Possio Antonio Muratore di Domenico e Chiariglione Giovanna, nato il 4 ottobre 1907 a San Francesco al Campo (Torino), in Borgata Sant’Anna. Muratore, comunista. Dichiaratamente antifascista ed insofferente delle violenze del regime, espatria in Francia (modalità non note) intorno al 1930. Si stabilisce a Montauban (Tarn-et-Garonne), in quel Sud Ovest contadino ed a bassa densità di popolazione, ma soprattutto bisognoso di braccia necessarie per colmare i vuoti lasciati dalle pesanti perdite subite dalla Francia nel corso della prima guerra mondiale. Nella stessa zona si erano già trasferite moltissime famiglie contadine italiane (in gran parte originarie del Triveneto) fra i quali era attiva una forte componente antifascista. Iscritto in Rubrica di frontiera per l’arresto, probabilmente a causa della clandestinità dell’espatrio, nel 1931 Possio aderisce al PCF (Parti Communiste Français). Cinque anni dopo è in possesso di una carta di identità francese “per lavoratori agricoli” (n.34. CC 65705, rilasciata il 31 gennaio 1936 dalla Préfecture de Tarn-et-Garonne, occupato come salariato agricolo presso le aziende di alcuni connazionali ed è in attesa di naturalizzazione e cittadinanza francese. Possio è il cosiddetto “bel giovane”, scapolo, gran lavoratore ma anche “bon vivant”, tutt’altro che alieno dalle feste con gli amici, dal ballo e dalla passione per le motociclette. Nell’autunno successivo, intorno alla metà di ottobre del 1936, Possio parte volontario per la Spagna repubblicana: il 27 è già ad Albacete (Murcia), dove hanno sede i comandi, il Commissariato delle Brigate Internazionali, e la principale base logistico-organizzativa. Arruolato nella 3. Compagnia del costituendo Battaglione “Garibaldi”, dopo un affrettato addestra-mento a Madrigueras (nei pressi di Albacete) parte con il battaglione chiamato sul fronte di Madrid attaccata da svariate colonne franchiste provenienti da Toledo, dalla sierra de Guadarrama e da Segovia. Il 13 novembre arriva il battesimo del fuoco per Possio ed i suoi compagni: il Battaglione Garibaldi va un po’ sconsideratamente all’attacco del monastero fortificato in cima al Cerro de los Ángeles (Cerro Rojo). La munitissima fortezza sul Cerro regge agli attacchi (mal condotti) dei garibaldini, ma non è tempo di recriminazioni. Il giorno dopo si combatte già a Casa de Campo, a ridosso della città lungo, il corso del Manzanares e nel grande parco ferocemente conteso ai margini della capitale. Ferito in combattimento il 23 novembre, Possio viene curato in un Ospedale della capitale, dove per merito del buon comportamento in prima linea gli viene comunicata la promozione a sergente. E’ nuovamente ferito il 17 febbraio del 1937 al Ponte di Arganda, durante la durissima battaglia del Jarama (7-22 febbraio). E’ ancora convalescente quando, poco meno di un mese dopo, il battaglione guidato dal commissario politico Ilio Barontini data l’assenza del comandante Pacciardi, combatte con altre unità spagnole la vittoriosa battaglia di Guadalajara (8-23 marzo) contro le quattro divisioni di Camicie Nere del CTV (Corpo Truppe Volontarie), inviate da Mussolini in aiuto a Francisco Franco. Nel successivo maggio il Battaglione Garibaldi è integrato nell’ omonima XII Brigata Internazionale con cui tra estate e autunno, anche Possio prende parte a numerosi combattimenti lungo i fronti di Aragona e del Centro. Intorno al 16 febbraio del 1938 Possio viene citato all’ordine del giorno per il buon comportamento tenuto in Estremadura, nel corso di una improvvisata e nondimeno sanguinosa offensiva di alleggerimento. Buono è ancora il suo comportamento in Aragona (settore di Caspe) nel marzo successivo, quando la violenta offensiva fascista sfonda il fronte in direzione del Mediterraneo (raggiunto il 15 aprile a Vinaroz), taglia definitivamente in due il territorio repubblicano, e costringe le Brigate Internazionali ad una difficilissima ritirata verso il basso corso dell’Ebro. Nella drammatica battaglia di Aragona il coraggioso combattente canavesano viene ferito una terza volta (agli arti inferiori). Lo si può desumere da un precoce ritorno in Francia con un convoglio sanitario partito all’inizio di agosto del 1938, (mentre era pieno svolgimento l’ultima offensiva repubblicana sull’Ebro), ma anche da una insolitamente tempestiva segnalazione poliziesca. Il ritorno a Montauban non passa inosservato e il Regio Consolato d’Italia può informare il Ministro dell’Interno e alla Regia Prefettura torinese che Possio risulterebbe reduce dalla Spagna dove avrebbe combattuto come miliziano, rimanendo pure ferito, aggiungendo di averlo visto camminare appoggiandosi a due bastoni. Ne consegue la immediata sua iscrizione nel Bollettino delle ricerche – Supplemento sovversivi. Un anno e mezzo dopo, in seguito all’inizio della seconda guerra mondiale, viene fermato dalla Gendarmerie poiché privatolo della cittadinanza francese, è diventato straniero indesiderabile buono per essere rinchiuso nel Campo di internamento Gurs (Basses-Pyrénées). Riuscirà ad uscirne nel maggio del 1940, dopo essere stato precettato in una CTE (Compagnie de Travailleurs Étrangers) incaricata dell’esecuzione di lavori di fortificazione alle frontiere francesi. Nel marasma dell’attacco nazista e della disfatta francese del giugno 1940 Possio riesce ad evadere e si eclissa senza più essere ripreso. Sopravvissuto alla 2ª Guerra mondiale ed alla occupazione nazista della Francia, dopo la Liberazione rientra in Italia e torna a vivere a San Francesco al Campo. Muore al paese natio il 31 marzo del 1987.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana edita nel volume Sul fronte di Gandesa, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Istituto Storico Regionale “Parri” – Bologna, Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/37, Brigades Internationales, Fonds 545/ 473), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 4097, fascicolo 138652), Archivio del Comune di San Francesco al Campo. Notizie in Poma Anello, Antifascisti piemontesi e valdostani nella guerra di Spagna, Torino, Centro Studi Piero Gibetti/AICVAS Con al collaborazione di Andrea Andrico 2015