Vidoni Carlo, di Carlo Alberto ed Hemmele Erminia, nato il 30 novembre 1915 a San Gallo (Svizzera). Muratore, socialista. Anche il padre Carlo Alberto sarà volontario in Spagna: Nel 1935 deve rientrare dalla Svizzera per svolgere il servizio militare, ma è riformato. Sprovvisto di documenti, cerca di rientrare in Svizzera, ma è arrestato ed espulso nuovamente in Italia. Si ferma a Moggio. Nell'aprile 1936 riesce però a espatriare clandestinamente attraversando il confine nella zona di Villacco. Dall'Austria si porta in Germania. Arrestato in Pomerania e incarcerato per un mese perché senza documenti, riesce poi a raggiungere la Francia, Antifascista (il padre è schedato come anarchico), Carlo passa in Spagna nell’ottobre del 1936. Assegnato al Battaglione «Garibaldi», 2. compagnia. Combatte al Cerro de los Angeles e alla Città Universitaria in novembre 1936, a Pozuelo in dicembre 1936, a Mirabueno e Majadahonda in gennaio 1937, Arganda in febbraio 1937, Guadalajara in marzo 1937 e Casa de Campo in aprile 1937. Alla costituzione della Brigata «Garibaldi» è assegnato al 1. Battaglione. Combatte a Huesca (giugno 1937), Brunete Luglio 1937) e sul fronte di Belchite (agosto 1937). Poi combatte in Estremadura (febbraio 1938) e Caspe (marzo 1938), dove la Brigata Garibaldi è chiamata a contenere la violenta offensiva franchista che porterà i repubblicani a ritirarsi sulla sponda sinistra dell’Ebro ed i nazionalisti a raggiungere il 15 aprile 1938 il Mar Mediterraneo a Vinaroz, dividendo in due il territorio repubblicano. Partecipa poi all’ultima offensiva repubblicana sull’Ebro (luglio-novembre 1938). Il 5 settembre è fatto prigioniero dai franchisti sulla Sierra Caballs e internato nel campo di San Pedro de Cardeña (Burgos), un monastero trasformato in prigione dei volontari internazionali. Resta internato sino al 1940, poi è inquadrato nelle compagnie di lavoro forzato nella zona di Belchite. Nel 1941 riesce ad evadere raggiungendo a piedi la Francia occupata dai tedeschi. Si porta a Tarbes (Alti Pirenei), dove risiede il padre, ma è arrestato a Perpignano dalla polizia francese. È internato nel campo di Argeles. Infine, si fa rimpatriare e nel 1941 ed è arrestato alla frontiera. Deferito alla Commissione Provinciale, che non trova le prove della sua partecipazione alla guerra di Spagna, è assegnato a un anno di confino che trascorre a Ventotene. Scontata la pena torna a Moggio. Catturato dai nazisti nell'autunno del 1943 e costretto a scegliere tra arruolamento forzato e deportazione e segue i tedeschi. Ma poi riesce a fuggire portandosi in Svizzera, dove si ferma sino alla fine della guerra. Nel dopoguerra rimane a risiedere in Svizzera.