Pompili Costantino di Domenico e De Martino Rita, nato il 18 agosto 1900 a Miano (Teramo). Minatore, bracciante agricolo, operaio in una cava di pietra, comunista. Ha tre sorelle e un fratello e frequenta la scuola fino alla terza elementare. Tra il 1918 e il 1919 svolge il servizio militare nel 51. reggimento di fanteria. Dopo la smobilitazione, a causa della difficile situazione economica della famiglia, emigra in Francia nel 1919 a Nancy (Meurthe-et-Moselle), dove lavora nelle miniere. Rientrato in Italia nel 1922, il 7 settembre di quell'anno è coinvolto in una lite a colpi di coltello, per la quale riceve una lieve condanna. Non è noto se la lite ha motivazioni politiche. L'11 novembre sposa Maria Angela Grazietta, vedova di guerra nata nel 1893. Otto mesi dopo, il 16 luglio 1923, nasce il figlio Berardo. Costantino è già tornato in Francia nella prima metà del 1923, stabilendosi nel villaggio di Bouillargues, vicino a Nîmes (Gard). Cerca di convincere la moglie a raggiungerlo, ma lei si rifiuta di lasciare l'Italia. Costantino si ricongiunge al figlio solo dopo la fine della guerra, nel 1946 o 1947, quando lo raggiunge a Calvisson nel Gard. In Francia, Pompili lavora come bracciante agricolo e incontra Emilia Benedetti, una sarta, da poco vedova di Luigi Bagnoli, con tre figli. Si trasferiscono insieme al 17 di rue du Chemin de Nîmes, nel quartiere italiano. Negli anni successivi hanno tre figlie, Yolanda nel 1927, Gesmina nel 1928 e Lucia nel 1930. Emilia Benedetti muore il 12 novembre come conseguenza del parto 1930, meno di un mese dopo la nascita di Lucia. La famiglia si divide e Yolanda e Gesmina vengono affidate al convento di San Vincenzo de' Paoli, a Meynes, mentre della figlia minore, Lucia, non si hanno più notizie. Nel 1932, Costantino Pompili aderisce al Partito Comunista Francese e al sindacato CGT (Confederatiòn General du Travail). Viene notato dalla polizia, tra gli oppositori, durante le violente manifestazioni del 6 luglio 1934, guidate dai partiti di estrema destra (Action française, Jeunesses patriotes, ecc.) volte ad instaurare un regime dittatoriale equivalente a quello dell'Italia di Mussolini. In questo periodo vive a Nîmes, in via d'Arles 28, ed è sorveglaito dal consolato italiano a Marsiglia. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, decide di partire come volontario ed il 10 ottobre dello stesso anno lo troviamo sergente nella 2ª compagnia del battaglione Garibaldi. Combatte sul fronte di Madrid a Cerro Rojo, Casa de Campo, Pozuelo, Boadilla, Majadahonda, Mirabueno e poi a Guadalajara, dove il volontario Giovanni Pesce lo cita nel suo libro "Un garibaldino in Spagna". Dopo aver frequentato i corsi di formazione per ufficiali a Pozorrubio, il 1° maggio 1937, viene promosso tenente nel battaglione della Brigata Garibaldi. Durante l'ultima offensiva repubblicana sul fronte dell'Ebro, nell'estate del 1938, viene ferito a entrambe le gambe nella Sierra de Caballs ed è promosso capitano. Fu ricoverato per un mese nell'ospedale di Vich. Supponiamo che, dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, sia stato rimpatriato al momento della Retirada, all'inizio del 1939 e internato in uno dei campi della costa del Rossiglione (Argelès o Saint Cyprièn). Sappiamo che nell'ottobre 1939 Pompili si trova nel campo di Gurs. Dopo l'inizio della guerra mondiale e l'invasione della Francia, Constantin Pompili lascia il campo di Gurs in data sconosciuta e si unisce alla Resistenza. Il 10 ottobre 1943 si unisce ai FTP (Francs-Tireurs et Partisans) nel Var con il nome di battaglia di Lèon Perret o Lèon Pompili. Combatte sulle alture del Var, poi nelle Alpi dell'Alta Provenza, scontrandosi con i tedeschi il 6 novembre 1943 e il 17 febbraio 1944 a Saint Maxim, compiendo numerosi sabotaggi. Il 6 aprile 1944, il gruppo di partigiani è sorpreso dai nazisti a Lambruisse (Alta Provenza) e, dopo una sanguinosa sparatoria, Pompili viene catturato. Dopo duri interrogatori a Digne les Bains e a Marsiglia, fu portato a Compiègne con gli altri italiani, da dove parte il 18 giugno 1944 per la deportazione in Germania. Arrivato a Dachau (Baviera) il 20, riceve il numero 74240 e viene assegnato al sottocampo di Allach. E’ liberato il 30 aprile 1945 dagli americani. Dopo un breve soggiorno in Svizzera, sull'isola di Reichnau sul lago di Costanza, lascia Mulhouse il 30 maggio 1945 e il 2 giugno arriva a Calvisson (Nîmes). Si stabilisce al numero 3 di rue de la Tranchée. Il 23 dicembre 1946 è insignito della Croix de Guerre con stella di Bronzo dal governo francese per il coraggio dimostrato il 6 aprile 1944, quando la sua compagnia fu attaccata da schiaccianti forze tedesche. Inizia a lavora in una cava di pietra dove rimane fino alla pensione. Nel 1964 torna in Italia e il 23 gennaio 1974 muore a Miano (Teramo).