Platone Felice di Edoardo e Biamino Margherita, nato ad Azzano d’Asti (anche nota come Azzano Tanaro) il 12 febbraio del 1899, comunista. Studente, successivamente giornalista, a 16 anni aderisce alla Gioventù Socialista. Chiamato alle armi appena terminate le scuole superiori, dal 1917 partecipa alla prima guerra mondiale come allievo ufficiale di Fanteria. Subito dopo il congedo, nell’immediato dopoguerra, prende stabile residenza a Torino. Inizia a frequentare la Facoltà di Ingegneria chimica al Politecnico del capoluogo piemontese ma, a causa dell’impegno politico, non riesce a portare a termine gli studi. Ha modo di conoscere Antonio Gramsci di cui diviene uno dei più stretti sodali e collaboratori. Aderisce al Pcd’I (Partito comunista d’Italia) e fa parte della componente “ordinovista” fin dalla fondazione del Partito, avvenuta a Livorno nel gennaio del 1921. Diventa redattore dell’Ordine Nuovo: da allora l’attività giornalistica diventa una costante, al punto che oltre al lavoro per il giornale (nel frattempo trasformato in quotidiano), lavora anche per l’Unità fino dalla sua fondazione nel febbraio del 1925 (prima nella redazione di Torino, successivamente a Roma) e per Il Lavoratore di Trieste di cui diventa inviato. Infine viene incaricato di dirigere la prestigiosa rivista del Partito, Lo Stato Operaio. Aggredito e picchiato una prima volta dai fascisti a Novara nel corso del 1923, è ricoverato per oltre un mese in ospedale. Arrestato nel settembre del ’25, appena riesce a uscire dal carcere il 14 giugno del 1926 si sposa a Roma con Armida Grieco, giusto in tempo per esser assegnato agli arresti domiciliari in attesa di giudizio nella casa di sua madre ad Azzano d’Asti. Più volte fermato od aggredito dai fascisti Platone non lascia il giornalismo militante neanche quan-do, nel 1926, le “leggi eccezionali” fasciste lo costringono al lavoro clandestino. Ricercato per la sua attività, nel corso del 1927 riesce ad allontanarsi appena in tempo per evitare l’arresto. Non può evitare invece la condanna in contumacia a 12 anni e mezzo di reclusione, inflittagli dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato per ricostituzione del Partito Comunista (sentenza n.10 del 7.5.1927). Vive in clandestinità tra Milano ed i dintorni di Genova fino a quando non gli riesce di espatriare in Svizzera dove a Zurigo, nel 1928, nasce Dino, il suo primo figlio. A causa della condanna, ma anche per l’espatrio clandestino vien immediatamente iscritto in Rubrica di frontiera per l’arresto. Una decina d’anni dopo, appurata dall’Ovra la sua presenza in Spagna, verrà iscritto anche nel Bollettino delle ricerche, Supplemento sovversivi (schedina n. 01300/22 luglio del 1937). Stabilitosi in Francia, dopo una breve permanenza a Parigi a stretto contatto con i maggiori dirigenti comunisti fuorusciti, nel corso del 1931 raggiunge a Mosca, dove nasce la secondogenita Rossana. Nella capitale sovietica si dedica alla traduzione delle opere di Lenin per le Edizioni in Lingue Estere e predispone con Ottavio Pastore le dispense per gli studenti italiani della Scuola Leninista (più propriamente, gli studenti dei Corsi Leninisti Internazionali) per quadri comunisti. Tornato in Francia nel 1936, continua a occuparsi di giornalismo lavorando a Lo Stato Operaio e al Grido del Popolo, ed è attivo nell’emigrazione politica antifascista italiana. Parte volontario per la Spagna repubblicana a a cavallo tra il 1936 e l’inizio del 1937. Fa parte del battaglione italiano Garibaldi, prima di essere ufficiale nell’omonima 12. Brigata Internazionale, del cui Stato Maggiore fa parte durante le offensive estive di Huesca (Aragona) e di Brunete (Castilla). Nell’autunno del 1937 è impiegato per pochi mesi come conduttore a Radio Madrid, ma fa ritorno alla Garibaldi come ufficiale di Stato Maggiore, Prende parte alla totalità delle operazioni della Brigata nel 193 , la sfortunata offensiva in Extremadura a metà febbraio conclusasi, con poco successo ed alte perdite e la drammatica campagna di primavera in Aragona, dove alcune Brigate Internazionali, praticamente accerchiate nel settore di Caspe dopo il violentissimo attacco e lo sfondamento fascista, sono costrette ad una difficilissima ritirata in direzione del basso corso dell’Ebro. Infine partecipa all’offensiva repubblicana sull’Ebro nel corso dell’estate-autunno del 1938 che, dopo una prima fase vincente si esaurisce, stroncata dallo strapotere della controffensiva franchista. Lascia la Spagna nel corso di quell’ultima battaglia e fa ritorno a Parigi dove, a fine settembre viene raggiunto dalla famiglia. Grazie ad un permesso francese di soggiorno, sollecitato dalla LIDU, ed al passaporto Nansen di cui è munito, riprende l’attività giornalistica lavorando per La Voce degli Italiani (nel frattempo è diventata quotidiano) e svolgendo assidua attività di partito finché dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale e lo sciagurato patto Molotov-Ribbentrop, non si scatena la caccia al comunista. Arrestato nella capitale il 17 aprile del 1940, é rinchiuso al Roland Garros, poi trasferito nel campo di internamento del Vernet d’ Ariège (Quartier B, baraque 2), dove rimarrà fino al gennaio del ’41. Trasferito nel Campo di Les Milles, vicino a Marsiglia (Bouches-du-Rhône), ne evade all’inizio del 1942 e, destinato dal Partito ad Arles, partecipa attivamente alla Resistenza transalpina, prevalente-mente nel Dipartimento delle Bouches-du-Rhône. In quel periodo vissuto in una difficile clandestinità, privo delle preziosissime carte annonarie e di altri mezzi di sostentamento, é alle prese con i tormenti della fame (condivisi con diversi altri compagni). È in quel periodo che si unisce ad una giovane resistente francese e dall’unione, nel maggio del 1943, nasce il terzo figlio, François. Rientra clandestinamente in Italia attraverso la via del Clapier poco dopo l’8 settembre del 1943 e partecipa alla Resistenza (nome di copertura “Gamba”) ricoprendo importanti incarichi in Veneto. All’inizio del 1944, piuttosto malconcio in salute, raggiunge Roma ancora occupata dai nazisti. Qui inizia a curare la prima edizione delle opere di Gramsci. La Liberazione lo coglie in ospedale, alle prese con la prima manifestazione della malattia che l’avrebbe ucciso dieci anni dopo. Parlamentare comunista, lavora all’Unità ed a Rinascita, diretta da Palmiro Togliatti. Redattore alle Edizioni Rinascita, dirige l’Ufficio quotidiani del Partito e continua ad occuparsi della prima edizione delle opere di Gramsci fino alla loro pubblicazione da parte dell’editore torinese Giulio Einaudi. Membro della Direzione e del Comitato Centrale del Partito Comunista, é presidente della Commis-sione Centrale di Controllo. All’impegno politico accompagna il lavoro ideologico: traduce alcuni volumi della collana Classici del Marxismo e cura la prima edizione dei ‘Quaderni del carcere’ di Antonio Gramsci. Muore ancor giovane a Roma il 23 febbraio del 1955

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio dell’Istituto Gramsci piemontese – Torino, Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 4034, fascicolo 10796), Archivio del Comune di Azzano d’Asti, Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/.., Brigades Internationales), Archivio familiare della figlia Rossana Platone