Prini Giulio di Francesco e Soachiers Orazia, nato il 7 dicembre 1909 a San Paolo (Brasile). Elettromeccanico, comunista. Di famiglia aristocratica da parte del padre, poichè avevano ricevuto il titolo di conte dagli Este nel secolo XVII insieme al feudo di Montebabbio, abitante nel palazzo in Via San Pietro Martire, oggi sede degli uffici comunali. Nasce in Brasile dove si era trasferita la famiglia e rientra in Italia con i parenti nel 1919. Ottiene il diploma di perito elettrotecnico all’Istituto tecnico di Vicenza. Dopo aver lavorato sia in Italia che all’estero, rientra dalla Francia nei primi anni ’30, prendendo domicilio nel palazzo di famiglia a Reggio Emilia e lavorando presso il Consorzio idraulico di Bonifica. Entra a far parte di un gruppo di intellettuali antifascisti reggiani, tra cui Giannino Degani, Pippo Mazzini, Manlio e Giovanni Mariani, Rolando Maramotti, Valdo magnani, Aldo Cucchi, Paolo Carnelli ed Eugenio Altomani. Il gruppo si pone come obiettivo quello di rovesciare la cultura dominante ricevuta dalla scuola. Il gruppo si occupa di ricevere la stampa antifascista a Milano e di distribuirla poi a Reggio. Nel 1936 Prini si dichiara stanco del fascismo e insoddisfatto dell’azione cospirativa, si dimette dall’impiego, dona il palazzo di famiglia alla sorella, si trasferisce a Milano e poco dopo in Francia. Si stabilisce a Tolosa dove abita un fratello del madre ed acquisisce la nazionalità francese. Nel 1936 si iscrive al Partito Comunista francese. Si reca in Spagna il 17 gennaio 1937 e viene inquadrato nel battaglione Garibaldi col grado di tenente. Partecipa a numerose azioni di guerra su diversi fronti. Al comando di una batteria anticarro opera il 24 agosto 1937 alla difesa dell’altura denominata “Loma 433” durante i combattimenti di Perdiguera in Aragona durante il fallito attacco a Saragozza. Promosso capitano a settembre 1937 è poi comandante della 4. compagnia del 1. battaglione della brigata Garibaldi. Dal 25 marzo al 3 aprile 1938 comanda il 1 Battaglione sul fronte dell’Ebro, rimanendo ferito. Riprende il comando il 5 luglio successivo mantenendolo fino al primo di agosto. A seguito del ritiro delle Brigate Internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, ritorna in Francia ad ottobre riprendendo la militanza nell’esercito francese. Durante l’occupazione nazista partecipa alla Resistenza, poi ha importanti incarichi in Algeria, allora colonia. In seguito di occupa di un’azienda di export-import con l’Unione Sovietica ed i paesi dell’Est (TICE, Trasporti Internazionali con Est Europa). Nel 1948 dopo 12 anni rientra in Italia a Milano per aprile la filiale della sua azienda. Nel 1950 Prini partecipa assieme a tutti i vecchi compagni ad una cena per festeggiare il conferimento della Medaglia d’Oro ad Aldo Cucchi per il suo ruolo nella Resistenza. Nel 1951 viene espulso dall’Italia per ordine del ministro Scelba come “comunista indesiderabile”. Si sposta allora a Chiasso per poter gestire gli affari in Italia, ma viene espulso anche dalla Svizzera e la sua azienda assorbita dall’editore Giangiacomo Feltrinelli. La qualifica di indesiderabile sarà mantenuta dal governo italiano fino agli anni ’70. Prini stabilitosi in Francia, rientrerà comunque in Italia con documenti falsi per visitare la madre a Monza. Risulta ancora vivente nel 1996.