Salvini Cristofano di Luigi e Porrini Giulia, nato il 7 settembre 1895 a Casole d'Elsa (Siena). Muratore, socialista. Secondo di sei figli, frequenta solo le prime classi elementari. Inizia poi a lavorare come bracciante, minatore nei banchi di magnesia di Querceto e poi come muratore. Chiamato alla leva alla vigilia del 24 maggio 1915, partecipa alla prima guerra mondiale. Rientrato a casa alla fine del 1918 o inizi del 1919 aderisce al Partito Socialista Italiano. Segnalato dalla polizia quale assiduo partecipante a manifestazioni antifasciste, viene arrestato il 30 novembre 1919 dopo un diverbio con un ex interventista. Processato il 13 dicembre 1919 è condannato ad un mese di carcere con la condizionale. Qualche settimana dopo agli inizi del 1920 Salvini è eletto segretario della Lega dei braccianti e dei terrazzieri e della sezione casolese del PSI. Alle elezioni del 1920 il PSI di Casole ottiene una netta affermazione e Salvini è eletto assessore. Nel 1921 dopo la scissione di Livorno aderisce al Partito Comunista d’Italia continuando l’incarico di assessore e divenendo al contempo segretario della locale sezione del Partito Comunista d’Italia. Dopo la presa del potere del fascismo, visto il perdurare delle violenze, Salvini dopo bastonature e purghe è costretto il 12 novembre 1923 all’espatrio in Francia con i fratelli Guido ed Ottavio. Si stabilisce a Nizza (Costa Azzurra) e lavora nei cantieri edili. Aderisce ai gruppi di lingua italiana del Partito Comunista francese frequentando gli altri fuoriusciti italiani. Ritorna a Casole una sola volta il 20 ottobre 1925 per accompagnare il fratello malato e viene subito bastonato dai fascisti per cui torna in fretta a Nizza. Il primo aprile 1927 si imbarca per l’Algeria stabilendosi a Costantina per quasi un anno, senza svolgere attività politica. Poi nel marzo 1928 torna in Francia a Parigi riprendendo il lavoro del muratore. Si iscrive alla cellula comunista della Gare de Lyon e viene chiamo “Tosca” per la sua origine toscana. Dal 1930 si allontana dalla maggioranza del Partito Comunista in dissenso con la teoria del socialfascismo del Komintern. Arrestato a seguito di una manifestazione il 31 maggio 1931, essendo privo di documenti regolari è espulso in Belgio. Impossibilitato a trovare lavoro sempre perché privo di documenti regolari, è arrestato, espulso in Lussemburgo ed ancora espulso dal Granducato, per rientrare in Belgio e poi in Francia dove nell’agosto 1931 ottiene la carta di identità francese. Ormai in totale dissenso dal PCd’I, Salvini aderisce ai trotskisti della NOI (Nuova Opposizione Italiana).Il gruppo si scioglie alcuni mesi dopo e Leonetti e Tresso si riorganizzano intorno alla Lega Comunista internazionalista (Bolscevico-Leninista). Fallita l’esperienza, si forma il piccolo gruppo trotskista “La Nostra Parola”, a cui aderisce Salvini insieme a Di Bartolomeo e Virginia Gervasini. Seguendo le indicazioni di Trotsky Salvini con altri del gruppo si iscrive a Partito Socialista con l’intento di radicalizzarlo dall’interno, operazione che non ha successo. Sempre a corto di denaro, Salvini continua a fare ogni tipo di lavoro, spesso in nero. Scoppiata la guerra in Spagna viene informato dal bordighista Emilio Lionello (Giacchetta) che Giustizia e Libertà sta reclutando volontari per la Spagna. Si presenta il giorno dopo, 14 agosto 1936, e parte. Giunge a Barcellona dove incontra Nicola Di Bartolomeo arruolandosi il 29 agosto 1936 nella Colonna Internazionale Lenin del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), un piccolo partito comunista antistalinista. Al