Vauthier Marie-Justine-Pierrine di Joseph e Favre Marie-Georgine, nata a Rhêmes-Saint-Georges (Aosta) il 13 febbraio del 1908, al Cachaz, anarchica. Di origini contadine a tratti lavora come cameriera, ma è soprattutto una irriducibile militante politica libertaria, molto attiva nell’emigrazione. Espatria in Francia nel corso del 1922 (modalità non note); si stabilisce a Parigi almeno fino all’inizio degli anni ‘30. Secondo un rapporto informativo del Regio consolato d’ Italia nella capitale, la Vauthier lavora come cameriera. Nel corso del 1931 è segnalata a Barcellona (Catalogna), convivente con l’anarchico italiano Ruggero Baccini. I due, espulsi dalla Spagna per attività politica nel settembre dello stesso anno, sono costretti a far ritorno in Francia. Non tardano tuttavia a ripartire per il sud-ovest per mettere su casa a Tolosa (Garonne), all’1 di rue Héliot. Il loro appartamento è destinato a diventare negli anni successivi un importantissimo tassello della rete logistica libertaria di assistenza e supporto, nonché prezioso punto di riferimento per i militanti anarchici in transito da e per la Spagna. In Italia intanto dalla prima metà del 1932 viene iscritta in Rubrica di Frontiera per l’arresto; il 16 luglio successivo finisce anche sul Bollettino delle ricerche-Supplemento sovversivi (schedina n. 017/0969 del 16.7.1932). Nel 1933 vive ancora a Tolosa, vedova di Baccini nel frattempo deceduto. Cambia domicilio e cambia anche compagno: in modo più prudente e defilato vive con il fuoruscito bolognese Lorenzo Giusti (anch’egli anarchico) al n. 22 di Rue Novars. Lavora come cameriera al Restaurant Sainte Ursule ma è sempre molto attiva politicamente. An-che la nuova abitazione non tarda a diventare importante punto di riferimento per i molti militanti libertari di passaggio nella capitale del Languedoc: tra gli ospiti segnalati da zelanti informatori ci sono Virgilio Gozzoli, Vincenzo Consoli e tanti altri. Nel tempo libero “Piérine” (questo il suo nome di copertura secondo gli sbirri del regime) é sovente in viaggio: perlopiù un va-e-vieni con la Spagna, abbastanza frequente e non privo di rischi. Il 5 aprile del 1934, di ritorno da un’altra missione, è segnalata a Port Vendres (Pirenei Orientali), località prossima a confine, lungo la Côte Vermeille. E’ in compagnia d’uno sconosciuto e della figlia di Francisco Ferrer. Viene pedinata fino a Perpignano, dove gli sbirri scoprono che hanno appuntamento con l’anarchico italiano Giuseppe Pasotti), un’altra figura cruciale nel reticolo delle attività libertarie, dei percorsi, passaggi e azioni negli anni tra le due guerre. Allo scoppio della guerra civile spagnola la bella libertaria valdostana non tarda a partire per Barcelona con Giusti: è il 26 luglio del 1936. Si arruolano entrambi nella Colonna Ascaso, nel gruppo italiano diretto al fronte di Aragona. Non è agevole d’ ora in poi decifrare ordinatamente il sempre più intenso pendolarismo transfrontaliero dell’anarchica valdostana che tra la fine del 1936 e l’inizio dell’anno successivo pare impegnata soprattutto in delicati incarichi di collegamento. Segnalata più volte tra Barcellona, Perpignano e Tolosa, nel febbraio del 1937 riparte per Barcelona (sappiamo dai soliti solerti informatori che Giusti, nella circostanza si spinge ad attenderla al posto di confine di Port Bóu). A Barcellona i due alloggiano nella caserma Pedralbes, ma Piérine vi resta poco tempo: torna ancora una volta a Port Bóu e riprende il movimento lungo le note direttrici transfrontaliere (le medesime lungo cui, con alterna fortuna, arrivano in Spagna rifornimenti di uomini e armi). Non è affatto fan- tasioso pensare che in qualche modo sia stata a lungo coinvolta nel traffico illegale di armi e muni-zioni tra Francia e Spagna, tra lo scalo ferroviario di Toulouse Raynal e il fronte aragonese, dov’era