Schirone Giacomo di Bartolomeo e Badolecchia Antonia, nato il 21 gennaio 1901 a Bari. Sarto, socialista. Secondo la tradizione familiare, nasce probabilmente nell’estate del 1900, e l’evento viene registrato all’anagrafe sei mesi dopo. Frequenta la scuola sino alla quarta classe elementare. Ancora ragazzino inizia a lavorare nella sartoria dei fratelli De Benedictis e dopo alcuni anni si specializza nella rifinitura di scialli per smoking e capi di seta per i quali si richiede una mano particolarmente attenta. Ancora giovanissimo si iscrive alla Federazione Giovanile del Partito Socialista italiano, riconoscendosi nella corrente massimalista e nel 1921 passa al Partito Comunista d’Italia. Nei primi anni ’20 di trasferisce a Milano per svolgere il servizio militare, durante il quale con sentenza del Tribunale militare di Milano sconta due mesi di carcere per “reato di rifiuto d’obbedienza”. Dopo il congedo rientra brevemente a Bari, ma nell’ottobre 1922, ritorna a Milano dove trova lavoro presso la sartoria Giannella di Corso Magenta e la polizia lo segnala come avente "notevole influenza sugli elementi sovversivi locali, specie sui giovani". La sera del 3 maggio 1923 è riconosciuto dagli squadristi di Corso Magenta che lo inseguono ed aggrediscono in Piazza Buonarroti. Al suo datore di lavoro viene intimato di licenziare Schirone quale elemento sovversivo. Decide allora di partire clandestinamente e la notte di Ferragosto del 1923 si imbarca su una barca del contrabbando diretto a Nizza per poi proseguire a Marsiglia, dove svolge attività politica. Dopo la svolta a sinistra impressa da Antonio Gramsci al congresso di Lione del 1926 del PC’I, Schirone contrario all’approccio leninista, rientra nel Partito Socialista ed opera in seno al Fronte Unico antifascista e come segretario della sezione di Marsiglia del Partito Socialista massimalista. In Francia si affilia anche alla massoneria nella loggia di Beaucaire sul Rodano e diviene anche attivo nella LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo). Il 5 agosto del 1927 è nominato fiduciario in una delle 17 sezioni della Concentrazione Antifascista ed intanto lavora presso il sarto Guigonis in Saint Martin de Crau. Nel 1933 si trasferisce ad Arles (Bouche-du-Rhone), dove apre una sartoria in società con un francese. L’anno successivo è segretario della sezione di Arles del Partito Socialista Italiano, partecipando anche al congresso della federazione interdipartimentale socialista del sud-est tenutasi a Marsiglia. Viaggia spesso a Parigi dove frequenta Pietro Nenni, Filippo Turati e Angelica Balabanof. Dai ricordi di famiglia si sa anche che aprì una sartoria a Nizza. Allo scoppio della guerra civile giunge in Spagna nel novembre del 1936, arruolandosi delle Sezione Italiana di Carlo Rosselli Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT/FAI. Il 23 novembre 1936, lascia Barcellona per il fronte d’Aragona. Frequentando gli ambienti catalani prende la tessera del “Groupe Francisco Ferrer de libre pensèe et d’action sociale”. Nel gruppo conosce e si lega d’amicizia con la figlia di Francisco Ferrer, che gli regala un ritratto di suo padre con dedica autografa. Successivamente passa nell’XI Brigata Internazionale “Commune de Paris” e spostatosi sul fronte di Madrid risulta ferito nel gennaio 1937. Giudicato inabile al servizio rientra in Francia nel settembre 1937. Privo di permesso di soggiorno non può lavorare e rifiuta di rendersi disponibile a combattere con i francesi in caso di guerra, accettazione che avrebbe comportato la nazionalità francese. Secondo il consolato d’Italia viene radiato dal Partito Socialista in quanto Schirone “disapprova la politica di asservimento alla Francia degli antifascisti italiani”. In ogni caso chiede, e sorprendentemente ottiene di rientrare con uno stratagemma in Italia, attraversando la frontiera il 20 settembre 1939. Tornato a Bari va a vivere presso il fratello Gennaro in via Libia 14. Anche il fratello è sarto e Schirone può riprendere la propria attività lavorativa. Poco dopo, a causa dei dissidi col fratello fervente cattolico, si trasferisce dai genitori in vico San Gaetano 11 e trova lavoro presso la sartoria “Sica” in via Cardassi. La polizia continua intanto a sorvegliarlo. Appena possibile si fa riassumere nella sartoria dei fratelli De Benedictis, fornitori della Real Casa. Con molta prudenza riprende alcune frequentazioni politiche, attività che non sfugge alla polizia. Nel 1942 Schirone entra nel Partito d’Azione insieme al futuro deputato Vito Scarongella, suo futuro cognato. Il 28 e 29 febbraio 1944 il Comitato di Liberazione Nazionale organizza il suo primo congresso a Bari e Schirone vi partecipa. Sempre il 29 si ricostituisce la CGIL e Schirone è chiamato a fare parte dell’Ufficio di Presidenza come rappresentante del Partito d’Azione. Nel 1949 si trasferisce nella casa popolare di via Giulio Petroni 41, dove al piano rialzato riprende a svolgere il lavoro di sarto in quella che diventerà la sede definitiva della sua sartoria. Sposa Antonia Fracchiolla e nel 1951 nasce il figlio Dante e nel 1955 la figlia Aurora. La sartoria diventa il punto di riferimento di socialisti, studenti ed intellettuali. Coerente con la sua storia politica, tiene numerose conferenze all’ANPI e all’ANPPIA di Bari. Muore a Bari il 16 settembre 1980.