Pescò Dante di Giovanni e Rossignoli Antonia Felicita, nato l’ 8 agosto 1899 a Milano. Architetto, pittore, scultore e grafico, comunista. Conosciuto con gli appellativi di Giandante e Giandante X. Dall’ottobre del 1916 è segnalato alla polizia e inizia le sue fughe da casa che saranno la ragione della successiva perdita dei privilegi economici della famiglia di provenienza anche se almeno fino al 1921, quando è tra gli Arditi del popolo, risulta abitare in prevalenza con la famiglia a Milano. La sua attività politica inizia in questi anni, tra 1921 e 1923, in opposizione al fascismo. Intanto, a diciannove anni, consegue la laurea in architettura presso l’Università di Bologna e inizia presto ad insegnare: è il più giovane docente di architettura in Italia. Due anni dopo consegue anche la laurea in filosofia. Aderisce al gruppo di giovani che si definiscono Cappe Nere, gruppo identificato e segnalato come pericoloso dalle autorità di polizia. Nel 1923 con gli altri del gruppo viene arrestato, picchiato e incarcerato a San Vittore a Milano per la prima volta. È l’occasione nella quale incontra Luigi Longo. Viene presto rilasciato dalla polizia e si avvicina al PCd’I, senza mai iscriversi ma diventando collaboratore delle testate Avanguardia e l’Unità dal febbraio 1924. Nel 1925, sempre a Milano, allestisce la sua prima mostra personale e cura, per la seconda Biennale di Arti figurative di Monza, l’allestimento della sala delle comunità dei cultori delle arti e dei mestieri di Milano. Per le sue abilità e competenze, viene apprezzato dal pubblico e dalla critica. I genitori, di estrazione borghese, non condividono le sue scelte e questo lo spinge a lasciare l’abitazione della famiglia e andare a vivere da solo. Trova un appartamento e ci stabilisce anche il suo studio. Nel 1929 contesta Filippo Tommaso Marinetti, presso la Galleria Pesaro di Milano. Nell’ottobre del 1933 espatria clandestinamente: si porta prima in Valtellina. Da qui, tra l’ottobre e il novembre dello stesso anno, si porta in Svizzera e poi in Francia. Si stabilisce a Parigi e riprende la sua attività artistica, frequentando ambienti antifascisti e allacciando rapporti con artisti e galleristi che lo aiutano ad organizza la sua prima personale che si svolge dal 27 febbraio al 10 marzo 1934 nella Galerie Richard. Il primo maggio viene arrestato nei pressi di Vincennes nel corso dei festeggiamenti della giornata dei lavoratori. Il giorno successivo viene emesso nei suoi confronti un decreto di espulsione, eseguito alla frontiera con il Belgio. A Bruxelles, dove giunge la sera del 7 maggio, partecipa a una manifestazione nella Casa del popolo. Alloggia presso la sede dell’Esercito della Salvezza, fino a quando l’8 maggio non viene arrestato nuovamente, stavolta dalla polizia belga. Rinchiuso in carcere, il 15 maggio viene estradato in Lussemburgo. Da qui è espulso nuovamente verso la Francia dove raggiunge la località di Clermont-en-Argonne. Si porta poi ancora a Parigi, dove viene arrestato e condannato a tre settimane di carcere per contravvenzione al precedente decreto di espulsione. Trascorrono più di due anni nei quali cerca di regolarizzare la propria posizione nei confronti delle autorità del Paese ospitante, anche cercando una fonte di reddito da professione o occupazione “legale”. Allo scoppio della Guerra civile in Spagna, è fra i primi volontari ad accorrere, ritenendola una possibilità di sostentamento. Arriva nell’agosto 1936 a Barcellona. Qui, nella Caserma Carlo Marx, viene inquadrato come soldato. In seguito, constatate le sue referenze professionali, gli viene affidato l’incarico di trasformare in caserma il convento di Sarrià. In seguito a questo e altri incarichi analoghi, viene inquadrato nella 134. Brigata mista e nel settembre 1937 è presente ai combattimenti di Belchite. Incontra Giuliano Pajetta che, conoscendo le sue qualità artistiche, gli propone di rientrare a Barcellona e lavorare nel settore propagadana del Commissariato generale delle Brigate Internazionali, dove come grafico e illustratore di giornali politici repubblicani, sforna in continuazione idee grafiche, disegni, bozzetti per sculture, dipinti per le manifestazioni propagandistiche delle Brigate. Nel 1938 risulta iscritto nel PCE. Esce dalla Spagna nel febbraio del 1939 e si porta in Francia dove è internato a Saint-Cyprien, Gurs. Qui realizzerà con materiale di scarto, una scultura raffigurante Garibaldi eseguita per il 14 luglio 1939 e che farà da sfondo per una serie di fotografie di garibaldini detenuti nel campo. Viene poi portato al Vernet dove si trova dal giugno 1940 al 9 giugno 1942 quando viene consegnato, su sua sollecitazione e sulla base degli accordi di frontiera, a Mentone alle autorità fasciste e tradotto in Italia. Rimane nel carcere di San Vittore a Milano, dove il 25 luglio subisce un duro interrogatorio. La Commissione provinciale di Milano il 2 agosto decide per assegnarlo al confino di polizia per cinque anni da scontare nell’isola di Ustica per attività antifascista in Spagna come collaboratore di giornali repubblicani. Con l’imminenza dello sbarco alleato nel sud Italia, il ministero dell’Interno provvede a trasferire parte dei confinati sul continente con destinazione Renicci di Anghiari e Fraschette di Alatri. Stando alle stesse dichiarazioni di Giandante (in Canto di dolore e d’amore), in questa occasione, lui si trovi su uno dei convogli in trasferimento a Renicci, da dove evade il 14 settembre 1943. Durante la Resistenza, si sa che si trova a Milano nei giorni precedenti la Liberazione come certifica il lasciapassare della Brigata Matteotti Fogagnolo del 33. Distaccamento delle Divisioni Pasubio. È ipotesi condivisa che egli abbia svolto attività di collegamento con le forze della Resistenza, in particolare il Gruppo Corrente. Dopo la Liberazione, vive a Milano e collabora per breve tempo con la sezione stampa e propaganda della Federazione milanese del PCI. Conduce una intensa attività artistica in condizione di povertà e di isolamento totale nel suo studio di via Senato. Il Consiglio Regionale Lombardo il 7 novembre del 1976 conferisce a Dante Pescò la Medaglia d’Oro in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola. Nel 1984 viene ricoverato al Policlinico di Milano per una peritonite e poi trasferito a Castelleone (CR) dove muore il 17 novembre.