Pettenò Augusto di Vittorio, nato il primo agosto 1907 a Mestre (Venezia) nella frazione di Carpenedo. Carpentiere, comunista. Operaio di Porto Marghera e iscritto al Partito Comunista d'Italia clandestino, espatria clandestinamente in Francia il 19 agosto 1937, attraverso il confine italo-svizzero nei pressi della cascata del Toce (Domodossola), in un gruppo composto da Pettenò, Giovanni Bello, Erminio Ferretto e Giuseppe Franchini con una guida preavvisata da Mestre. In Svizzera vengono arrestati con l’ingiunzione di lasciare il paese entro 24 ore. Passano allora clandestinamente il confine francese e Pettenò raggiunge Lione mentre glia altri Parigi. Privo di documenti non riesce a trovare lavoro ed anche lui si riunisce a Parigi con gli altri, venendo aiutati dal comunista Ruggero Pavanello che li ospita. Da qui con l’aiuto dell’Unione Popo0lare Italiana, si porta in Spagna con Erminio Ferretto e ad Albacete viene incorporato, il 3 settembre 1937, nella XII Brigata Garibaldi, 2. Battaglione, 4. Compagnia. Combatte con il grado di sergente a Fuentes de Ebro, in Estremadura, sul fronte di Gandesa, a Caspe e sull'Ebro. Iscritto al Partito comunista spagnolo dal 1938. Dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, viene smobilitato e alla caduta della Catalogna nel febbraio 1939 passa in Francia ed è internato, insieme a Mario Ferretto, nei campi di Argelès-sur-Mer e successivamente a Gurs. Gli viene offerto di arruolarsi nelle CTE, compagnie di lavoro per stranieri, destinate a lavori per l’esercito francese, e Pettenò accetta. Inviato a lavorare nel Nord della Francia, ritenendo la zona pericolosa, fugge e torna a Parigi e poi si sposta al confine franco spagnolo con continui attraversamenti. A marzo 1941 si porta a Brest (Finistère) nella zona amministrata dai tedeschi e lavora con loro fino ad agosto quando richiede di essere rimpatriato. Tradotto in Italia nel 1942, all'atto di attraversare il confine è arrestato a Bardonecchia e rimandato a Venezia. Interrogato il 16 dicembre 1942, sostiene di essere emigrato clandestinamente per bisogno economico legato alla disoccupazione e di essere partito per la Spagna essendo disoccupato e senza documenti. Ammette di essersi arruolato, convinto di lavorare alle fortificazioni, per scoprire poi di essere destinato la fronte. Non vien creduto ed è deferito alla Commissione provinciale di Venezia lo destina al confino a Ventotene per 5 anni. Liberato dopo la caduta del fascismo torna in Veneto nell'agosto 1943, dal dicembre al 25 aprile 1945 è partigiano: dapprima, come organizzatore del primo nucleo del Battaglione “Boscarin”, prima formazione partigiana del bellunese e da cui deriveranno le brigate della Divisione “Nannetti”. Poi, è comandante del Battaglione “Venezia” della Brigata “Tollot”. Nell'ottobre 1944 passa al comando del Battaglione “Felisati” operante in pianura attorno a Mestre e poi confluito nella 31. Brigata Garibaldi “Erminio Ferretto”. Alla Liberazione è comandante delle brigate veneziane della terraferma sotto il Comando Piazza di Venezia. Dopo la guerra, torna a lavorare come operaio nello stabilimento azotati di Porto Marghera, continuando nell'attività politica del PCI e nel direttivo dell'ANPI di Mestre e nell’ANPIIA. Muore a Jesolo il 17 agosto 1981.

Revisore: Erica Grossi

Revisore: Erica Grossi

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