Perrella Antonio di Antonio e Tammaro Concetta (Tina), nato Il 29 marzo 1908 a Napoli. In Spagna sarà conosciuto come “El Italia”. Operaio, anarchico. Nato in una famiglia agiata, il padre è un imprenditore portuale di granaglie, viene cresciuto per 8 anni lontano dalla famiglia da una balia a Marano. Tornato a Napoli e riaccolto dai veri genitori, riprende gli studi. Abbandona l’Istituto Nautico dopo due anni e dopo una breve esperienza in fabbrica, a 16 anni si iscrive alla scuola di guerra della Marina. Imbarcato su un cacciatorpediniere, naviga in Europa. Viene congedato nel marzo 1930 come Sottocapo torpediniere e due anni dopo trasferito alla Capitaneria di porto di Genova. Nel 1931 dopo un breve rientro a Napoli si trasferisce a Marsiglia, dove tenta di aprire senza successo un commercio di vini, per cui di sposta in Spagna a Barcellona dove si avvicina agli ambienti antifascisti. Trova lavoro come commerciante di olio ed insegnante, e frequenta i gruppi anarchici del quartiere di Sants. Nel 1934 partecipa alle manifestazioni a sostegno della rivolta delle Asturie. In Italia viene iscritto nella Rubrica di Frontiera per il procedimento di arresto. Durante il colpo di stato militare fascista del 18 luglio 1936, prende parte a Barcellona alle battaglie in strada contro i militari insorti, partecipando alla presa dell’Hotel Colòn in Plaza de Catalunya e, con Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso, all'assalto della caserma di Atarazanas, tenuta dai ribelli. Per un certo periodo esercita funzioni di ordine pubblico nella città controllata dalle milizie operaie ed anarchiche. In quei giorni conoscerà Carmen Estellèz, anche lei anarchica, che diventerà la sua compagna di vita. Successivamente entra nella Colonna “Ortiz", organizzata dal sindacato dei falegnami, che combatte sul fronte d’Aragona. Il 25 agosto 1936, sposa Carmen nella sede del Consiglio d’Aragona, e i testimoni sono Joaquìn Ascaso, Antonio Ortiz e Angel Navarro, il tecnico militare. In seguito allo scioglimento del Comitè Central de las Milicias Antifascistas nel settembre 1936 e del decreto di militarizzazione delle milizie, il 31 dicembre 1936 è nominato maggiore di fanteria nell’Esercito Popolare, comandante del quarto battaglione della 116. brigata e prende parte ai combattimenti in Aragona, a Caspe e nella zona di Belchite. Nel 1937 è nominato istruttore presso la scuola di guerra di Barcellona, per poi ritornare al fronte nella 116. Brigata e poi nella 117. Brigata della 25. Divisione “Ascaso”, composte da membri della CNT-FAI. Tra il dicembre 1937 e il febbraio 1938 partecipa alla Battaglia di Teruel, riuscendo ad entrare il 20 gennaio con i suoi uomini nella città risalendo il fiume. Dopo aver resistito ai pesanti bombardamenti dei franchisti appoggiati dall’artiglieria italiana, è costretto il 22 febbraio 1938 a ritirarsi da Teruel con gli ultimi reparti, per mancanza di materiale. Promosso tenente colonnello, combatte sino alla fine della guerra. Sorpreso dalla resa del fronte del Centro, cerca un’impossibile salvezza sulla costa. Negli ultimi giorni di marzo del 1939 viene arrestato nel porto di Alicante, dove aveva tentato invano di imbarcarsi. Rimane per tre mesi imprigionato nel forte di Santa Barbara e per altri tre mesi nel castello di San Fernando a Figueras, prima di essere trasferito nel campo di Elche, una fabbrica di munizioni dismessa trasformata in campo di prigionia, dove rimane altri tre mesi. La moglie dopo alcuni tentativi falliti, riesce a fuggire con la figlia e la madre in Francia dove trova lavori precari come cameriera e tenta invano di aver notizie di Antonio dai comitati di aiuto ai profughi. Ricevuta una lettera da Figueras rientra in Spagna, ma quando arriva Antonio è già in viaggio per Elche, dove finalmente riesce ad incontrarlo. Grazie a documenti falsi Perrella riesce a farsi rilasciare nel dicembre 1939 ed a raggiungere Barcellona. Rimane due giorni nascosto, ma poi, per il rischio di essere scoperto, si mette in viaggio per uscire dal paese. Attraversati clandestinamente i Pirenei trova rifugio ad Andorra dove trova lavoro come manovale. Rientrato in Spagna per aiutare la moglie e la figlia ad attraversare la frontiera, viene arrestato dalla Guardia Civil e lo stesso accade poco dopo alla moglie che lo attendeva. Imprigionato a Lleida Perrella è condannato ad una pesante pena, senza però che venga scoperta la sua vera identità. Trasferito il 20 giugno 1940 nel campo di concentramento di Miranda de Ebro, è incorporato in un battaglione di lavoratori forzati. Trasferito poi a Burgos, Madrid e Toledo, il 31 luglio 1940 è rilasciato con la condizionale. Rientrato a Barcellona vive con la famiglia in una grave miseria. Continuamente sorvegliato dalla polizia, trova lavoro a Vinaroz in una miniera. Tornato a Barcellona, il 2 giugno 1941 nasce il figlio. Riprende il lavoro nella CNT (Confederaciòn Nacional del Trabajo) clandestina e nel 1945 è nominato segretario della difesa del Comitato Regionale della Catalogna e della Baleari della CNT e agente di collegamento con la Resistenza. Il suo incarico è di prender in consegna le armi e distribuirle. Ai primi di novembre del 1945, è arrestato con altri 36 compagni all’uscita da una riunione clandestina e torturato per un mese presso gli uffici della polizia. Sfugge alla morte per l’intervento del Consolato Italiano che, saputa la sua nazionalità, fa pressioni sulle autorità. Il 22 dicembre 1945 è trasferito nel carcere Modelo di Barcellona insieme alla sua compagna Carmen, imprigionata per un breve periodo nonostante la gravidanza di sei mesi. Il 7 giugno 1946 viene liberato con la condizionale e dopo una settimana di permanenza nel consolato italiano, viene imbarcato e riesce a far ritorno in Italia nel mese di dicembre, stabilendosi a Ventimiglia. Carmen ed i quattro figli riescono a raggiungerli un anno e mezzo dopo. Riprende la militanza attiva nella FAI (Federazione Anarchica Italiana), nell’USI (Unione Sindacale Italiana) e collabora a numerose pubblicazioni anarchiche italiane e spagnole come “Le Combat Syndicaliste”, “Espoir” e “Umbral” con lo pseudonimo di “Antonio Pereira”. Allo stesso tempo mantiene i contatti con i gruppi spagnoli della Resistenza e con il governo repubblicano in esilio. Nel 1952 organizza il passaggio in Spagna dalla Francia di Josep Lluis Facerias, guerrigliero anarchico che cadrà a Barcellona il 30 agosto 1957 in un agguato della polizia. Nel settembre del 1968, Perrella, nonostante il suo cattivo stato di salute, partecipa alla giornata di apertura del congresso internazionale anarchico di Carrara. Muore il 16 marzo 1969 a Ventimiglia dopo una lunga e dolorosa malattia. Nel 2019 le figlie Nadya e Sol pubblicano il romanzo autobiografico di Perrella, completato dalla moglie Carmen, col titolo "La Pelle del Toro" (Ed.Solfanelli). Nel 2021 Nadya Perrella curerà la pubblicazione di un libro di poesie del padre presso l’editore Tabula Rasa.