Tamponi Ottavio di Giuseppe e Cadoni Carmela, nato a Villaputzu (Cagliari) il 30 agosto 1897, comunista. La sua storia è molto complessa e ancora non del tutto delineata. Sappiamo che ha tre fratelli: Angelo (nato nel 1887), emigrato in Cile, Claudio (nato nel 1891) emigrato in Francia, e Battista che rimane in Sardegna. Si allontana dal comune di nascita fin dal 1921 all’età di 16 anni, trasferendosi a Vado Ligure (Savona). La sua giovinezza è piuttosto turbolenta e questo è quanto trapela dalle informazioni che la prefettura di Cagliari invia, nel luglio del 1930, al console italiano a Marsiglia: nel giugno 1912 viene denunciato per un tentativo di furto, viene poi condannato a 8 mesi di reclusione per un furto con scasso avvenuto a Genova nel dicembre 1920, condannato a 2 mesi di carcere militare (pena poi sospesa) per aggressione e percosse avvenuti nell’ottobre 1917, condannato per lesioni personali e aggressione nel 1923 (poi assolto), e infine, in data 23 marzo 1918, viene dichiarato renitente dal Consiglio di leva di Cagliari per non essersi presentato alla visita militare. Nel 1930 sappiamo (grazie a una lettera che invia al fratello Battista e che venne intercettata dalla censura italiana) che si trova in Francia, espatriato clandestinamente da qualche anno e si stabilisce a Lunel (Herault). Non trovando lavoro tenta allora di passare di Spagna, ma catturato dai gendarmi si finge pazzo. Così descrive l’esperienza al fratello: “Caro Battista, sono rinchiuso nel manicomio di Perpignan da un anno e qualche giorno, ti spiego il perchè in seguito. L’anno scorso, dato che non posso restare qui a lungo, pensavo di andare in Spagna perchè lì dicono che non sono schizzinosi come lo sono qui nel chiedere documenti agli stranieri. Ora, quando avevo quasi varcato il confine francese, due carabinieri! Non so cosa stessero facendo in quel posto dove solitamente non c’è nessuno, ma sono stato catturato. Durante la mia fuga sono riuscito a buttar via le carte di un compagno francese e, quando mi hanno catturato, mi sono comportato da matto e non potendo identificarmi, sono stati costretti a mettermi in un manicomio, sorvegliandomi fino al 18 settembre (1930). Infine mi hanno lasciato andare sotto la sorveglianza di due ispettori di polizia: tu puoi immaginare quando mi sono visto con questi due tipi sulle chiappe! Ho dovuto poi cercare un modo per seminare questi farabutti, sono andato in giro per Perpignan, ho preso il treno per Montpellier, li sentivo sempre dietro di me, poi sono entrato in un caffè con due ingressi e questi signori si sono persi e io mi sono accorto che non mi seguivano più. Ho preso il treno per Lunel e mi sono nascosto in questo piccolo villaggio prima di partire in Spagna. Ora la gendarmeria del villaggio ha chiesto le mie carte e non so cosa fare; ho detto loro che sto aspettando il mio passaporto italiano, quindi mi hanno dato 15 giorni. Non so se hai notizie dei nostri fratelli e di nostra madre […]. Ho l’impressione che qui stia diventando peggio che in Italia. Da tutte le parti la disoccupazione è in aumento, puoi immaginare le condizioni degli stranieri in Francia. […] Sarò orgoglioso di sentirti. Ricevi mille baci, tu e la tua famiglia. Il tuo Ottavio (per l’indirizzo metterai Antonio Cadoni…)“. Per alcuni anni i servizi italiani ne perdono le tracce, fin quando nel febbraio 1932 l’ambasciata a Parigi comunica al Ministero dell’Interno a Roma che Ottavio Tamponi è stato rintracciato dal consolato di Marsiglia ad Aubais, che lascia nel 1936 e si stabilisce a Greasque (Bouches du Rhone), dove è esponente del partito socialista come segretario e attivissimo propagandista. Prima di arruolarsi in Spagna nella Brigata Garibaldi, sappiamo che visse per qualche tempo a Bastia (in Corsica), tappa, questa, che sfugge alla Polizia italiana. Allo scoppio della guerra civile spagnola Tamponi arriva in Spagna nell’aprile 1937 proveniente dalla Corsica. Arruolato