Pajetta Pietro di Carlo e Mira Catò Caterina, nato a Taino (Varese) il 7 gennaio 1914. Impiegato, comunista. La famiglia emigra dal paese quando Pietro ha due anni e dopo diverse residenze, si trasferisce nel 1934 a Savona in via Sormano 10-10. Pietro trova impiego alla Stipel di Novara, poi viene chiamato alle armi e partecipa alla guerra d’Etiopia col grado di caporal maggiore dei Bersaglieri. Smobilitato lo troviamo impiegato alla Banca Popolare di Luino, filiale di Angera. In precedenza si è fatto però notare come elemento sovversivo, per cui la Federazione fascista interviene sulla banca ottenendone il licenziamento. Pietro a questo punto rientra il 19 ottobre 1937 a Savona presso la famiglia e decide di partire volontario per la Spagna Repubblicana, decisione che determina l’iscrizione nella Rubrica di Frontiera per l’arresto (schedina 0665). Giunto in Spagna si arruola nella Brigata Garibaldi col falso nome di Pietro Malegari. Nel febbraio 1938, terminato il periodo di addestramento a Quintanar de la Republica, paesino non lontano da Albacete, giunge in Extremadura nel paese di Campillo, dove combatte col grado di sergente mitragliere. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento dell’arresto. Dopo la fallita offensiva in Extremadura viene trasferito d’urgenza con la Brigata in Aragona per cercare di contrastare una pesante offensiva franchista. La Brigata viene accerchiata e costretta a ritirarsi dopo accaniti combattimenti a Caspe, e successivamente al basso corso dell’Ebro, mentre le forze franchiste vittoriose raggiungono il Mediterraneo il 15 marzo a Vinaroz, tagliando in due il territorio repubblicano. Il 18 marzo 1938 Pajetta viene ferito e rimane mutilato della mano e del polso destro. Alla fine del 1938 rientra in Francia dov’è assegnato al domicilio coatto ad Aurillac (Cantal). Dopo il patto russo-tedesco e lo scioglimento del partito comunista francese Pajetta, col vicentino Bruno Tosin, trova lavoro presso la pasticcieria del comunista toscano Martino Martini. Nel febbraio 1941 vengono entrambi arrestati e condannati a sei mesi di reclusione. Liberato Pajetta è tra gli organizzatori dei FTP (Franc- Tireurs-et-Partisans) e prende parte al movimento di Resistenza come comandante di un reparto di partigiani. Dopo l’8 settembre del 1943 Pajetta rientrato in Italia, partecipa alla Resistenza clandestina nel savonese e nel novembre è inviato dal Comando Generale delle Brigate Garibaldi nel Biellese per organizzare i primi gruppi partigiani locali. Nel gennaio successivo diventa il primo comandante della 2. Brigata Garibaldi “Biella” col nome di battaglia di “Nedo”, avendo come vicecomandante Anello Poma “Italo”, anche lui veterano di Spagna. Il 20 febbraio 1944 un rastrellamento tedesco mette a dura prova la capacità di tenuta del movimento partigiano biellese. Il 24 febbraio scendendo dall’Alta Valsassera Nedo viene sorpreso da una pattuglia tedesca ad Adorno Micca (Biella). All’intimazione di resa risponde sparando, viene colpito, ma riesce a sfuggire alla cattura, morendo successivamente dissanguato. Il suo corpo, sepolto dalla neve, viene trovato il mese dopo col disgelo. In sua memoria la Brigata Garibaldi “Biella” si chiamerà da allora “Nedo” e Pajetta verrà insignito con la Medaglia d’oro al valor militare. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Pietro Pajetta di Medaglia d’Oro alla memoria, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.