Barbieri Francesco di Giovanni e Arena Domenica, nato il 14 dicembre 1895 a Briatico (Catanzaro). Calzolaio, anarchico. Di famiglia benestante, frequenta le scuole elementari e poi si iscrive in un Istituto agrario conseguendo il diploma. Allo scoppio della guerra si arruola come volontario e nel luglio del 1915 è assegnato al 19. Reggimento Fanteria di Cosenza e poi inviato al fronte con il 92. Reggimento. In seguito passa nei gruppi di assalto, combatte valorosamente e viene ferito due volte ed alla fine della guerra riceve una onorificenza al valor militare. Rientra in Calabria e professa idee socialiste e anarchiche. Nel 1921 parte per Argentina, stabilendosi a Buenos Aires dove si lega agli ambienti agli anarchici italiani e spagnoli Riesce a trovare lavoro in una tipografia come apprendista. Nel 1924 conosce Severino Di Giovanni, i fratelli Alejandro e Paulino Scarfò, oriundi calabresi di Tropea, Silvio Astolfi, Umberto Lanciotti e il cileno Miguel Arcangel Roscigna, insieme ai quali forma un gruppo deciso a condurre con ogni mezzo la lotta contro il fascismo. Il gruppo si finanzia con le rapine collaborando attivamente con Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso. Poi, durante la campagna a favore di Sacco e Vanzetti, si passa ad attentati dinamitardi con bombe costruite da Barbieri, il più sanguinoso dei quali nei locali del Consolato italiano il 3 maggio 1928 provoca nove morti e 34 feriti. La repressione che si scatena contro gli anarchici italiani costringe Barbieri a rifugiarsi prima in Uruguay a Montevideo, poi in Brasile a Rio de Janeiro e a Belo Horizonte. Arrestato dalla polizia brasiliana, privo di documenti e di permesso di soggiorno viene immediatamente rimpatriato alla fine del 1929. Non essendoci a suo carico nessun provvedimento giudiziari, può rientrare a Zambrone. Da qui espatria clandestinamente in Francia a Marsiglia e raggiunge poi Tolone. Nel febbraio del 1932 sconta una condanna a otto mesi inflittagli dal Tribunale di Tolone per uso di passaporto falso e false generalità; uscito dal carcere si reca in Belgio e poi in Svizzera a Ginevra dove conosce Fosca Corsinovi, con la quale intreccia una relazione. La polizia fascista, che lo segue molto da vicino, gli attribuisce la partecipazione a una serie di attentati in Costa Azzurra e a Lione. Si sposta continuamente tra Ginevra e il sud della Francia, ma tutto questo continuo andirivieni è attentamente controllato dai fascisti, che lo segnalano alla polizia elvetica. Nell’ottobre del 1935 viene espulso dalla Svizzera e si reca a Parigi da Berneri che gli consiglia di rifugiarsi in Spagna. Si sistema prima a Barcellona dove ritrova Durruti e Ascaso e poi a Palma di Maiorca con l’obiettivo di avviare un’attività commerciale di prodotti agricoli. Durante uno dei suoi frequenti viaggi a Barcellona, su segnalazione degli agenti fascisti, il 21 marzo 1936, viene arrestato e incarcerato. Dopo oltre due mesi di carcere duro, grazie a un’amnistia del Presidente Azaña, viene liberato e rientra clandestinamente in Svizzera. A fine luglio parte per la Spagna insieme a Fosca Corsinovi ed un gruppo di anarchici svizzeri e a Barcellona ritrova Berneri e tutti i compagni italiani esuli in Francia. Entra a far parte della Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” della CNT-FAI alle dirette dipendenze di Camillo Berneri, che è il Commissario politico. Dopo la battaglia di Monte Pelato, si trasferisce a Barcellona e costruisce la rete di sussistenza per i miliziani. Procura fondi, armi, medicinali, ambulanze; tiene i contatti con i dirigenti spagnoli. Secondo una serie di rapporti di polizia egli sarebbe il capo della polizia politica anarchica. Nelle giornate di maggio 1937 che contrappongono il governo autonomo catalano agli anarchici alleati al POUM, l’appartamento di Plaza del Angel 2, abitato da Barbieri, Berneri, Tosca Tantini e Fosca Corsinovi viene più volte visitato e perquisito da miliziani comunisti e della UGT. Verso le 6 del pomeriggio del 5 maggio un gruppo di Mozos de Escuadra e di Bracciali Rossi del P.S.U.C. , comandati da un poliziotto in borghese, arriva alla casa. Salgono al primo piano e bussano alla porta del suo appartamento. Ad aprire è Francesco Barbieri. All’interno, oltre a Berneri, di sicuro ci sono Fosca Corsinovi e Tosca Tantini. Il poliziotto in borghese intima ai due anarchici di seguirlo, ma questi chiedono le motivazioni di tale imposizione. Il poliziotto allora rovescia il bavero della giacca e mostra una targhetta metallica con il numero 1109. I due uomini vengono portati via, mentre Fosca chiede invano di poterli seguire. L’indomani il corpo di Barbieri, crivellato di pallottole, viene trovato sulla Rambla dels Flors. Il corpo di Berneri viene invece trovato nel Carrer del Paradis, un vicolo che sbocca in Plaza de la Generalitat. I mandanti e gli esecutori degli assassinii non sono mai stati chiariti. La versione diffusa a lungo è quella di agenti stalinisti del Partito Comunista, ma altri ritengono sia stato ucciso da agenti dei separatisti catalani, visto che Berneri stava per realizzare un dossier che li collegava all’OVRA italiana. Di recente è stata pubblicata una nuova ipotesi in cui il mandante sarebbe il Ministero degli Interni Angel Galarza, che voleva impedire che venissero rese note alcune sue ruberie di preziosi in complicità con Gino Bibbi di cui Berneri era al corrente. I due verranno seppelliti il giorno 11 alle tre e mezza del pomeriggio accompagnati da un corteo della CNT, FAI e della Gioventù Libertaria,

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni del Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani