Panzeri Alessandro di Albino e Brambilla Attilia nato il 17 ottobre 1899 a Biassono (Milano, oggi Monza-Brianza). Ebanista, comunista. La famiglia, che abita a Biassono in Cascina Mantova, ha cinque figli: Maria, Erminia, Annunciata, Mario e Alessandro. Nel 1913 i Panzeri si trasferiscono a Lissone e abitano in via Bernardino Luini nei pressi della stazione, lungo la ferrovia. Panzeri lavora come lucidatore in un locale mobilificio e conosce e fa amicizia con Carlo Mariani e Leonardo Vismara, futuri combattenti antifranchisti di Spagna. Da una foto in divisa militare si può pensare che sia uno dei “Ragazzi del ‘99”, cioè che abbia combattuto nella Prima Guerra Mondiale, Nell’immediato dopoguerra, partecipa alle lotte rivendicative del periodo, insieme a giovani socialisti di Lissone e subisce più di un arresto per partecipazione a manifestazioni politico-sindacali. Dopo la fondazione del Partito Comunista d’Italia, a Lissone si costituisce una cellula comunista, di cui è segretario Leonardo Vismara, che ha tra gli iscritti sia Panzeri che Carlo Mariani. Per rimarcare la sua fede politica Panzeri si fa tatuare sul petto la falce e martello. Venuto a conoscenza di una progettata “impresa” fascista per distruggere la Casa del popolo di Desio, con Vismara si reca sul posto e respingono con altri, il vile attacco. Nel settembre del 1923 subisce una condanna per vilipendio alle istituzioni e, nel 1924, espatria in Francia, a Lione e sposa la sarta Teresa Mulazzi detta Emilia. In seguito rientra in Italia e vi rimane fino al 1937. Nell’ultima decade di settembre dello stesso anno, d’intesa con Carlo Mariani e Leonardo Vismara, realizza l’espatrio clandestino in Svizzera per raggiungere la Spagna repubblicana. Il passaggio avviene così: i tre si recano a Sondrio in treno e a piedi raggiungono la località di Chiesa di Val Malenco dove sono attesi dall’alpino passeur Aldo Negrini, che si è impegnato ad accompagnarli nell’impresa. La notte tra il 25 e il 26 settembre si dirigono al Passo del Muretto ed eludono la sorveglianza della Guardia di Finanza confinaria raggiungendo Sils Maria vicino a Saint Moritz in territorio elvetico attesi dallo scultore, forse comunista, Delsin. I tre raggiungono Basilea, passano la frontiera francese a Saint Louis e da qui in treno arrivano a Parigi, continuano per Perpignano varcano la frontiera spagnola fino a Barcellona Dalla capitale catalana si recano ad Albacete e si arruolano nella XII Brigata Internazionale “Garibaldi”. Panzeri è inquadrato nella 1. Compagnia del 1. Battaglione come soldato semplice, fuciliere. Nel febbraio del 1938 partecipa ai fatti d’arme di Campillo in Estremadura e nel marzo-aprile successivi è presente nella ritirata da Caspe all’Ebro. Nello svolgimento di questa azione Panzeri sbandato. Arrestato alla frontiera spagnola, si giustifica con motivi di stanchezza e scoraggiamento. La conseguenza è il suo trasferimento all’interno della Brigata alla 4. Compagnia del 3. Battaglione quale barelliere. Così inquadrato partecipa alla battaglia dell’Ebro e ai primi di settembre è ferito gravemente alla gamba sinistra. Ricoverato all’ospedale di Matarò, nei pressi di Barcellona, vi rimane degente per circa quattro mesi. Uscito di Spagna nei primi di febbraio del 1939 è internato nel Campo di Argelès-sur- Mer. Qualche mese dopo è trasferito nel Campo di Gurs e nel giugno 1940 a quello del Vernet d’Ariège. Sulla base degli accordi derivanti dalla Commissione Italiana di Armistizio con la Francia (CIAF), Panzeri richiede al Comitato di Agen, sito nel dipartimento dell’Alta Garonna, il rimpatrio. Condotto alla frontiera di Mentone viene consegnato alle autorità italiane confinarie. Tradotto a Milano nelle carceri di S. Vittore, dove il 15 settembre 1941 affronta l’interrogatorio di prammatica. Il 15 ottobre 1941 la Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia dispone il provvedimento di cinque anni da scontarsi a Ventotene, quale combattente antifranchista di Spagna. Nell’isola rimane fino all’agosto1943 quando è liberato. Dopo l’8 settembre, rientrato in Brianza partecipa attivamente alla lotta resistenziale Dopo la Liberazione risiede a Lissone e poi a Desio militando nel PCI È morto a Monza il 29 giugno 1959.