Scano Andrea di Francesco Scano e Maria Annunzia Pasquali, nato il 7 settembre 1911 a Santa Teresa di Gallura (Sassari). Bracciante, comunista. Ha tre fratelli: Vittorio, Luigi e Antonio. Il padre Francesco è un macellaio e commercia in bestiame, con un negozio in Via Carlo Alberto, 381. Studia sino alla quinta classe elementare. La madre muore il 3 agosto 1924, quando Andrea ha 13 anni e sei anni ed il padre si risposa con l’ostetrica Antonietta Pinna. Nel 1931, quando ha 20 anni, è chiamato al servizio militare in Marina a La Maddalena, dove viene impiegato come segnalatore semaforista. Ad Arzachena conosce Paola Carta, la domestica del maresciallo da cui dipende, i due si innamorano e Paola resta incinta della figlia Nunzia e per questo motivo Scano subisce un provvedimento disciplinare. Il 7 settembre 1934 ruba una barca ed espatria clandestinamente in Corsica dove rimane per quasi 2 anni campando di lavoretti saltuari e muovendosi con frequenza. In Italia, accusato di espatrio clandestino e furto, è condannato in contumacia il primo dicembre 1933 a 3 anni. Il 25 agosto del 1935 viene fermato dalla polizia francese, riportato in Sardegna ed incarcerato a Tempio Pausania dove sconta solo 6 mesi, per condoni ed amnistie. Esce di prigione il 9 marzo 1936, dopo aver finalmente sposato Paola Carta che gli darà un altro figlio Giuseppe, detto Nuccio. Nel maggio del 1937 fugge nuovamente in Corsica questa volta con altri due concittadini: Andrea Scanu di 30 anni e Pietro Sposito di 47 anni, proprietario di una barca da pesca. Partono nella tarda serata del 26 aprile del 1937 dal porto di Santa Teresa e arrivano verso le tre del mattino nelle spiagge di Ajaccio dove vengono subito bloccati dalla polizia francese per accertamenti. Un imprenditore di Ajaccio, certo Scaglia si fa garante dei fuggiaschi per il periodo di riparazione della barca e nei giorni successivi fanno perdere le loro tracce. Nella seconda metà del 1937 Scano è processato in contumacia dal pretore della Maddalena e condannato a 4 mesi di detenzione e 300 lire di multa per l’espatrio. Durante questo soggiorno in Corsica, Scano entra in contatto col Partito Comunista francese che sta cercando volontari per difendere la Repubblica nella guerra civile in Spagna. Decide di partire e da Ajaccio, tra giugno e luglio, con l’aiuto dell’UPI (unione Popolare Italiana) e del Soccorso Rosso, raggiunge la Spagna via Marsiglia e Perpignano. Attraversati i Pirenei, giunge a Figueras, Barcellona ed infine Albacete, base delle Brigate Internazionali. In terra iberica aderisce nel 1937 al Partito comunista e viene arruolato nella compagnia telefonisti del 3° battaglione della XII Brigata Internazionale Garibaldi, diventando poi anche commissario politico di compagnia. Durante il conflitto combatte a Farlete (Zaragoza), dell'Estremadura, Fuentes de Ebro e partecipa all’ultima offensiva repubblicana sull’Ebro nell’estate del 1938. Dopo il ritiro dal fronte dei volontari internazionali, deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, è avviato al campo di smobilitazione di Torellò (Catalogna). Alla caduta del fronte catalano riprende le armi nella ricostituita XV Brigata Internazionale e rallenta l’avanzata dei franchisti per proteggere la ritirata dei civili in fuga verso la Francia. Passa con gli ultimi volontari la frontiera francese nel febbraio 1939. In Francia è internato a Saint Cyprien, Gurs ed Argelès sur Mer, prima di essere rinchiuso nella fortezza del Mont-Louis (Tolone). Nell'aprile 1941, su indicazione del Partito Comunista, chiede di essere rimpatriato alla CIAF (Commissione Italiana per l’Armistizio con la Francia). Iscritto in rubrica di frontiera per l'arresto già dal 5 agosto 1939, al suo rientro in Italia l'11 aprile 1941 è arrestato ed incarcerato nel penitenziario di Sassari. Trasferito al carcere di Tempio Pausania vi sconta i 4 mesi di carcere inflittigli per l’espatrio clandestino. Deferito alla Commissione Provinciale è assegnato il 4 ottobre a due anni di confino a Ventotene ed arriva sull’isola il giorno 29. La sua detenzione è segnata da problemi di salute poiché ha una bronchite cronica a seguito di una polmonite contratta in Spagna. Dopo la caduta del fascismo, il 6 settembre 1943 è liberato