Vanelli Lorenzo di Paolo e Lipparini Emilia, nato il 22 ottobre 1902 a Bologna. Ferroviere, comunista. Frequenta la scuola fino alla terza elementare. Soprannominato “Rubinett”, nel 1919 si iscrive alla Gioventù Socialista e nel 1921 passa alla Gioventù Comunista, dirigendo, a Bologna, il gruppo della Crocetta, che affronta molti scontri con gli squadristi. Lavora nelle Ferrovie dello Stato e dal 1921 si batte più volte contro le squadre fasciste. Nel 1923, per la sua partecipazione agli scioperi ed alle manifestazioni di quegli anni, è licenziato dalle ferrovie. Impossibilitato a trovare un'occupazione per i precedenti politici, il 17 luglio dello stesso anno emigra in Francia munito di regolare passaporto. All’inizio si stabilisce ad Auriac (Corrèze), dove lavora come manovale per poco più di due settimane, poi, dopo essersi scontrato con l'imprenditore, che non voleva pagare l'immigrato in base ai contratti vigenti, si sposta a Parigi. Qui Vanelli lavora come lavapiatti, mosaicista e altri mestieri. Nel 1924, dopo l'assassinio Matteotti, aderisce alle “Centurie Camicie Rosse”, raggruppamenti paramilitari antifascisti sorti in Francia in previsione di un intervento in Italia. Impegnato nell'attività politica e sindacale fra gli emigrati italiani, è espulso nel 1929 e passa in Belgio, prendendo dimora a Bruxelles e facendosi chiamare “Mario Calza”, pseudonimo che usa fino al 1932. Qui si iscrive al sindacato socialista dei carpentieri e inizia il nuovo mestiere, impegnandosi sempre di più nell'attività politica, aderendo al Partito Comunista belga fino ad essere chiamato a far parte del Comitato Direttivo del Partito Comunista del Belgio e del Lussemburgo e segretario del Soccorso Rosso Internazionale. Diviene anche amministratore del settimanale "il Riscatto", organo della Lega Italiana Antifascista. Nell'estate 1931, sorpreso dalla polizia in una riunione comunista, è arrestato e pochi giorni dopo espulso dal Belgio e accompagnato alla frontiera con il Lussemburgo. Due ore dopo rientra clandestinamente in territorio belga e torna a Bruxelles, dove, per sfuggire alla polizia, resta senza occupazione per sei mesi, vivendo con i risparmi accumulati precedentemente. Esaurite le disponibilità economiche, tenta di rientrare in Francia clandestinamente, e arrestato alla frontiera, sconta un mese di prigione; dopo raggiunge Parigi, ove riprende a lavorare come mosaicista ed a svolgere attività politica. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento del fermo. Fra il 1932 e il 1936 assume il nome di battaglia “Jacob”. Nel 1935 è arrestato e incarcerato due volte per contravvenzione al decreto di espulsione e così un'altra volta nel 1936. Lo scoppio della guerra civile in Spagna lo coglie in carcere a Fresnes (Valle della Marna), dove sta scontando due mesi di detenzione per infrazione al decreto di espulsione. Apprende casualmente della situazione in Spagna dal detenuto bolognese Giovanni Baesi che non vedeva da 5 anni e che conosceva dal 1929 per in congresso della Lega Italiana Antifascista (Baesi sarà anche lui volontario in Spagna e cadrà nel 1938 durante al battaglia dell’Ebro). Liberato la mattina del 18 agosto 1936 gli viene consegnato un ordine di espulsione entro quattro giorni. Il 25 agosto prende parte alla grande manifestazione di sostegno alla Repubblica spagnola che si tiene al velodromo Bufalo di Parigi che vede La presenza del segretario del Partito Comunista francese Maurice Thorez. Il 4 settembre partecipa alla riunione sulla Spagna organizzata dal Fronte Popolare alla Casa dei Sindacati dove parlano tra gli altri Giuseppe Di Vittorio e Francesco Leone che invitano alla mobilitazione. Vanelli entusiasta firma già lì il modulo di arruolamento. Parte il 28 settembre 1936 da Montreuil (Senna Saint-Denis) con altri 97 volontari antifascisti. Vanelli è tra i compagni incaricati di organizzare il traporto