ad Albacete (Murcia) nel battaglione Garibaldi, è poi nel 1. battaglione della brigata omonima. Combatte a Huesca, Brunete e Farlete. Nel numero 18 de “Il garibaldino” organo della Brigata Garibaldi del 28 ottobre 1937, Giacomo Calandrone con il suo pseudonimo di Canapino, pubblica un ritratto umoristico del volontario:” E' di Vado Ligure, un centro industriale a pochi chilometri da Savona. E' un veterano delia lotta antifascista. Fu costretto. Assieme ai suoi fratelli ad emigrare, per sfuggire alla feroce persecuzione delle camice nere. Ferito sul Monte San Cristobal, non voleva assolutamente dare il suo fucile a nessuno, ma aveva l'intenzione di conservarlo al lato del suo letto di ospedale. Nell’ azione del Centro, mentre gli aeroplani neri volteggiavano sulle nostre linee, se ne andò a caccia dei conigli che abbondavano in quel settore e che impauriti da tutto quel po’po’ di rumore e di spari uscivano dai loro rifugi, nell’ ipotetica ricerca di altri rifugi migliori. Ora, sembra che chi va a caccia deve sparare, e capirete bene che sparare, anche con cartucce piene sole di polvere e di pallini, quando dietro i cespugli ci sono i miliziani che cercano di sottrarsi alla vista degli osservatori aerei, è cosa non troppo... igienica... Al secondo sparo ,il nostro Ottavio fu immediatamente arrestato dai polacchi, che sequestrarono il fucile e, malgrado l’alleanza e la fraternità italo-polacca, lo bastonarono bene bene, per premiarlo del suo attaccamento a Diana. Poi lo portarono al comando della Brigata. Tamponi protestò energica mente, per la correzione ricevuta e si attendeva dal nostro Comando una difesa appassionata. Ma al contrario fu ancora rimproverato... Evidentemente il comando della Brigata non ama i cacciatori.” Dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, nel gennaio 1939 Tamponi si trova nel campo di smobilitazione di Torellò (Catalogna settentrionale). Rientrato in Francia, presumibilmente a febbraio 1939, è internato nei campi di Argelès, Gurs, Vernet d’Ariege (6 mesi) e Recebedou. Scoppiata la 2. Guerra mondiale, successivamente al crollo dell’esercito francese e l’occupazione da parte dei tedeschi ed in parte dell’Italia, la Commissione Italiana per l’Armistizio con la Francia (CIAF), trasmette in Italia l’elenco dei connazionali ancora detenuti in Francia tra i quali si trova Tamponi nel campo-ospedale di Recebedou dal 29 dicembre 1941 e che dichiara di non volere rientrare in patria. E’ in questa occasione che Tamponi fornisce false generalità per non essere riconosciuto, affermando tra le altre cose di essere nato a Vado Ligure il 30 settembre 1900 (da qui scaturisce l’errore del paese di nascita che risulta in numerosi documenti). Una volta guarito Tamponi viene riportato nel campo di Vernet d’Ariege. Il 4 novembre viene iscritto in Rubrica di frontiera con l’indicazione di perquisizione e segnalazione. A questo punto le informazioni sulla sorte di Tamponi si fanno piuttosto incerte. Gli archivi italiani riportano che viene rimpatriato in Italia e confinato nell’isola di Ventotene. Fonti francesi (Matricule 35494 e Résistance polonaise en Saòne-et-Loire), invece, riferiscono che, a causa della tubercolosi, è trasferito al sanatorio del campo di La Guiche in Saòne-et-Loire, dove arriva a pesare 38 kg. Il campo è poi liberato il 24 marzo 1944 dai resistenti del Battaglione polacco FTP, ed è in questa occasione che Tamponi si dà alla macchia, unendosi ai suoi liberatori del battaglione Mickiewicz. Da partigiano, assume il nome di battaglia “Spada”. Le ultime notizie di Tamponi risalgono al 14 dicembre 1944, giorno in cui scrive un testo autobiografico dal castello di Cypierre (Saone-et.Loire). Nessuna ulteriore notizia.
Annotazioni: Scheda integrata con notizie tratte da https://trepassiavanti.wordpress.com/2022/08/05/antifascisti-del-sarrabus-nella-guerra-di-spagna-1/
Una volta guarito Tamponi viene riportato nel vampo del Vernet d’Ariege.
vampo?