Ennio Tofoni di Giuseppe, 22/7/1904, Fermo. Il padre è segretario del Partito socialista di Fermo e assessore provinciale, mentre la mamma, nipote del compositore Amilcare Ponchielli, è di Cremona ed tra le prime a portare in corteo la bandiera rossa a Fermo il primo maggio. Oltre ad Ennio nasceranno due fratelli ed una sorella. A 16 anni Tofoni si iscrive al circolo giovanile socialista e dopo il 1921 al Partito comunista. Diplomato all’Istituto industriale di Fermo, lavora fino al 1923 con il fratello ad un brevetto per freni in un’officina aperta con alcuni amici, quando una squadra di fascisti di Ferrara fa irruzione nel laboratorio spaccando gli attrezzi e malmenando i presenti; Ennio e altri due riescono a fuggire aprendosi un varco dopo una colluttazione usando alcuni strumenti come armi, mentre il fratello Bruno di 14 anni viene picchiato duramente. Costretti a scappare sui tetti, si salvano soltanto perché i fascisti si ritengono soddisfatti di quanto fatto. L’episodio più grave, tra i tanti, avviene nel 1926 nella piazza principale della città di Montegranaro in provincia di Fermo. Ennio si trova con il padre e il fratello; vengono riconosciuti e circondati da una ventina di fascisti locali, guidati dai marchesi Luciani. Il padre viene pestato a sangue, Ennio si ritrova ferito da una coltellata e suo fratello Bruno è ripetutamente colpito con un bastone. Quando i fascisti decidono di lasciarli andare, le tre vittime dell’aggressione sono arrestate e gettate in cella. La ferita alla gamba lascerà a Tofoni un risentimento sciatico per tutta la vita. Stanco delle persecuzioni nel 1927 Ennio Tofoni espatria in Argentina, dove si inserisce nei circoli antifascisti e partecipa alle manifestazioni a favore di Sacco e Vanzetti. A causa dell’aggravamento delle condizioni di salute del padre decide nel 1929 di rientrare a Fermo. Il padre muore quello stesso anno e a Tofoni viene revocata la patente di guida ed imposta la carta d’identità con impronta digitale propria dei delinquenti e dei sorvegliati politici. Nell’impossibilità di trovar lavoro a Fermo, si trasferisce nel 1929 a Roma dove esercita svariati mestieri (meccanico, autista, facchino) e contemporaneamente si dedica allo studio del canto lirico, il suo maggior interesse. Rientrato a Fermo per una breve vacanza alla fine del 1929 viene arrestato: rimane in carcere 16 giorni senza interrogatori o spiegazioni, perdendo il lavoro a Roma. Al termine degli studi di canto si presenta al maestro Serafini (direttore del Teatro Reale dell’Opera di Roma) che gli promette un ruolo d’esordio da tenore, ma poi viene escluso perché non risulta iscritto alle Corporazioni fasciste dello Spettacolo. Riesce comunque a debuttare con successo nell’opera comica “Crispino e la comare“ dei fratelli Ricci con il Complesso dell’Opera di Roma. Nel settembre del 1935 approfittando di una scrittura della compagnia teatrale in Francia con un passaporto collettivo, emigra a Parigi. A Fermo lascia la moglie ed i tre figli. In Francia entra in contatto con le organizzazioni antifasciste come Giustizia e Libertà e si guadagna da vivere con lezioni di canto, spettacoli in importanti teatri francesi e parigini, incide due dischi e firma un contratto per recitare in alcuni film. Allo scoppio della guerra di Spagna nel 1936 si rivolge al Partito socialista per partire subito. Pietro Nenni gli fa rilasciare un regolare passaporto dall’ambasciata spagnola intestato a Enrico Belmonte nato a Cordova in Spagna. Viaggia con quattro dirigenti del Partito Comunista, Vittorio Grassi, Osvaldo Negarville, Francesco Scotti e Giacomo Pellegrini. All’arrivo a Barcellona il 2 agosto 1936 viene alloggiato alla caserma Carlos Marx con altri italiani tra cui Nino Nanetti, Giulio Perini, Giovanni Stefanelli, Giovanni Caselli, Paolo Comida