Riccardi Valandro di Antonio, nato il 18 novembre 1907 a Villa Agnedo di Strigno. Operaio, socialista. A testimonianza della grave depressione economica e sociale degli anni del dopoguerra, che risulterà un terreno fertile per il populismo demagogico fascista, Valandro ricorda: A 13 anni lavoravo come manovale nella ricostruzione delle zone devastate dalla guerra. Ero il primo figlio maschio di cinque. Bisognava che lavorassi altrimenti era la fame. Ma i fondi per la ricostruzione finirono presto e non c'era altro lavoro. Nel 1923 a sedici anni emigra in Belgio, prima in una vetreria, poi in una fabbrica di zinco e ancora in una fabbrica di la minati. Poi si porta in Francia dove lavora come edile e diventa un attivista sindacale della CGT. Qui incontra personaggi mitici dell'antifascismo italiano come Giuseppe Di Vittorio, Pietro Nenni, Luigi Longo con Teresa Noce. Diffondevamo la nastra stampa come La Voce degli Italiani — racconta Valandro — Ospitavamo nelle nostre stanze i compagni che venivano a tenere comizi, organizzavamo scioperi. Così tutte le imprese ci avevano schedato come attivisti e non riuscivamo più a lavorare. Allora con l'aiuto di altri compagni, ci spostavamo di 100-200 chilometri ed essi ci trovavano lavoro. Nel 1936, con la vittoria del Fronte Popolare e il Governo di Leon Blum, le nostre condizioni cambiarono in meglio. Nel 1936, Valandro parte da Montauban e assieme agli altri due trentini Marcello Rossi e Leopoldo Bolzon si porta in Spagna. Si arruola nella 4. Compagnia del Battaglione Garibaldi comandata dal trentino Silvio Bianchi. Nella compagnia si ritrova anche con il trentino Silvio Fontana. Combatte nella difesa di Madrid e poi su tutti i fronti. Nella battaglia di Guadalajara, il Comandante Randolfo Pacciardi è ferito da una scheggia. Valandro lo soccorre, lo trascina in un cespuglio e lo salva. Poi Valandro, con il suo Battaglione, è protagonista della cattura di 31 militi fascisti italiani. Riccardo era con la sua mitraglia a dominare la strada dove sorprendono nell'oscurità i 31 fascisti con i loro ufficiali. La notizia suscita entusiasmo nella Garibaldi. Qualche giorno dopo, nel marzo del 1937 Riccardo è ferito a una spalla da una scheggia di obice. La ferita va in cancrena e sta male anche di stomaco per cui viene curato in vari ospedali spagnoli. La battaglia di Guadalajara è vinta, l'accerchiamento di Madrid evitato, ma è stato un massacro da entrambe le parti. Valandro riesce a sopravvivere e a tornare in Francia a settembre 1937. A Tolosa è operato allo stomaco: ulcera cronica e appendicite. Nel 1939 riprende il suo lavoro di muratore. Aiuta in ogni modo i compagni profughi dalla Spagna. Con l'arrivo dei nazisti, Riccardo Valandro riprende la lotta in montagna con i maquis francesi Muore a Villa Agnedo (Trento) dove convive con la sorella Dina il 20 dicembre 1987.

Annotazioni: Scheda compilata sulla base del Profilo Biografico redatto da Sandro Schmid per il seguente volume: Schmid S., Antifascisti trentini nella Guerra di Spagna, Edizioni Osiride, Rovereto 2018, ISBN 978-88-7498-286-8