Savoye Jean di Henriette, nato il 15 maggio 1916 ad Aosta. Manovale, antifascista. Manovale. Renitente alla leva, era espatriato clandestinamente in Francia nel corso del 1936. L'anno successivo, il 26 agosto del 1937, cerca di entrare illegalmente in Spagna per arruolarsi volontario nell'esercito repubblicano spagnolo. Fermato al confine e condotto per controlli a Figueras (Catalunya), viene autorizzato a proseguire per Albacete (Murcia ), sede dei comandi e base principale delle Brigate Internazionali. Si arruola nella XII Brigata Internazionale Garibaldi (2. battaglione, 1. compagnia). Dopo un periodo d'addestramento, combatte per la prima volta a Fuentes de Ebro (Aragon) nell'ottobre del 1937. Nel febbraio del 1938 prende parte ad un'offensiva-diversivo in Extremadura: combatte a Castelnau de la Serena; poi mentre le Brigate Internazionali sono in fase di riposo, viene richiamato d'urgenza con la Brigata nel settore di Caspe Aragon), dov'è in corso un violentissimo tentativo di sfondamento fascista in direzione del Mediterraneo; mentre si tenta di circoscrivere l'attacco per evitare l'accerchiamento , Jean Savoye è ferito in combattimento al piede sinistro il 28 marzo del 1938; catturato dei franchisti, viene dato in consegna ai Regi Carabinieri, in servizio con le Camicie Nere del CTV (Corpo Truppe Volontarie). Rimpatriato a bordo della nave-ospedale Aquileia insieme ad altri prigionieri italiani, tra cui i piemontesi Carlo Vindrola (valsusino di Villardora) e l'ossolano Ettore Maffioli di Mergozzo, sbarca a Napoli dov'è detenuto per circa 4 mesi nel carcere di Poggioreale. Trasferito in detenzione ad Aosta, la Commissione provinciale per il Confino di Polizia lo destina per 5 anni alle Isole Tremiti. Nel frattempo viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche, Supplemento Sovversivi (schedina n. 0202/1938, cui dobbiamo l'unica fotografia conosciuta dell'antifascista valdostano). Rimane alle Tremiti fino alla fine del 1941, quando è trasferito su un'altra isola, Ustica. Dopo 5 mesi, per motivi non noti (probabilmente di origine disciplinare) viene trasferito in terraferma, prima nel carcere giudiziario di Palermo e poi in quello di Nicosia (Enna). Qui lo coglie lo sbarco alleato in Sicilia: liberato dagli americani, Savoye si arruola allora nel CIC (*), un reparto di volontari comandato del principe siciliano Giovanni Moncada. Combatte con gli alleati fino alla liberazione di Messina, quando il reparto viene smobilitato. Impossibilitato a risalire la penisola, Savoye riesce ad attraversare lo stretto e si porta in Calabria: qui conosce una ragazza di Rosarno, Rosina Bonnarigo, che sposa il 12 agosto 1944. Dopo la Liberazione espatria in Francia con la famiglia: si stabilisce a Villié Morgon (Rhône), in Route de Fleurie. Deceduto a Villié Morgon il 21 marzo del 1983.

(*) Forse Corpo Italiano di Combattimento.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio INSMLI – Milano (Fondo Aicvas, busta 50, fascicolo 187), Archivio Istituto “Parri” – Bologna (scheda Vanelli), Archives Institut d’histoire de la Résistance et de la société contemporaine en Vallée d’Aoste, Archivio Fondazione Feltrinelli-Milano (Bollettini Ricerche)