Psalidi Paolo di Luigi, nato il 23 marzo 1895 a Verona. Chimico, socialista. Iscritto al Partito Socialista Italiano dal 1915. Sorvegliato dalla polizia per le sue idee sovversive sin dal 1920, nel 1923 risulta occupato come fornaio nel quartiere di Porto San Pancrazio a Verona. Più volte arrestato subisce condanne detentive. Desideroso di emigrare richiede il passaporto che gli viene negato. Deve perciò espatriare clandestinamente il 24 maggio 1930. Nel 1931 è in Belgio dove prende parte al congresso della LIDU e nel 1932 è in Spagna, a Barcellona, dove lavora come chimico nella ditta di un tale Giralt Domenec. E’ talmente sorvegliato che la polizia segnala che nella sua stanza si trova una cartolina con il ritratto di Giacomo Matteotti e che si incontra con altri antifascisti italiani. Sapendo di essere spiato cambia residenza assumendo il nome di Paolo Clerina, ma gli agenti lo rintracciano ugualmente. Nel luglio 1936, al momento della sollevazione franchista, partecipa alle battaglie di strada nella capitale catalana, secondo la polizia aderendo al POUM, partito comunista antistalinista, facendo anche la guardia all’Hotel Falcòn, sede di quel partito. Lui invece, anni dopo, dichiara l’iscrizione la PSUC (Partido Obrero Unificado Catalano) il 12 novembre 1936 Avrebbe anche fatto parte del Comitato Antifascista delle Milizie Catalane. Si unisce poi alla Colonna Lenin del POUM, formazione comunista antistalinista, in cui vi sono numerosi italiani, partita da Barcellona per il fronte di Aragona e poi alla 122. Brigata della 27. Divisione. Ritirato dal fronte per motivi di salute lavora al giornale “Treball” di Barcellona. Rientra in Francia il 23 gennaio 1937. Arrestato nel 1939, è internato ad Argelès e Gurs. Trasferito in una compagnia di lavoro per stranieri (CTE) che svolge lavoro per l’esercito francese. Dopo il crollo della Francia e l’occupazione tedesca, viene deportato in Germania e costretto dai tedeschi a lavorare presso Lipsia. Nel gennaio 1943 viene rimpatriato e incarcerato a Verona. Il 31 dicembre del 1942 il medico del carcere degli Scalzi lo dichiara denutrito e affetto da forte astenia. Per questo la commissione per l’assegnazione al confino, lo libera con una semplice ammonizione, unitamente ad una stretta sorveglianza. Sarà attivo nella Resistenza. Alla fine della guerra, pur gravemente malato, trova lavoro presso l’Arsenale cittadino. Muore poco dopo, il 22 agosto 1945.