Pallone Alberto di Camillo e Posta Lorenza, nato il 20 giugno 1897 a Sgurgola (oggi in provincia di Frosinone, allora di Roma). Fabbro e musicista, comunista. Il padre è un fabbro ed Alberto ha sette fratelli. Dopo aver frequentato le scuole elementari, poco più di un ragazzino, inizia a lavorare con i fratelli nell’officina del padre. La famiglia ha una forte tradizione antifascista, ben nota alla polizia. L’altra passione che unisce la famiglia è quella per la musica. Alberto impara così a suonare la tromba e poi il bombardino, che è una specie di trombone. Il 4 luglio 1916 è chiamato alle armi, venendo assegnato al Genio Zappatori. Insieme al fratello minore è spedito ad Asiago, dove compie un atto di coraggio. Quando un ufficiale chiede che uno dei due fratelli vada in prima linea, Alberto senza esitazioni si fa avanti offrendosi volontario per proteggere il fratello. Un soldato che ha visto la scena gli dice che ha compiuto un atto rivoluzionario. Da allora cambia qualcosa in Alberto che inizia ad interessarsi alla rivoluzione russa ed alle idee marxiste. Dopo la Prima guerra mondiale, rientrato al paese, manifesta con i fratelli accese idee rivoluzionarie, iscrivendosi nel 1920 al Partito Socialista e l’anno successivo, alla sua fondazione, al Partito Comunista, Diventa così uno degli organizzatori del movimento antifascista locale, guidando anche scontri contro i fascisti. Nell’aprile 1925, visto che gli viene reso impossibile lavorare, decide di raggiungere il fratello che da due anni si trova negli Stati Uniti. Non riuscendo ad ottenere il visto decide di andare in Canada, recandosi per il visto all’ambasciata canadese di Parigi (non c’è la rappresentanza canadese in Italia), presentandosi come contadino. Giunge così in Canada a Windsor nell’Ontario. Da lì affitta una barca con 50 dollari e attraversa il lago Ontario raggiungendo gli Stati Uniti a Detroit nel Michigan, dove già si trovava il fratello Gustavo, che non lo aspettava. Alberto candidamente gli dice: “Ho guardato sempre l’Occidente e ti ho trovato”. A Detroit lavora alla Ford, poi fa altri piccoli lavoretti e dopo un anno, insieme al fratello, si trasferisce a New York. Lì entra in contatto con esponenti del Partito Comunista americano tra cui il tramviere William Foster che è il Segretario Generale. Oltre al lavoro politico, entra anche nella banda musicale del Partito, dove è l’unico italiano. Secondo la polizia italiana, dagli Stati Uniti spedisce ad amici e conoscenti in Italia lettere dove esalta l’organizzazione del Partito negli Stati Uniti, accludendo materiale di propaganda. Coinvolto in una rissa tra un compagno ed un poliziotto, è condannato ad un anno di carcere, che sconta nell’anno 1933. All’uscita riprende a suonare e fare piccoli lavoretti, tra cui il lavapiatti. Nel 1935 la sua situazione si complica ed è costretto a vivere da clandestino, con i documenti di un morto, facendosi chiamare “Strada”. Scoppiata la guerra civile in Spagna, Alberto Pallone è invitato da partito a partire come volontario. Si imbarca nel marzo del 1937 da New York per la Spagna con un falso passaporto intestato ad Alberto Palas Monte. Giunge a Le Havre, poi a Parigi, Perpignan, per poi passare a piedi clandestinamente i Pirenei. Dopo un breve soggiorno a Figueras, raggiunge la Base delle Brigate Internazionali ad Albacete. Qui è arruolato nella XII Brigata Garibaldi, partecipando soprattutto all'attività della banda musicale. In una lettera al fratello scrive le sue impressioni: “…Dopo incominciò la parata. Lungo le strade non si vedeva altro che pugni in alto e battimano. Quando arrivammo nel Colosseo [Plaza de Toros] dove ieri si divertivano a vedere un povero toro morire a forza di persecuzioni del