da Perpignano alla Spagna e distribuisce i passaporti ottenuti dal Consolato di Spagna a Parigi che qualifica i volontari come spagnoli. Giunti a Perpignano vengono rifocillati. Il giorno dopo Vanelli e gli altri giungono in Spagna con le guide dal valico di Puigcerdà. Portati al forte di Figueras, vi restano quattro giorni. In treno raggiunge poi Albacete, base delle Brigate Internazionali. Si arruola nel battaglione Garibaldi, raggiunge Madrigueras dove sono acquartierati i volontari italiani e dove giungono i compagni della “Gastone Sozzi”. Dopo un breve addestramento è inviato con il Battaglione Garibaldi sul fronte di Madrid e combatte a Cerro Rojo, Casa de Campo, Pozuelo, Boadilla, Mirabueno, Majadahonda, dove provvede a tumulare l’amico caduto Ivo Capponcelli, Arganda, e Morata de Tajuña. Poi è nella brigata omonima, tenente dall’aprile 1937 della 2. compagnia del 1. battaglione. Ferito leggermente a Casa de Campo alla testa il 21 novembre 1936 ed a Huesca il 16 giugno 1937 da una scheggia alla coscia, per cui rimane due mesi ricoverato all’ospedale di Benicàssim. Ritornato al fronte il 19 agosto 1937, combatte anche a Farlete, Fuentes de Ebro, Estremadura, Caspe e nell’ultima offensiva repubblicana sull’Ebro. Abbandona il fronte il 3 settembre 1938 a seguito del ritiro dei volontari internazionali, deciso dal governo repubblicano. Dopo essere stato avviato nel campo di smobilitazione di Torellò (Catalogna), esce dalla Spagna il 7 febbraio 1939 dopo 28 mesi di permanenza e viene internato nei campi di St. Cyprien, Gurs e Vernet. Nel 1941 chiede, con i garibaldini rimasti nel campo, di rientrare in Italia. Arrestato alla frontiera viene tradotto alle carceri di Bologna l’11 ottobre 1941 ed interrogato. Deferito alla Commissione Provinciale è assegnato il 29 novembre 1941 a 5 anni di confino a Ventotene. Liberato dopo l'armistizio il 21 agosto 1943, raggiunge Bologna. L’8 settembre è convocato dalla Direzione del Partito assieme a Vittorio Suzzi e Vittorio Ghini. Vengono incaricato dell’organizzazione del movimento partigiano nella provincia. Comincia a trovare magazzini, raccogliere armi ed esplosivi per la lotta contro i tedeschi abbandonato dai militari italiani e nelle polveriere di San Luca e della Lunetta. Prende collegamenti con Cerbai a Castiglione dei Pepoli, con Tosarelli a Castelnaso e con Gherardi ad Imola per il lavoro di costituzione dei primi gruppi armati e delle prime basi in montagna. Vanelli opera come ispettore delle Brigate Garibaldi dell'Emilia-Romagna. Partigiano, col grado di maggiore, membro del CUMER (Comando Unico Militare Emilia Romagna), Ispettore delle 36., 62. e 66. brigate Garibaldi, porta a termine il trasferimento in montagna delle brigate di pianura. Durante i rastrellamenti del settembre 1944 preleva tre feriti gravi della 36. Brigata a Moranduccio e li porta in salvo a Bologna. Durante l’attività di Resistenza ottiene il grado di maggiore. Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 21 aprile 1945. Dopo la Liberazione svolge, con grande impegno, compiti di direzione nelle associazioni combattentistiche antifasciste bolognesi e nazionali e, in particolare nell'ANPPIA. Collabora con Arrigo Boldrini, e diventa segretario generale dell'associazione "Fratellanza ex garibaldini di Spagna", erede della Fratellanza garibaldina costituitasi nel 1937 a Parigi, dove dal 1945 al 1967 scheda con passione ogni notizia utile per ricostruire la storia dei garibaldini di Spagna, sotto forma di biografie e foto. Il suo lavoro costituisce il primo ordinamento delle carte e la prima raccolta sistematica di informazioni su tutti i volontari antifascisti della guerra di Spagna. I documenti frutto della sua ricerca entreranno a far parte del fondo AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti in Spagna) dalla sua fondazione nel 1968. Muore a Monterenzio (Bologna) il 27 giugno 1977.