Nicoletto Italo di Napoleone e Conti Regina, nasce a Oberhausen in Renania (Germania) il 15 luglio del 1909. Comunista. Di famiglia di origine bresciana, emigrata per ragioni di lavoro in Germania, è rimandato in Italia nel 1911 ed affidato ai nonni materni residenti a Quinzano d'Oglio (Brescia). Il padre, rientrato in Italia nel 1914 parte per il servizio militare e poi è avviato al fronte dove rimane fino al 1919. Tornato a casa dalla guerra, nelle elezioni amministrative del 1919, è candidato nelle liste del PSI. Nel 1924 Nicoletto è iscritto alla Federazione Giovanile Comunista. Nel frattempo, frequenta il liceo scientifico cittadino. All'indomani dell'entrata in vigore delle leggi eccezionali fasciste, si impegna particolarmente nella diffusione della stampa di partito. In questo stesso periodo, redige e divulga illegalmente con Altiero Spinelli, dirigente interregionale della FGCI. alcune centinaia di copie del foglio “Il Comunista”. Sarà l'ultimo militante ad essere denunciato e arrestato per attività cospirativa il 15 aprile del 1927. Deferito al Tribunale speciale, è condannato a tre anni di reclusione. Da Regina Coeli, viene trasferito nelle carceri di Viterbo, dove entra a far parte del collettivo dei detenuti comunisti. Dopo essersi rifiutato di associarsi all'istanza di grazia inoltrata dai genitori, nel luglio del 1928, viene scarcerato, ma la Commissione provinciale di Brescia, il 15 aprile del 1930 gli infligge due anni di confino da scontare a Lipari. Sospesa la pena nell'aprile del 1931 per permettergli di prestare il servizio militare raggiunge. il 7. Reggimento fanteria di stanza a Milano. Nel capoluogo lombardo entra in contatto con l'organizzazione del PCd'I clandestino attraverso Vittorio Ravazzoli. Congedato nel maggio del rientra a Brescia e qui ha modo di avvicinare i compagni di fede rimasti in libertà. Il 26 luglio, è nuovamente arrestato e con ordinanza del 1° settembre, è assegnato ad altri tre anni di confino. Giunto a Ponza, è designato responsabile di una delle cellule di partito. Verso la fine del 1933 si sposa con Maria Pippan anche lei confinata. Nel luglio del 1934 viene mandato prima alle Tremiti e, l'anno dopo, a Ventotene. per aver partecipato ad una protesta contro l'imposizione del saluto romano. Avendo aderito ad una protesta, Nicoletto è arrestato e rinchiuso per otto mesi nel carcere di Poggioreale. Scontata la pena, nel dicembre del 1935 è trasferito nell'isola di S. Domino (Tremiti). Liberato il 26 luglio del 1936, ritorna a Brescia dove riprende l'attività cospirativa. La sua richiesta di poter andare in Spagna, dove intanto è scoppiata la guerra civile, non trova il consenso dei dirigenti del PCd'I che preferiscono impiegarlo nella riorganizzazione del movimento clandestino locale. A seguito dell’arresto di numerosi militanti, Nicoletto si vede costretto ad espatriare clandestinamente. Iscritto nella Rubrica di Frontiera, dopo un viaggio che da Gorizia lo porterà anche a Malta e Tunisi. raggiunge prima Marsiglia e poi Parigi. Gli viene allora proposto di andare alla Scuola leninista di Mosca. ma, ancora una volta, esprime il desiderio di raggiungere la Repubblica spagnola. Nel marzo del 1938 il gruppo dirigente del PCd'I si vede costretto ad assecondarlo. Dopo aver attraversato i Pirenei a piedi, giunge a Quintanar de la Republica, nella Mancia. dove i volontari svolgono l'istruzione militare, ed è aggregato in fureria ad un'unità della XII Brigata internazionale comandata da Guido Latini. Sull’Ebro viene raggiunto dall’ordine di assumere l’incarico di commissario politico della brigata, coadiuvato da Alessandro Vaia, comandante militare della formazione, ed Emilio Suardi. Con lui ci sono anche Vittorio Manini e Anello Poma. Viene inserito in gruppo di incursori che di notte attraversano l’Ebro per compiere azioni di sabotaggio sull’altra sponda. Quando in luglio inizia l'ultima offensiva repubblicana sull’Ebro, la Garibaldi rimane di riserva. Il 3 settembre giunge finalmente l'ordine di disporre l'unità in difesa della Sierra de Caballs. Due giorni dopo, durante un durissimo attacco ferma i garibaldini in rotta incitando i compagni tornare all’attacco e ferito alla spalla sinistra, rifiuta di essere evacuato, combattendo ancora fino a che un medico gli ordina il ricovero in ospedale. Il giorno dopo ritorna la fronte contro il parere dei medici e guida un nuovo attacco per riprendere una posizione perduta e per questo riceve la promozione a sergente. Non più in condizione di combattere a causa dell’infezione della ferita, è inviato a Barcellona presso il comitato centrale del PCE, dove rimarrà fino al il ritiro delle unità internazionali nel settembre 1938. Raggiunto il campo di smobilitazione dei volontari garibaldini di Torellò, attraversa il confine francese una ventina di giorni dopo con Longo. Raggiunge Parigi, dove ritrova la moglie e la figlia. Verso la fine del 1938, diviene direttore delle Edizioni di cultura sociale e responsabile della libreria del Partito Comunista francese. Accompagnato dalla famiglia, Nicoletto si trasferisce a