toreador, oggi quel posto sotto il sistema democratico se ne serve per fare le nostre feste proletarie, senza uccidere barbaramente nessuna povera bestia. Quindi vedi proprio una nuova vita…”. Il 27 maggio 1937 scrive ancora al fratello: “Carissimo fratello, da sabato ci siamo spostati tutta la banda all’Est della Spagna in una cittadina chiamata Benissa. Andando giù dall’Altopiano di Albacete per mezzo di un bus, si attraversava la bella campagna piena di grano pesante, che mai ho veduto in vita mia, vigne frutteti di tutto ciò che può creare la natura. Più tardi passammo ad Alicante. Che bella città! Piena di alberi, di palme, più si gira e più si vede la bellezza in questo incantevole paese. Poi traversando montagne alle ore 5 arrivammo in un convento dove, nella chiesa riadattata dove risiedeva l’altare maggiore, si vedevano figure di soldati con pugno in alto e fucile. A destra dell’ingresso della chiesa una grande cappella. Nel posto dell’altare si vede la compagna, la Pasionaria, e nella tale cappella si vende bevanda e altri generi alimentari. Poi ci portarono nel refettorio a mangiare. Dove ieri mangiavano i frati oggi si vedono mangiare soldati in convalescenza, soldati in licenza e i contadini che lavoravano nel convento, mentre oggi la terra appartiene a loro. Si mangia molto bene. Dopo la cena facemmo il giro per il paese con tutta la popolazione. I contadini, sapendo che la banda apparteneva a loro, mantenevano i ragazzini in ordine nei piccoli marciapiedi. Il popolo non si vedeva altro che con il pugno in alto a gridare a più non posso: Viva la Brigata Internazionale! Viva la Russia!”. Iscritto nel Bollettino delle Ricerche - Supplemento Sovversivi e nella Rubrica di Frontiera già dal 1931 per la perquisizione in caso di rientro in Italia, dopo la sua partenza per la Spagna la sua scheda viene modificata nel 1938 inserendo il provvedimento di arresto. E’ probabile che partecipi all’ultima offensiva repubblicana sull’Ebro, quando a causa della scarsità di soldati, tutti gli uomini validi sono mandati al fronte. A seguito della decisione del governo repubblicano, nel settembre 1938, di ritirare dal fronte i volontari internazionali, Pallone è avviato ad un campo di smobilitazione. A seguito del crollo del fronte catalano esce dalla Spagna nel febbraio 1939 ed internato in Francia nei campi di Saint-Cyprien, Gurs e al Vernet. Nel 1942 dalla Francia collaborazionista di Vichy, è tradotto in Italia. Arrestato alla frontiera è deferito alla Commissione provinciale che lo assegna al confino a Ventotene. Risulta liberato il 7 agosto 1943 alla caduta del fascismo e rientrerà nella stessa imbarcazione che trasporta Sandro Pertini. Si porta a Sgurgola dove trascorre gli anni fino al termine della II guerra mondiale. Nel dopoguerra rientra a Roma ed è aiutato dal Partito Comunista che gli trova un posto da uscere presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Nel dicembre 1948 sposa Scardavelli Giselda e si stabiliscono a Garbatella nel cosiddetto “Albergo Rosso. Negli anni successivi proseguirà la sua attività politica a favore del Partito Comunista nel quartiere. Per molti anni seguirà i funerali dei compagni, sempre suonando il bombardino. Muore il 12 luglio 1977. Il 20 giugno 2022 l’VIII municipio di Roma pone una targa davanti alla sua abitazione all’Albergo Rosso in Piazza Eugenio Biffi con il seguente testo: ”Qui visse Alberto Pallone, nome di battaglia Bombardino, esule politico, combattente internazionalista per la repubblica in Spagna. Fu confinato a Ventotene e poi, nell’Italia liberata, cittadino della sua amata Garbatella. Di lui ricordiamo l’impegno politico, la militanza e l’amore per la musica. Sgurgola (FR) 20/6/1897 – Roma 12/7/1977 ”.