e Angelo Curti. Viene loro proposto di combattere per la riconquista dell’isola di Majorca oppure in Aragona. Tutto il gruppo opta per l’Aragona, e Tofoni viene aggregato come sottufficiale mitragliere alla colonna Del Barrio organizzata dal Partito socialista unificato della Catalogna detta anche “Primera Columna” che poi diventerà la “Columna Carlos Marx” che successivamente la 123. Brigata della 27. Divisione, e poi del 18. Corpo dell’Esercito. Il 24 agosto 1936 parte per il fronte di Tardienta (Huesca) che è in mano nemica. Nelle sue memorie Tofoni ricorda le azioni della Batteria Fantasma: insieme al bolognese Nino Nanetti, avevano montato un piccolo cannoncino su un autocarro e con questo, senza farsi vedere dai ribelli, si avvicinavano alle linee nemiche e le colpivano seminando lo scompiglio. Lo stesso artificio fu ripetuto da Tofoni con Giovanni Stefanelli usando questa volta come mezzo di trasporto una locomotiva. Tofoni combatterà a Santa Quiterìa, Huesca, Ermita de San Pedro, Boltaña, Cinca e Sierra de Alcubierre. Il primo settembre del 1936 viene ferito agli occhi ed alla testa in un bombardamento sul villaggio di Las Casas (Huesca). Ricoverato all’ospedale di N. 1 di Lèrida gli viene curata la ferita ad occhio complicata da una cheratite. Rimessosi, esegue con grande successo per gli altri ricoverati “Il Barbiere di Siviglia”. Gli vengono allora assegnate tre settimane di licenza per cui tenta di rientrare in Francia dove viene però arrestato alla frontiera, condannato a 8 giorni di detenzione e gli viene imposto di lasciare la Francia. Rientrato al fronte partecipa alla battaglia di Teruel come tenente della Compagnia Trasmissioni, subendo una nuova ferita a Singra con frattura del braccio sinistro e di due costole, per cui viene ricoverato a Barcellona. Nel gennaio del 1938 è aggregato nella XII batteria contraerea del XII Corpo d’Armata. Durante la battaglia dell’Ebro con il ritiro dei volontari internazionali viene avviato al campo di smobilitazione di Cardedeu dove trascorre i mesi di ottobre e novembre. Lascia la Spagna alla caduta della Catalogna il 9 febbraio 1939 e viene internato nel campo di Argelès sur Mer e poi a Gurs da dove evade nel 1940. Arrestato a Tolosa, nel 1943 viene trasferito alla fortezza di Vernet. Liberato dalla prigionia riprende la sua attività di tenore ed allo stesso tempo collabora con Resistenza francese nei FTP-F operando nella zona di Tolosa dove riceve un encomio dalla Prefettura per aver disarmato un soldato tedesco il 20 agosto del 1944 nel corso della ritirata dei nazisti dalla città. La sua partecipazione alla Resistenza Francese è attestata dal SHD (fascicolo GR 16 P 572888). Al termine della guerra rientra per un breve periodo in Italia per poi stabilirsi fino alla metà degli anni settanta a Parigi e successivamente a Tolosa, lavorando come tenore ed organizzatore di eventi teatrali. Nel 1971 pubblica un romanzo ispirato alle sue esperienze in Spagna dal titolo “Il lungo cammino nella sierra”, dove inserisce alcuni degli episodi biografici, romanzandone altri. Nel 1978, col ritorno della democrazia in Spagna, Tofoni all’età di 74 anni partecipa ad un evento commemorativo della guerra a Barcellona organizzato dalla Fundaciòn Mirò dove canta per il pubblico. Ancora nel 1988 partecipa a Barcellona all’inaugurazione del monumento di otto metri “Davide e Golia”, opera di Roy Schifrin, finanziata dall’americana Civil War Historical Society e dedicata alla Brigate Internazionali. Rientrato definitivamente a Porto San Giorgio in provincia di Fermo, muore nel 1996.

Annotazioni: La scheda edita in \\\"La Spagna nel nostro cuore\\\" riporta un espatrio in Usa nel 1926. Dai documenti conservati in Istituto e dalle memorie di Tofoni si evince che in realtà egli emigrò in Argentina tra 1927 e 1929.