Baratto Ernesto di Antonio e Tomasetto Santa, nato il 5 agosto 1902 a Paese (Treviso). Contadino, operaio ferroviere, socialista. Frequenta la scuola di avviamento commerciale prima in Italia e poi in Australia dove si trasferisce Tnel 1925 a Townsville (Quensland). Lavora come tagliatore stagionale nelle piantagioni di canna da zucchero. Lì comincia ad interessarsi alle problematiche del movimento operaio entrando in contatto con gli anarchici veneti, Francesco Carmagnola e Isidoro Bertazzon. Dal 1927 è iscritto al Partito Comunista australiano ed al sindacato Working Union. Nel 1929 la Prefettura di Treviso chiede informazioni su di lui al consolato, perché ritenuto il mittente di numerose copie del libello satirico antifascista “Il becco giallo” inviate in Italia ed il consolato conferma la sua ideologia antifascista. Nell’estate del ’31 il console di Townsville informa il Ministero dell’Interno che ad una pubblica riunione Baratto ha preso la parola dichiarando di essere sempre stato socialista; è inoltre impegnato a svolgere nel distretto di Macknade attività finalizzate a neutralizzare la disoccupazione fra i connazionali. Il 12 maggio 1933 ottiene la cittadinanza australiana e negli anni successivi continua a difendere i lavoratori italiani che lavorano nella regione collaborando con il Partito Comunista australiano nel richiedere misure di controllo di una epidemia di leptospirosi, adoperandosi in qualità di segretario del Gruppo Italiano contro la guerra e il fascismo di Mourylian, affinché le autorità competenti concedano il permesso di bruciare le canne prima della raccolta per arrestare il dilagare della malattia. Allo scoppio della guerra civile in Spagna comunica alla stampa di voler partire volontario. Le spese di viaggio gli vengino anticipate dal Gruppo Italiano contro la guerra ed il fascismo di Mourylian. Sembra sia l’unico italiano a partire dall’Australia. Lascia Sidney il 10 dicembre 1936 sul piroscafo “Strathaid”, giungendo il 15 gennaio a Marsiglia. Giunge in Spagna il 17 gennaio 1937 con una lettera di presentazione del Partito Comunista. Viene arruolato nel gruppo italiano del Battaglione Dimitrov (XV Brigata Internazionale) comandato da Carlo Penchienati, con cui combatte la battaglia del Jarama. Successivamente passa al Battaglione di Fabbricazione e Recupero ed allo scioglimento di tale reparto, per disposizione della Sottosegreteria all’Armamento è assegnato alla officina n° 78 di Madrid come ufficiale alle riparazioni col grado di tenente. Durante la sua permanenza in Spagna scrive al padre diverse lettere, usando come recapito un indirizzo francese (L. Voitel – 13 Galerie Vivienne – Paris 2°) che gli raccomanda di utilizzare per evitare persecuzioni. Il 9 aprile 1937 gli scrive che resterà in Europa qualche anno, ma di voler far ritorno in Australia, perché le tradizioni inglesi si adattano meglio al suo “temperamento”. Il 3 febbraio 1938 è rientrato in Francia a Parigi. È sempre in buona salute, ma non comprende perché i suoi famigliari sostengano di non ricevere sue notizie, dal momento che, afferma, scrive loro ogni mese. Torna definitivamente in Australia a Melbourne nel febbraio 1939 col piroscafo “Oxford”. Accolto presso la Casa d’Italia di Melbourne da una folla festante, partecipa in seguito ad una serie di conferenze presso le comunità italiane del Queensland settentrionale per diffondere la sua testimonianza di volontariato. Successivamente in trasferisce in Nuova Zelanda dove trova lavoro in una miniera di carbone a Runanga sulla costa occidentale. Allo scoppio della seconda guerra mondiale nel giugno del 1940 è arrestato ed internato come potenziale nemico nel campo di Matiu-Somes Island (Wellington Harbour). Una campagna promossa dal Democratic Defence Commitee, un comitato allestito dalla attivista comunista Elizabeth “Gran” McGowan allo scopo di supportare le famiglie dei militanti imprigionati per la loro attività pacifista, di opporsi alla guerra e alla repressiva legislazione di guerra portata avanti dal governo, ne ottiene la liberazione dopo pochi mesi, il 2 ottobre 1940, epoca in cui compare su Common Cause, il giornale della Miners’ Federation of Australia, un articolo in prima pagina intitolato “Anti-Fascist Imprisoned”, in cui l’internamento di Baratto è descritto come un “esempio scioccante della penalizzazione degli antifascisti a causa della loro nazionalità”. Il procuratore generale Rex Marson risponde nel giornale del Labour Party che l’imprigionamento di Baratto era stato il risultato di un completo malinteso dovuto alla sua scarsa padronanza dell’inglese e al suo temperamento eccitabile. Malgrado la sua cittadinanza australiana e la sua provata fede antifascista, rimane soggetto alla normativa di emergenza per il controllo degli stranieri (Aliens Control Emergency Regulations) per tutto il periodo in cui la Nuova Zelanda rimane in guerra con l’Italia. Nel dopoguerra continua il suo impegno politico come membro del New Zealand Labour Party. Stabilitosi a Auckland, nel nord del paese, nel 1949 sposa un’italiana (di cognome Moresco, originaria di Silea, in provincia di Treviso) e continua a lavorare come minatore. Nel 1974 compie un viaggio in Italia e coglie l’occasione per incontrare l’amico ed ex compagno di lotta in Spagna Pietro Nenni. Al suo ritorno muore a causa di un attacco cardiaco nel 1974. Nel 2009 l’Italian Historical Society di Melbourne ha ricevuto in donazione una “Collezione Baratto”, comprendente fotografie, ritratti, certificati di nascita, di naturalizzazione e diplomi del brigatista trevigiano.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni raccolte da Francesca Pierobon per il volume Scegliersi la parte. Antifascisti trevigiani volontari nella guerra civile spagnola (1936-1939) , Il Poligrafo 2022.