Pace Renato di Antonio e Pronti Amalia, 18 aprile 1903, Roma. Meccanico ed elettricista, comunista internazionalista. Frequenta le scuole elementari prima di apprendere il mestiere del meccanico. Dopo il servizio militare, è attivo nella federazione giovanile comunista dal 1918. Nel 1921 passa alla Gioventù Comunista. Dal 1924 al 1926 è segretario della Gioventù Comunista del Lazio. Il 3 dicembre 1926 è arrestato e assegnato a cinque anni di confino. Datosi alla macchia è arrestato il 3 dicembre 1926 nel corso di una riunione politica. Il 6 gennaio 1927 è tradotto alle isole Tremiti. Successivamente trasferito a Ustica e Ponza. Arrestato nel 1930 per aver violato gli obblighi di confino sconta 3 mesi di arresto. Liberato il 12° maggio 1932 rimane a Roma sino al 2 maggio, quando è nuovamente destinato a domicilio coatto per 3 anni per tentato espatrio clandestino. Riportato a Ponza il 4 dicembre 1932 è autorizzato a far visita al padre malato a Roma. Lì riesce ad eluder la sorveglianza e ad espatriare clandestinamente in Jugoslavia. Attraversata l’Austria vive a Zurigo e rifiuta di andare in Unione Sovietica. Passato in Francia a Parigi nel 1933 e si stabilisce a La Plaine-St Denis. Viene espulso dal Partito Comunista d’Italia per aver aderito alla Frazione bordighista, che abbandona nel 1936 a causa degli eventi di Spagna seguendo la minoranza interventista. Parte per la Spagna giungendo a Barcellona nell’agosto 1936. Si arruola il 29 agosto 1936 con il gruppo internazionale della Colonna Lenin del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), un piccolo partito comunista antistalinista. Nel corso dei combattimenti salva la vita a Gildo Belfiore che era stato ferito in combattimento. Poi passa alla colonna Ascaso della CNT e avendo rifiutato la militarizzazione delle milizie, lavora come tornitore nella fabbrica di armi di Sallent (Catalogna). Partecipa nelle vicinanze dell’Hotel Falcòn ai moti che a Barcellona dal 3 al 7 maggio contrappongono il governo autonomo catalano (Generalitat) gli anarchici spalleggiati dal POUM, che si concludono con la vittoria del governo. Dopo aver lavorato 6 mesi nelle officine Tabora de Seins, rientra in Francia alla fine del 1937, aderisce alla Union Communiste. Arrestato il 24 dicembre 1941, è condotto al forte di Tourelles e, successivamente nel maggio 1942 è tradotto in Italia attraverso la frontiera di Bardonecchia ed arrestato. Risulta un suo interrogatorio in data 20 maggio 1942 in cui dichiara di aver lavorato in un’officina meccanica spagnola. Deferito alla Commissione Provinciale di Roma viene comunque assegnato a cinque anni di confino, con destinazione Ventotene. Risulta liberato nell'agosto 1943 alla caduta del fascismo. Rientrato a Roma aderisce alla resistenza come Partigiano della Brigata Matteotti, che opera nei dintorni di Roma. Si iscrive nel 1945 al Partito Comunista Internazionalista e nel 1952 dopo una scissione al Partito Comunista Internazionalista-Battaglia Comunista, da dove è espulso nel 1965.