comando di Enrico Russo lascia Barcellona il 30 agosto per raggiungere il fronte di Huesca. Il reparto entra subito in combattimento impadronendosi di Casetas de Quicena, combattendo poi nei dintorni del manicomio di Huesca e occupando Estrecho Quinto e Monte Aragon. Dopo il decreto di militarizzazione delle milizie, Salvini rimane comunque al fronte e continua a combattere nella 29. Divisione, il nuovo nome della “Lenin”. Di Bartolomeo espulso dal Gruppo Bolscevico-leninista fonda un nuovo raggruppamento chiamato “Soviet” con Virginia Gervasini in contrasto col POUM e con il Segretariato Internazionale al quale aderisce Salvini. Dal fronte pubblica sul giornale “Le Soviet” una lettera ai compagni del Battaglione Garibaldi, invitandoli a battersi per la rivoluzione e non per la democrazia borghese. Il 14 aprile partecipa ai combattimenti di Carrascal de Huesca. Il 3 maggio a Barcellona scoppiano gli scontri tra il governo autonomo catalano (Generalitat) e gli anarchici spalleggiati dal POUM. Negli scontri che proseguono fino al 7 vengono assassinati tra gli altri Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Con la vittoria del governo inizia la repressione contro il POUM e i gruppi trotskisti. Salvini lascia il fronte il 30 giugno 1937 poco prima dello scioglimento della divisione il 5 agosto. L’8 agosto partecipa alla commemorazione di Carlo Rosselli assassinato in Francia col fratello su mandato dei fascisti italiani. Da questo momento è costretto a nascondersi circa un mese per sfuggire alla polizia che arresta Emilio Lionello e Pietro Mangraviti. Chiesto aiuto alla CNT, il sindacato anarchico, l’8 settembre 1937 è mandato in Aragona nel settore di Belchite per lavori stradali per l’esercito. Li lavora fino al 9 marzo 1938, quando inizia la ritirata in Aragona. Poi viene trasferito in una compagnia del Genio adibita a lavori di fortificazione nella zona di Teruel. Smobilitato al ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano è portato il 27 ottobre 1938 nel campo di raccolta di Cardedeu. Uscito dalla Spagna il 6 febbraio 1939, è internato nel campo di Argelès e successivamente il 20 luglio 1939 a Gurs. Lì scrive sulla rivista del Partito Comunista Internazionalista descrivendo le pessime condizioni di vita nel campo e la difficoltà di convivenza con gli stalinisti. Per uscire dal campo nel marzo 1940 aderisce alla 253. compagnia di lavoro per stranieri per eseguire lavori per l’esercito francese a Pas-de-Calais. Catturato dai tedeschi a Dunquerque è inviato in campo di concentramento e successivamente portato in Belgio a Bruxelles. Tradotto in Italia il 25 giugno 1940 è arrestato al Brennero al rientro. Condotto a Siena e interrogato ammette di essersi arruolato nelle milizie repubblicane spagnole e di aver preso parte a combattimenti. Deferito alla Commissione Provinciale viene assegnato il 2 agosto 1940 a 5 anni di confino alle isole Tremiti. Liberato il 21 agosto 1943 alla caduta del fascismo, rientra al paese natale dove riprende a lavorare come muratore. Fa forse parte del locale Comitato di Liberazione Nazionale e ricopre la carica di assessore al Lavori Pubblici dal 15 giugno 1945 fino alle elezioni amministrative del 1946. Si iscrive la PSI rimanendo in contato con Nicola Di Bartolomeo che ha formato il Partito Operaio Comunista sezione italiana della IV Internazionale. Scrive il racconto autobiografico "Dopo inaudite sofferenze,,," e una commedia inedita. Alla scissione del PSI aderisce al PSLI di Saragat. Ancora attivo muratore, muore a Casole d’Elsa (Siena) il 23 novembre 1953 stroncato da un tumore.