Vindrola Carlo Secondo Luigi di Ferdinando e di Genta Antonia, nato a Villardora (TO) il 4 dicembre del 1897, in Borgata Merlo, comunista. Di professione operaio. La mancanza di informazioni provenienti dal Distretto Militare – Ruoli Matricolari non ci consente di sapere se abbia combattuto nella 1. guerra mondiale. Iscritto al Pcd’I (Partito comunista d’Italia) poco dopo la sua fondazione, nel 1921 espatria clandestinamente in Francia nel 1921 con la moglie, la compaesana Maria Baudo (deceduta oltralpe negli anni della 2. Guerra Mondiale). L’espatrio clandestino gli vale automaticamente l’iscrizione in Rubrica di frontiera per l’arresto. La coppia vive dapprima a Chambery (Savoia), poi si trasferisce a Saint Fons (Rhône) e pochi anni do-po emigra per lavoro a Parigi. Si sa poco della loro vita negli anni precedenti l’avvento del Fronte Popolare e l’inizio della guerra civile spagnola, se non che dalla coppia nasce un bambino. Anni dopo, alla morte della madre il bimbo viene affidato ad una famiglia savoiarda di La Motte-Servolex. Malgrado avesse ottenuto la cittadinanza francese in virtù di una legge approvata nel 1927, sulla naturalizzazione dei lavoratori stranieri, Vindrola viene espulso dalla Francia il 28 gennaio del 1938, a causa del suo impegno politico e chiede e ottiene di poter andare in Spagna e viene scortato al confine pirenaico con la Catalogna. Una volta in Spagna si arruola nella 12. Brigata Internazionale Garibaldi e riceve un minimo di addestramento a Quintanar de la Républica, da dove viene avviato in gran fretta in prima linea con altre 250 reclute. Vi arriva in pieno caos, in Aragona (settore di Caspe), un’offensiva fascista di inusitata violenza sfonda le linee repubblicane e tenta di accerchiare le Brigate Internazionali, puntando decisamente verso il Mediterraneo (raggiunto il 15 aprile a Vinaroz). Nel corso della drammatica e disordinata ritirata dei garibaldini verso Gandesa, Benifallet e la grande ansa dell’Ebro, Vindrola e altri compagni cadono nelle mani degli italiani del Ctv (Corpo truppe volontarie) davanti a Gandesa: é il 2 aprile del 1938. Subiscono un pesante e irridente interrogatorio da parte dei connazionali in camicia nera, condito da percosse con il calcio dei fucili, poi vengono infine caricati su un camion per essere trasportati e im-prigionati a Zaragoza (Aragona). Dopo oltre un anno di carcere preventivo, con ordinanza 25 gennaio 1939 Vindrola ed altri vengono tradotti a Cadice, imbarcati sul piroscafo “Aquileia” e riportati in Italia. Sbarcato a Napoli, l’antifascista valsusino viene assegnato a 2 anni di confino alle isole Tremiti (altra fonte suggerisce Ventotene), dove giunge il 31 gennaio. Teoricamente in libertà all’inizio del 1941, in realtà è trattenuto in custodia preventiva fino alla fine della guerra e ritorna libero soltanto dopo la caduta del fascismo, nell’agosto del 1943. Si stabilisce a Torino, dove la madre e una sorella gestiscono un’edicola. Ricercato dalla polizia repubblichina per l’appartenenza al Pci, riesce a mimetizzarsi un po’ a Torino e un po’ a Villardora, fino alla Liberazione. Nel dopoguerra ritorna temporaneamente in Francia, dove sposa in seconde nozze una connazionale Giuseppina Pagura. Anni dopo, pensionato e vedovo per la seconda volta, muore nel capoluogo piemontese il 9 febbraio del 1966.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a giugno 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 5430, fascicolo 134839), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Confinati politici, busta 1068)., Testimonianza orale e scritta del cugino Alberto Vindrola (Torino, 17 settembre 2001)