Barisone Luigi di Alessandro e Lottero Clotilde nato a Visone (Alessandria) il 31 luglio 1909. Verniciatore comunista. Di famiglia operaia antifascista con tre fratelli e una sorella, residente in Piazza del Popolo 9, emigra a Genova ancora ragazzo, si iscrive alla Gioventù Comunista nel 1924. Più volte arrestato o fermato per motivi politici a partire dai 17 anni, è spesso trattenuto nelle celle della Regia Questura genovese. Nel corso di un congresso semiclandestino tenutosi nel 1926, viene nominato fiduciario del Soccorso Rosso e responsabile della Federazione Giovanile Comunista d’Italia nel capoluogo ligure. Nel maggio del 1927 quando lavora come fattorino al Consolato Generale sovietico di Genova, Barisone viene nuovamente arrestato per possesso di materiale sovversivo, processato e condannato a 3 mesi di arresto con la condizionale. Infine viene assegnato a 3 anni di confino (poi ridotti ad un anno per la minore età) per organizzazione comunista, da scontare sull’isola di Ustica (Palermo). Nel corso del 1928 è deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, con l’accusa di ricostituzione del Partito comunista italiano sull’isola: prosciolto il 30 maggio 1928 ed infine liberato previa ammonizione l’8 giugno dello stesso anno, dopo aver visitato il fratello, confinato a Lipari. Raggiunta Genova il 12 giugno 1928, sfugge al controllo il giorno 30 e riesce ad espatriare clandestinamente in Francia, stabilendosi a Bezons (Seine-et-Oise) nel circondario della capitale, dove non tarda a diventare uno dei dirigenti del Fronte Unico nella Région Paris-Ouest. Viene pertanto iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per l’arresto. Rientrato in Italia dal 1930 al 1932 svolge lavoro clandestino per il Partito Comunista. Dopo il ritorno in Francia, prosegue il lavoro di propaganda antifascista a Tolone ed a Parigi. Inviato dal Partito in Unione sovietica nella prima metà degli anni ‘30, nel corso del soggiorno riesce a frequentare con successo la scuola marxista-leninista di Mosca col nome di "Barbis". Allo scoppio della guerra civile, il 31 agosto 1936 parte volontario per la Spagna repubblicana e dopo avere valicato i Pirenei ed essere passato dar Figueras, raggiunge Barcellona. Alla caserma Carlos Marx, base della costituenda “Columna Llibertat”, promossa dal PSUC (Partit Socialista Unificat de Catalunya) e dalla UGT (Union General del Trabajo), prende parte attivamente alla formazione ed all’inquadramento della Centuria italiana "Gastone Sozzi", costituita da una novantina di combattenti italiani e da 20-30 volontari polacchi e di altre nazionalità, in gran parte militanti comunisti o socialisti. Membro della commissione politica dell’unità (comandante e commissario politico erano due altri militanti comunisti, il romano Angelo Antonini ed il vercellese Antonio Roasio), Barisone è destinato alla squadra mitraglieri della Centuria con cui nel settembre del 1937 raggiunge il fronte nelle vicinanze di Madrid. Partecipa a tutte le operazioni condotte dalla Centuria nei dintorni della capitale, combatte a Talavera de la Reina, Pelahustàn, dove scrive: " Come un sol uomo noi sapremo combattere e morire per il nostro paese, per la Spagna Repubblicana, per la nostra Italia", e Cenicientos. Nel corso del successivo e ultimo combattimento cui partecipa il reparto, il 18 ottobre del 1936 Luigi Barisone cade combattendo a Chapinería, insieme ad altri 11 compagni. Pochi giorni dopo i superstiti della Centuria Sozzi confluiscono nel Battaglione Garibaldi che è in via di formazione a Madrigueras (Murcia), non lontano da Albacete (sede di comandi e del Commissariato Generale e principale base logistica delle Brigate Internazionali). I superstiti della Gastone Sozzi, integrati da altri volontari, diventano una delle quattro compagnie che costituiscono il battaglione italiano. Barisone è citato come caduto nel libro “Garibaldini in Ispagna” pubblicato nel 1937 dal Commissariato delle Brigate Internazionali. I suoi fratelli, Stefano classe 1893 e Giuseppe (classe 1900) militanti nell’organizzazione comunista clandestina genovese durante gli anni della dittatura subiscono entrambi pesanti condanne dal Tribunale Speciale, Stefano a 5 anni nel 1931 e Giuseppe a 8 anni nel 1940. Al fratello Giuseppe pervengono l’orologio e l’accendisigari del caduto.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI –Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio INSMLI – Milano (Fondo Aicvas, busta 11, fascicolo 72), Archivio Istituto Storico Regionale “Parri” – Bologna, Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/37, Brigades Internationales, Fonds 545/ 486), Archivio del Centro Ligure di Storia Sociale – Genova, Archivio del Comune di Visone (AL)