Tortora Michele di Giuseppe e Cardona Virginia, nato il 23 dicembre 1892 a Salerno. Ragioniere, aderente a Giustizia e Libertà. Il padre è segretario della Prefettura. Capostazione nelle ferrovie, nel 1923 è licenziato per ragioni politiche. Nel 1931 emigra in Francia stabilendosi a Parigi dove si fa notare per l’attività sovversiva. Il 3 marzo 1932 manda alla moglie un ritaglio dell’ “Avanti!” che pubblica una sua lettera aperta al Console generale in cui respinge sdegnosamente l’invito a iscriversi al Fascio e a far ritorno in Italia . In Italia viene condannato in contumacia nel 1932 a due anni di carcere e 20.000 lire di multa per espatrio clandestino. Trasferitosi a Nizza prosegue l’attività antifascista aderendo a Giustizia e Libertà. Il 16 gennaio viene deferito come aderente a Giustizia e Libertà al Tribunale Speciale. insieme a Vittorio Foà, Vindice Cavallera, Massimo Mila, Aldo Garosci, Renzo Giua e Augusto Mori, ma la sua posizione è stralciata in quanto latitante. Il 20 giugno 1936 lancia a Mentone di palloncini ai quali sino legate copie del giornale “Giustizia e Libertà”. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, promuove l’arruolamento dei volontari a Nizza e a Parigi. Poi nell'agosto 1936 entra in Spagna, dove fa parte della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Alla fine dell'anno rientra in Francia, ma poi è nuovamente in Spagna nel luglio 1937 quale tenente della batteria Rosselli, nell'Artiglieria internazionale. Nel febbraio 1938 è segnalato nella base dell’artiglieria ad Almansa. Nel 1939 passa in Francia con i resti delle Brigate Internazionali ed è internato a St. Cyprien, da cui riesce ad evadere. Attivo in Giustizia e Libertà, nell'ottobre 1941 è arrestato a Parigi dalla polizia tedesca e imprigionato nella Santè di Parigi. Successivamente deportato in Germania nello Stalag di Trier, dove malgrado l'età avanzata è obbligato ad un lavoro disumano. Tradotto finalmente in Italia, viene arrestato alla frontiera e deferito il 16 aprile 1942 al Tribunale speciale che lo condanna a quindici anni di carcere il 14 maggio 1942. Liberato nel 1943 dal carcere di San Gimignano per grazia sovrana si trasferisce a Ferrara il 25 agosto 1943. Nessuna ulteriore notizia.