggiungono Barcellona, in un primo tempo ospiti del futuro combattente antifranchista di Spagna il cuneese Giovanni Battista Genesio, in Calle Ancha 42, in un secondo tempo trovano una residenza autonoma in Ronda S. Antonio 8. Virginia e Fosco prestano attività politica all’interno del POUM. A giugno dello stesso anno sono protagonisti di una vicenda che attira l’attenzione e l’interesse della LIDU. Nel corso di manifestazioni di protesta, e perchè trovati privi di documenti, sono arrestati dalle autorità spagnole insieme ad alcuni comunisti tedeschi e tradotti nelle locali carceri. Vi rimangono per alcune settimane attuando per protesta uno sciopero della fame, ma, su pressione del POUM e della Lega dei Diritti dell’Uomo sono rimessi in libertà pochi giorni prima dell’”alzamiento”. I due costituiscono il Comitè Unico Internacionales de lo Refugiados Antifascistas (CUIRA), che riunisce un certo numero di trotskisti, anarchici e massimalisti italiani. Il 19 luglio si ha notizia della rivolta militare iniziatasi in Africa. Virginia si batte contro i militari faziosi ed è fra i militanti del POUM che s’impadroniscono armi alla mano dell’Hotel Falcón, di proprietà di un fascista italiano. Insieme a lei espugnano il locale, armati di fucili e pistole, il milanese Giuseppe Guarneri “Pino”, l’austriaca Rosa Winkler più un quarto elemento, forse il senese Cristofano Salvini. Intanto Fosco diventa un importante dirigente del POUM e Virginia, che in Spagna assume il nome di copertura “Marta”, si occupa dell’arruolamento dei volontari della Colonna “Lenin”, di cui è organizzatrice, della quale faranno parte Cristofano Salvini, soprannominato “Tosca”, Mario Bramati, detto “Monza”, che cadrà in Francia per la liberazione di Parigi e il grossetano Etrusco Benci che sarà fucilato dai nazisti a Bruxelles il 12 giugno del 1943. Marta opera anche saltuariamente come annunciatrice di Radio Barcellona per le trasmissioni di lingua francese ed ha occasione di conoscere Alfred Rosmer. Dopo la rottura tra il POUM e i trotskisti e l’espulsione di Di Bartolomeo dal gruppo bolscevico-leninista, è tra i fondatori del gruppo “Soviet” per il quale cura dal gennaio 1937 al gennaio 1938 un bollettino in lingua francese “Le Soviet” firmando numerosi pezzi con lo pseudonimo di “Sonia Isaveg”. Alla metà del 1937 Virginia, presentendo che per il POUM ed i trotskisti si stanno facendo tempi difficili, dopo i fatti di Barcellona del 3-7 maggio e la successiva repressione governativa, dirada la sua partecipazione attiva alla politica e, in seguito, entra in una sorta di semiclandestinità. Nel gennaio del 1938 esce di Spagna, si reca Francia, poi in Belgio e in Inghilterra, dove incontra Georges Vereecken e Betty Hamilton Collabora con “La Veritè” organo teorico del Partito Comunista Internazionalista di Molinier e Frank, e diviene redattrice del periodico “Nuovo Curso”, bollettino in spagnolo dei bolscevico-leninisti. Nell’estate del 1939 si reca con Di Bartolomeo a Bruxelles con un passaporto falso e incontra i trotskisti belgi. Tornata in Francia nel giugno del 1940, con la caduta di Parigi sotto i tedeschi, Virginia si trasferisce a Tolosa, con Gaby Brausch e Berthe Méliot. Allontanatasi dai trotskisti alla fine del 1940, collabora fino alla fine della guerra con la Resistenza francese, con il nome di “Sonia”, e all’interno del gruppo Philippe M.O.I. – F.T.P.F. Insieme al padre Carlo Emilio, al tenore marchigiano Ennio Tofoni, a Francesco Fausto Nitti, all’acrobata ebreo Walter e al trotskista Louis Méliovic, opera pericolose missioni a ridosso dei Pirenei. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, Virginia rientra in Italia dopo vent’anni di esilio, si iscrive al P.C.I e si trasferisce a Palermo, dove collabora con la Camera del Lavoro e conosce Girolamo Li Causi e Pio La Torre. Il 1° maggio del 1947 è a Portella della Ginestra, dove il bandito Giuliano fa strage di lavoratori. Nel 1950 sposa il deputato comunista Franco Fasone, che però di lì a poco morirà. Nel 1956 è candidata nelle liste del P.C.I. alle elezioni comunali di Palermo. Nel 1968 Virginia si stabilisce a Varese in piazza Cesare Beccaria n°4. Il 7 novembre del 1976 è presente a Milano perchè insignita della Medaglia d’Oro che il Consiglio Regionale Lombardo conferisce ai combattenti lombardi antifranchisti nel 40° anniversario della Guerra Civile Spagnola. Dopo una lunga malattia Virginia muore Varese il 6 novembre 1993. I 5000 volumi della sua biblioteca, vengono per sua volontà donati alla Biblioteca Comunale di Follonica.

Annotazioni: Scheda biografica compilata sulla base dei dati di Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939), e delle informazioni raccolte da Fausto Bucci e Paolo Casciola.