impegnata gran parte dei miliziani anarchici. Nell’aprile del ’37, alla vigilia dei tragici fatti di Barcellona che videro contrapporsi armi in pugno comunisti e anarchici, l’ennesima informativa poliziesca la definisce (senza spiegare il perché) una persona capace di atti terroristici. Poi probabilmente succede qualcosa che non conosciamo: dopo l’infausto inizio di maggio del ’37, gli scontri tra anarchici e comunisti a Barcellona, le morti più che sospette di Berneri, Barbieri e altri (ivi compresi alcuni dei massimi dirigenti del POUM/Partido Obrero de Unificación Marxista), spingono numerosi libertari ad abbandonare la Spagna cercando rifugio in Francia o altrove. Da una segnalazione poliziesca sappiamo che nell’ aprile del 1939 (era da poco terminata la guerra di Spagna) “Pierine” era ritornata nella già ricordata abitazione di Tolosa (al 22 di rue Novars) e vi nascondeva dalle ricerche poliziesche Vincenzo Consoli, un habitué della casa. Però, ricomparsa a Tolosa a parte, non risulta vi si sia trattenuta a lungo: se ne perdono le tracce, sparisce nel nulla, come diremo tra poco per oltre 13 anni. Forse una missione che non va per il verso giusto? Non si sa, ma la Vauthier, eccezion fatta per una informativa poliziesca dell’aprile 1939, sparisce letteralmente dalla circolazione per oltre tredici anni, quelli della sconfitta e della sanguinosissima repressione franchista, della 2. Guerra Mondiale e di una guerriglia coraggiosa e spietata, disperata, aspra e priva di respiro sulle sierre e in numerose citta di Spagna. Quando inopinatamente ricompare a Barcellona (nei grevi anni ’50 di un paese in catene in cui i vincitori cercano di riparare i danni della guerra con il lavoro coatto di prigionieri repubblicani, usati come autentici schiavi), lavora come guardarobiera in un locale della città vecchia e tutto sembra dirci che in tutti quegli anni Piérine non abbia quasi mai (ma non è affatto certo) lasciato il paese. Cosa ha fatto per tutto quel tempo? Cosa le é successo? Che non sia riuscita mettersi in salvo uscendo dal paese prima della vittoria franchista é possibile, ma poi cosa le ha impedito di cercare rifugio altrove? Per quanto sorvegliati ben più di prima, i Pirenei non cessarono affatto di esser valicabili in qualunque stagione: cosa può averla trattenuta così a lungo in Spagna, in tempi così cupi? Una latitanza tanto lunga (benché non unica) sembra davvero improbabile, specie per una straniera, stante la repressione implacabile, capillare e diffusa ovunque. Comunque sia andata, non è dato saperlo, Rhêmes ne ricordano soltanto sporadiche visite (segno di certa libertà di movimento) in anni ormai lontani e non facilmente decifrabili. Il rientro definitivo in Italia ed in Valle d’Aosta avviene il 28 dicembre del 1967, dopo 45 anni d’assenza: Marie-Justine Vauthier torna alla casa paterna, dichiara in municipio che proviene dalla Spagna e che dispone di una modesta pensione per il suo sostentamento. Si reinserisce poco a poco nel suo villaggio alpino, dove finiscono per accettarla con la discrezione ruvida dei montanari: il riferimento pubblico più esplicito al suo passato consisteva nell’indicarla con il soprannome di Barseluno/ Barcellona. Muore cinque anni e mezzo dopo, il 18 luglio 1973 all’Ospedale di Aosta, dopo un serio incidente stradale a bordo del suo motocarro leggero Ape Piaggio. Nessuno ha mai pensato di andarla a intervistare o di chiederle testimonianza sulla vita avventurosa di donna libera e libertaria tra guerra e rivoluzione.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a giugno 2013, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas, Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 5332, fascicolo 96171), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Polizia Politica, fascicolo 64774), Archivio del Comune di Rhêmes-Saint-Georges (Aoste)