Nocito Domenico di Francesco e Imparato Paola, nato il 25 settembre 1908, a Seminara (Reggio Calabria). Iscritto al Partito Nazionale fascista partecipa alla guerra d’Abissinia. Arruolato successivamente nel Corpo Truppe Volontarie in Spagna, l'11 marzo 1937, nel corso della battaglia di Guadalajara, decide di in compagni di altri commilitoni, di disertare per unirsi alle truppe repubblicane rispondendo agli appelli lanciati dagli altoparlanti italiani che invitano a non farsi ingannare per combattere i fratelli italiani che lottano per la libertà. Due giorni dopo, mentre cerca di attraversare le linee, viene scoperto e ferito da due pallottole dei suoi commilitoni, ma riesce ugualmente a raggiungere le postazioni repubblicane. Curato in ospedale a Madrid, dove rimane fino al 16 giugno 1937, chiede ed ottiene di combattere con la brigata Garibaldi. Assegnato alla 3. compagnia del 2. Battaglione, combatte a Huesca e Brunete. Cade il 13 ottobre 1937, sul fronte d’Aragona a Fuentes de Ebro. Il 4 dicembre 1937 l’edizione italiana dell’organo delle Brigate Internazionali “Le Volontaire de la Libertè”, pubblica nel numero 50 un necrologio a lui dedicato dal titolo. “I nostri eroi. Nocito Domenico. Era nato nella forte terra calabrese 32 anni fa. La notte dell’undici marzo a Guadalajara, ascoltò, dalle trincee fasciste, la voce dei combattenti della Libertà, dei garibaldini che parlavano ai fratelli ingannati, invitandoli a deporre le armi, a disertare, a venire a combattere al loro fianco, per causa della Liberà e della Giustizia. Due giorni dopo, Nocito con un altro compagno, mise in esecuzione il suo progetto di fuga. Si munì di molte munizioni, deciso a vendere cara la vita se fosse stato sorpreso nel suo tentativo, Cauto uscì dalla trincea e si inoltrò verso le linee dove lottavano i garibaldini. Ma i gerarchi, i brutali ufficiali fascisti, non dormivano: vigilavano. Videro degli uomini che avanzavano verso le trincee repubblicane: dettero l’ordine di sparare. Delle raffiche di mitragliatrice spazzarono lo spazio tra le trincee fasciste e repubblicane. Due pallottole colpirono Nocito, che si abbattè per terra. “Non lasciarmi qui – disse al compagno di fuga – portami con te: se mi prendono mi fucilano“. Il compagno non lo abbandonò, Se caricò sulle spalle e con pochi balzi riuscì a raggiungere le trincee della Libertà, le linee della salvezza. Nocito fu amorevolmente curato dai medici del Battaglione Garibaldi, che provvedettero poi a farlo internare in un ospedale di Madrid, dove stette più di tre mesi. Quando uscì dall’ospedale, domandò ed ottenne di essere incorporato nella gloriosa Brigata Garibaldi. Fu affidato alla terza compagnia del 2. Battaglione. Ma nell’Aragon il piombo fascista falciava la sua vita. Cadde per non più rialzarsi sul fronte dell’Ebro. Cadde al fianco dei fratelli di classe, accanto agli eroi antifascisti che nelle file repubblicane lottano per la Libertà ed il buon nome del loro Paese. Cadde per la Libertà, lottando contro coloro che lo avevano ingannato.