Pellegrini Giacomo di Carlo e Biasoni Marianna, nato il 12 agosto 1901 a Osoppo (Ud). Pubblicista, comunista. Attivo politicamente dal 1919, si iscrive al Partito socialista e partecipa alle lotte del "biennio rosso" in Friuli quando è ancora studente di ingegneria presso il Politecnico di Milano. Nel giugno 1921 entra nel Partito comunista e dal 1922 al 1926 è nel Comitato direttivo della Federazione di Udine. Nel gennaio 1926 è delegato al 3. congresso del Pcd'I a Lione. Rientrato in Italia, in maggio si trasferisce a Roma sotto il nome di Antonio Valeri e svolge attività  di propaganda tra studenti e operai. Il 5 luglio 1926 viene arrestato e incarcerato a Regina Coeli, rinviato con sentenza istruttoria n. 176 del 21 settembre 1927 al Tribunale Speciale e condannato da questo con sentenza n. 39 del 17 ottobre 1927 (Reg. Gen. n. 259) per associazione sediziosa e propaganda sovversiva ad otto anni, sei mesi e sette giorni di detenzione, che sconta nelle carceri di Saluzzo (1927-1931) e Firenze (1931-1932), oltre che ad una multa di 3475 lire e tre anni di vigilanza speciale. L'11 novembre 1932 è liberato per amnistia (R.D. n. 1403 del 5 novembre 1932) e nel gennaio successivo espatria clandestinamente. Dopo un breve periodo in Romania, si trasferisce in Francia, a Parigi, dove lavora per il Partito comunista, che nel 1933 lo invia in Urss, alla Scuola leninista di Mosca, dove resta fino all'agosto 1935, quando torna a Parigi. Il 4 agosto 1936 entra in Spagna, il 12 raggiunge Barcellona con Negarville, Grassi e Scotti. Assegnato alla colonna “Carlo Marx”, formazione delle Brigate internazionali organizzata dal PSUC (Partito Socialista Unificato della Catalogna), combatte sul fronte di Tardienta e Huesca fino all'ottobre 1936, poi è a Madrid, Valencia, Barcellona, con funzioni organizzative interne al partito e di collegamento con le Brigate internazionali. Nell'ottobre 1937 rientra in Francia, dove lavora nell'ufficio di segreteria del Centro estero del Pcd'I a Parigi. Nel febbraio 1939, sotto il falso nome di Redi, torna clandestinamente in Italia per svolgere un'importante missione clandestina, volta alla formazione di un nuovo Centro interno a Genova, in sostituzione di Cesare Massini, che prima della partenza si è accorto di essere sorvegliato. Arrestato a Genova il 6 marzo 1939 con Giuseppe Tombetti (“Romeo”) a causa del tradimento di quest'ultimo, che si è precedentemente accordato con la polizia fascista, e delle manovre dell'agente provocatore Luca Ostéria, il 2 febbraio 1940 è rinviato con sentenza istruttoria n. 9 al Tribunale Speciale, che il 2 marzo 1940 lo condanna con sentenza n. 29 (Reg. Gen. n. 129/1939) a vent'anni di reclusione per organizzazione comunista, propaganda sovversiva, uso di atti falsi, con l'aggravante della recidiva. Resta nel reclusorio di Civitavecchia fino al 1943, poi è trasferito nel carcere di Castelfranco Emilia. Liberato il 24 agosto 1943, torna a Roma, dove lavora alla segreteria del Pci, organizzando le formazioni partigiane di Lazio, Umbria e Abruzzo, fino al maggio 1945, quando viene inviato a Trieste per un anno come rappresentante della direzione del partito nella difficile trattativa con i comunisti jugoslavi sul futuro della regione. Dopo la Liberazione è tra i collaboratori di Togliatti, dal dicembre 1945 al febbraio 1969 membro del Comitato centrale del Pci, dal 1955 al 1960 membro della Direzione del partito, nel 1969 membro della Commissione centrale di controllo. Inoltre dal 1946 al 1956 è segretario regionale delle tre Venezie, dal 1957 al 1960 segretario regionale del Friuli-Venezia Giulia, dal 1964 al 1973 membro del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, di cui è vicepresidente nel 1968. Il 28 giugno 1946 è proclamato deputato all'Assemblea Costituente, eletto nella circoscrizione di Udine. Nel 1948 è proclamato senatore di diritto e viene confermato al Senato, nella circoscrizione del Friuli-Venezia Giulia, per due legislature, nel 1953 e nel 1958; nel 1963 si ricandida ma non viene eletto. Negli anni della “guerra fredda” Pellegrini è incluso tra “i 40 spietati del comunismo italiano” nel libello compilato dalla CIA e largamente diffuso in Italia dalle organizzazioni anticomuniste. Nel 1954 è inoltre oggetto di una campagna denigratoria a mezzo stampa da parte del movimento anticomunista "Pace e libertà ", sulla base delle dichiarazione dell'ex agente dell'Ovra Luca Ostéria, che accusa Pellegrini di delazione dei compagni verso la polizia fascista al momento del suo arresto a Genova nel 1939. Muore a Udine il 27 agosto 1979 e viene seppellito nel cimitero di Osoppo.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Annotazioni: Organizzatore di formazioni partigiane in Lazio, Umbria e Abruzzo

Revisore: Elena Scarfi

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