Porte de Lillas, poi raggiunge Nointot, in Normandia, e qui si ferma per circa due mesi, occupato nella raccolta della barbabietola. A Natale è nuovamente a Parigi, dove si adatta a svolgere diversi lavori, tra cui l'operaio in una piccola fonderia. Vi rimarrà fino il 10 giugno del 1940, alcuni giorni prima dell'arrivo delle truppe tedesche nella Capitale. Si sposta allora a Saint Livrade, nel Sud, dove organizza i Gruppi di lingua italiana del PCF della regione Lot-et-Garonne. Successivamente. è tra i dirigenti dei primi nuclei di sabotatori della produzione bellica destinata ai tedeschi. A Fumel con l'aiuto del conterraneo Angelo Delai, e di un gruppo di spagnoli, riesce a ritardare la costruzione di una diga, a rendere inutilizzabili due altiforni di un'acciaieria e le rotaie della ferrovia. Si trasferisce a Saint Pierre de Caubel, vicino ad Agen, è qui fa il mezzadro in un'azienda agricola. Il partito richiede però la sua presenza a Marsiglia. Dopo un contatto a Tolosa con Felice Platone che gli procura i documenti falsi, nel giugno del 1942 inizia la lotta partigiana. Col nome di "'Andreis", assume il comando dei gruppi degli immigrati dei Francs-Tireurs-et-Parlisans nella Francia del sud, alle dipendenze di Ilio Barontini e Teresa Noce. A Marsiglia. dove abita con Leonardo Speziale, responsabile della propaganda, sviluppa l’organizzazione militare e porta a termine, insieme ad altri, azioni di sabotaggio contro caserme, alberghi, fabbriche, ferrovie. uffici pubblici, eliminando collaborazionisti ed esponenti locali del governo di Vichy. Benché avvertito di non recarsi a Nizza dove è stato segnalato alle autorità italiane, non vuole mancare ad un appuntamento: cosi viene fermato e tratto in arresto dai carabinieri. È il 24 luglio. La sera stessa è trasferito ad Antibes e torturato per cinque giorni. Alla caduta di Mussolini, viene ricoverato in infermeria dove rimane per circa un mese. Non avendo individuato il suo vero ruolo nella Resistenza francese, il Tribunale militare non lo condanna alla pena capitale ma a sette anni di reclusione da scontare in Italia. Trasferito in agosto prima nel carcere di Cuneo e poi in quello di Fossano, tenta la fuga. Il 9 settembre evade con Sereni e Speziale, ma viene bloccato da una pattuglia di carabinieri. e rinchiuso nuovamente a Fossano. Falliranno altri due tentativi di fuga, prima di essere trasferito definitivamente nelle carceri Nuove di Torino. Sono gli ultimi giorni del 1943. Per ben sette volte il nome di Nicoletto e quello di Sereni sono inclusi nella lista dei condannati a morte, ma il partito riesce a corrompere alcuni ufficiali delle SS così da evitare loro la fucilazione. Per una serie di fortunose coincidenze, Nicoletto finalmente. può uscire dalla prigione e raggiungere le formazioni partigiane operanti nelle Langhe. È con la 48. Brigata Garibaldi e contribuisce alla pubblicazione del giornale partigiano “Stella tricolore”, Organo delle quattro divisioni garibaldine delle Lunghe e dell'Astigiano (VI, VIII. IX e XIV) di cui è comandante. Dopo l'arresto di Mario Brandani comandante militare della piazza di Torino. è chiamato ad assumere tale incarico. Il 23 aprile. gli vengono attribuiti i pieni poteri riguardo alla proclamazione dell'insurrezione. Cosi. nonostante la contrarietà degli Alleati. ne ordina l’inizio la mattina del 26, in modo tale da consentire l'arrivo in città delle formazioni partigiane. Liberato il capoluogo piemontese, fa ritorno a Brescia. dove assume la carica di segretario della federazione provinciale del PCI, che manterrà sino al settembre del 1947, per ricoprirla nuovamente dall'agosto del 1949 al maggio del '53. Deputato nel 1948 e rieletto alla Camera anche nella II, III e IV legislatura, è sindaco di Quinzano sull’Oglio dal 1951 al '53, consigliere comunale del capoluogo dal 1946 al '51, membro del comitato regionale lombardo del partito e del comitato nazionale dell'ANPI, Muore a Brescia il 5 dicembre del 1992. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Italo Nicoletto di Medaglia d’Oro, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.

Annotazioni: Sintesi della scheda biografica redatta da Roberto Cucchini per il volume I soldati della buona ventura: militanti antifascisti bresciani nella guerra civile spagnola (1936-1939) 2. ed. riveduta e aggiornata. - Rudiano (Bs): GAM, 2011 [ISBN] 978-88-89044-56-8 sulla base delle seguenti fonti: ACS, Mi, DPGS, CPC, b. 3537. fasc. 28441; AICVAS, La Spagna nel nostro cuore, cit.. p. 332; G. Petrillo (a cura), Kl B45 Lombardi e ticinesi per la libertà della Spagna. cit.. pp. 128-30; D. Morelli, Antifascisti bresciani nel Casellario politico centrale, cit.. n. 25. 1994 ad nomen; F. Andreucci, T. Detti (a cura). Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. Vol. cit.. pp. 677-9; A.a.V.v., Antifascisti nel Casellario politico centrale. cit. n. 13, ad nomen; Archivio AICVAS, Milano, scheda ad nomen; A,a.V.v., Enciclopedia dell\\\'antifascismo e della Resistenza. vol. IV. cit., p, 120. Una sua biografia è presente nel documento RGASPI. F. 545. op. 6. D. 488