e si trasferisce a Genova. Entrato in contatto con Giacomo Buranello e Walter Fillak, organizza insieme a loro, col nome di battaglia di “Elio”, i primi G.A.P. (Gruppi d’Azione Patriottica) del capoluogo ligure, di cui è nominato commissario politico. Dopo numerose azioni armate nelle strade di Genova, si sposta in sui monti dell'Alessandrino, e più precisamente nella zona del Tobbio (Alessandria), costituisce (sempre con Buranello e Fillak) il 2. distaccamento della 3. Brigata Garibaldi “Liguria”. A metà febbraio 1944 è gravemente ferito ad una gamba e costretto a rimanere per qualche tempo lontano dalla lotta partigiana nascosto nella pianura di Castelnuovo Scrivia. Non guarirà mai del tutto e zoppicherà leggermente per il resto della sua vita. Ritornato in attività, diventa commissario politico della 108. Brigata Garibaldi "Paolo Rossi" che, inserita nella Divisione “Pinan-Cichero”, opera nella zona di Castelnuovo Scrivia (Alessandria) fino ai giorni della Liberazione. Finita la guerra rimane in Piemonte e lavora nell'apparato del PCI come segretario di zona a Tortona, Vigazzolo e Pontecurone. Nel 1947 Scano viene collegato al ritrovamento di un arsenale di armi, munizioni ed esplosivo nelle campagne di Tortona e ricercato. Riesce a scappare in Jugoslavia a Fiume, dove lavora una fabbrica. Dopo la rottura tra Stalin e Tito il 28 giugno 1948, Scano con Alfredo Bonelli e Marco Sfiligoi organizza nel dicembre col nome di “Bianchi”, una cellula per svolgere attività contro Tito a favore del Cominform e del PCI, ma di fatto l’attività si limiterà l’invio in Italia di relazioni sulla situazione politica e al lancio di qualche volantino. Scoperta l’organizzazione Scano è arrestato nel luglio 1949 e internato nei primi mesi del 1950 insieme a molti altri comunisti nel lager dell’isola di Goli Otok (Isola Calva), in Croazia. Sottoposto al durissimo sistema di detenzione del centro di detenzione di Goli Otok (Isola Calva) in Croazia, riesce a sopravvivere ed è liberato nei primi mesi del 1953 a seguito delle pressioni di Luigi Longo sul governo jugoslavo. Dopo un periodo difficile, dove vive come un vagabondo in Jugoslavia, perché impossibilitato a lavorare un lavoro stabile a causa dei trascorsi politici, riesce a mettersi in contatto in Italia con Alfredo Bonelli, che gli spedisce indumenti viveri e denaro. Rientra finalmente in Italia il 16 luglio 1954 attraverso il confine di Monfalcone e si stabilisce a Genova presso un amico partigiano. Emarginato dal PCI, che gli nega il rinnovo della tessera poiché ritiene si sia sottomesso a Tito durante la detenzione, si costituisce a Tortona il 3 maggio 1955. Sconta 6 mesi di reclusione nel carcere di Tortona a causa della vecchia accusa di possesso di armi del 1947 e la fuga in Jugoslavia, di cui gli vengono condonati 3 anni. Nel 1956 dopo la normalizzazione dei rapporti tra Unione Sovietica e Jugoslavia, ottiene di nuovo la tessera del PCI. Ritorna in Sardegna nel 1965 per sostenere la campagna elettorale, riprendendo i contatti a Teresa di Gallura con la cognata Teresina e le nipoti. Negli anni ’70 trascorre un periodo di cure grazie al PCI in un sanatorio in Unione Sovietica per i postumi della polmonite contratta in Spagna. Riprende quindi la sua attività all’interno del PCI, nella federazione di Alessandria e lavora nel comune di Novi Ligure (Alessandria) al registro contravvenzioni. Nel 1975, è eletto consigliere comunale di Novi Ligure, poi segretario di zona del PCI fino al 1978, quindi ricopre la carica di Presidente della Commissione federale di controllo della Federazione di Alessandria del PCI. A partire dal 1979 subisce numerosi infarti, assistito amorevolmente in ospedale dalla nipote Rina Scano. Il 30 settembre 1980 muore all'ospedale di Novara assistito dal figlio fattosi frate e viene sepolto nel cimitero di Santa Teresa di Gallura. La lapide recita: ”Andrea Scano. 1911-1980. Garibaldino di Spagna. Commissario 108 Bg. Gar. Paolo Rossi. Uomo politico”. Il comune di Santa Teresa di Gallura il 25 aprile 1998 gli ha dedicato una piazza in cui è presente una stele in granito che riporta la dedica: “Andrea Scano “Elio” combattente partigiano”.

Revisore: Igor Pizzirusso

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