Pizziola Ruggero di Pietro e Frassetto Ernesta, nato il 7 luglio 1902 a Cornuda (Treviso). Bracciante. Prima di lasciare l’Italia non dà origine a rilievi sulla sua condotta politica. I suoi fratelli, Giovanni e Attilio, sono emigrati in America e condannati per diserzione durante il periodo della grande guerra. Emigrato nel dicembre 1923 in Germania e poi in Belgio a Seraing-Ougrèe, comincia ad essere sorvegliato per la sua appartenenza alla Lega Antifascista, al Soccorso Rosso ed alla Federazione di Liegi del Partito Comunista d’Italia. In una riunione tenuta ad Enfis di cui è ritenuto organizzatore la polizia sequestra numeroso materiale di propaganda fra cui alcuni 173 numeri del giornale “L’Avanti” e schede di domande di adesione alla Lega Antifascista e al SRI. Nel 1935 delle lettere da lui indirizzate ai familiari e al parroco di Ciano di Crocetta del Montello vengono intercettate e sequestrate a causa del loro «contenuto nettamente antifascista». La lettera inviata al parroco di Ciano, contenete all’interno una copia de “L’Unità”, era anonima, ma il Pizziola è sospettato di esserne l’autore in seguito ad un confronto calligrafico con la lettera indirizzata al padre, residente nello stesso comune con uno dei fratelli di Ruggero, Lino. Gli altri due fratelli, Giovanni ed Attilio, sono invece emigrati in America, e condannati per diserzione durante il periodo della Grande Guerra. Essendo ritenuto un elemento pericoloso Pizziola viene iscritto nella Rubrica di frontiera e nel Bollettino delle Ricerche per il provvedimento di arresto nel caso di un suo rientro nel Regno. Allo scoppio della guerra civile, a partire dall'ottobre 1936, giunge via Marsiglia e fa parte del battaglione e poi della brigata Garibaldi ed è accertata la sua partecipazione all’ultima grande offensiva della Repubblica, la battaglia dell'Ebro. Rientra in Belgio a Ougrèe nel novembre 1938. Disoccupato usufruisce di un assegno di 100 franchi mensili della Assistenza Pubblica e dell’aiuto di una associazione di ex miliziani in Spagna. Continua inoltre a frequentare «gli elementi antifascisti più notori della regione» ed è inserito insieme ai trevigiani Giuseppe Robazza e Marino Zanella nella lista dei «connazionali residenti in Belgio da considerarsi politicamente più pericolosi». Secondo le informazioni contenute nel suo fascicolo del Casellario Politico Centrale, si sarebbe poi recato in Germania a Berlino per lavoro, trovando impiego presso un’industria metallurgica nel quartiere berlinese di Borsigwalde. Ricoverato all’ospedale Erwin Lick nel quartiere Reinickendorf, a causa di una malattia delle vie respiratorie, muore il 23 settembre 1940. Il funerale ha luogo il 27 nel cimitero dello stesso quartiere.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni raccolte da Francesca Pierobon per il volume Scegliersi la parte. Antifascisti trevigiani volontari nella guerra civile spagnola (1936-1939) , Il Poligrafo 2022.