Muccini Ugo di Oreste e Bonamini Albina, nato il 16 aprile 1910 ad Arcola (La Spezia). Operaio, comunista. Nel 1933, a ventitre anni, è dirigente di zona della federazione giovanile del Partito comunista d’Italia e negli anni seguenti assume un ruolo di sempre maggior rilievo nel partito. Nel 1935, individuato dall’OVRA, la polizia politica della milizia fascista, Muccini si rifugia all’Olmo di Sarzana presso Dario Montarese futuro commissario politico della brigata partigiana che porterà il suo nome. Sfuggito alla cattura con Bruno Rolla, dopo aver guadato il fiume Magra per alcuni mesi rimane nascosto nelle campagne spostandosi da un casolare all’altro, sostenuto e mantenuto dai compagni sarzanesi. Dopo esser stato alcuni mesi nascosto, nel gennaio 1936 sempre insieme Rolla, riescono ad espatriare clandestinamente in modo assai avventuroso. Con l'aiuto di un finanziere (Eugenio Vignale, un comunista di Sarzana che più tardi sarà anche lui volontario nelle Brigate Internazionali) e insieme a Bruno Rolla, salgono su un vagone merci sino alla stazione di Aulla, dove salgono su un treno su cui si trova con i biglietti Anelito Barontini, giovane sarzanese militante del Partito Comunista, tornitore nello stabilimento militare di San Bartolomeo (La Spezia). Da lì giungono a Trieste per attraversare in barca il golfo, arrivando clandestinamente a Fiume, allora Italia, e poi in Jugoslavia. Attraverso l’Austria e la Svizzera raggiungono poi la Francia, punto di ritrovo di gran parte degli antifascisti italiani in esilio e nell'aprile dello stesso anno è a Parigi dove prende contatto con il centro estero del Partito Comunista proseguendo la sua attività politica. Mentre attende di essere mandato a Mosca per partecipare alla scuola leninista, scoppia la guerra in Spagna. Decide di partire il 3 settembre 1936 con un gruppo di altri italiani. In tal modo rinuncia a recarsi in Unione Sovietica, dove il partito lo aveva destinato come accadeva ai dirigenti destinati ad assumere un ruolo importante nelle future vicende italiane. Attraversato il confine a Por Bou, giunge a Barcellona dove inizia l’istruzione militare alla caserma “Carlo Marx” sotto il comando di Gottardo Rinaldi. Si arruola nella centuria “Gastone Sozzi” aggregata alla Colonna Libertad, organizzata dal PSUC (Partito Socialista Unificato della Catalogna), nella squadra dei lancia-granate. Ricorda Ugo Muccini nel suo diario: “La questione delle armi ci faceva un po’ impazientare tutti, ma ecco finalmente viene l’ordine di partire per Madrid, le armi per noi c’erano, ci assicurò un comandante spagnolo, infatti alla sera, adunati nel cortile della caserma “Karl Marx ” si fa la distribuzione dei fucili che furono accolti con gioia dai compagni. Sono fucili non troppo nuovi, senza cinghia, che si aggiusta subito col primo pezzo di corda trovato, la più parte sono senza baionetta, ma infine si avrebbe potuto sparare 10 stesso, si distribuiscono pure le poche giberne che ci sono, che vengono attaccate subito alla cinghia dei pantaloni. […] “… intanto devono vestirci. Viene distribuito un sacco a zaino e una tuta non ce n’è per tutti, ognuno si arrangia come può, viene pure distribuito un paio di pantofole di corda […] “La colonna è pronta per imbarcarsi sui camion per essere condotta sul luogo di combattimento, i zaini sono allineati nel cortile, si scorge anche qualche valigia, gli uomini che compongono queste milizie popolari non sono affatto vestite uguali, chi in pantofole, in scarpe, in tuta, vestiti personali, ecc. ecc.” Giunto a Madrid viene alloggiato nella caserma de la Montaña. Dopo ulteriori giorni di istruzione militare sotto il comando di Vittorio Ghini, il 10 o l’11 di settembre è avviato sui camion con il resto della Centuria al fronte di Toledo. Combatte per la prima volta a Pelahustàn, poi a Cenicientos e Chapineria. Giuseppe Marchetti suo compagno nella centuria così lo ricorda nelle sue memorie: “Muccini aveva un carattere calmo, tranquillo “pacifico”. Tutte le cose le faceva con tranquillità, serenità e decisione. Così affrontava anche il combattimento con il nemico. Nemmeno le fucilate lo “muovevano”, lo rendevano svelto, dinamico. Sovente egli diceva: Aspetta, spariamo sui fascisti quando ci sono vicini, per non consumare pallottole inutilmente. Lui era fatto così. E quando sparava sui mori o sui falangisti potevamo stare certi che li colpiva e li faceva rotolare giù dai pendii tra i sassi dei monti.” Passato in seguito al battaglione Garibaldi prende parte alla battaglia del Cerro de los Angeles (Cerro Rojo) ed a quella di Casa de Campo, dove il 22 novembre 1936 rimane ferito alla mano. Dopo un periodo di convalescenza a Parigi nel 1937, durante il quale svolge azione di propaganda a favore della Repubblica spagnola, torna in Spagna prestando servizio alla delegazione delle Brigate Internazionali a Valencia. Poco tempo dopo è riportato al fronte nella brigata Garibaldi, con il grado di sergente comandante di squadra e segretario della cellula di partito della 3. compagnia del 3, battaglione. Secondo la testimonianza del commilitone Pietro Pavanin Muccini cade il 13 settembre 1938 alla quota 435 sulla Sierra de Caballs, durante la battaglia dell'Ebro. Italo Nicoletto anche lui presente, riporta circostanze leggermente diverse: “Muccini non cadde in combattimento. Si era offerto, insieme ad uno spagnolo, di andare in esplorazione nella terra di nessuno, per avere notizie precise del luogo per un nostro attacco. Da quella esplorazione non rientrò. Probabilmente fu ucciso, oppure fatto prigioniero e fucilato…non potemmo dare sepoltura ad Ugo”. La memoria di Muccini diventa un punto di riferimento importante per l’antifascismo comunista di tutta la provincia della Spezia e, a partire dal 1943, del movimento partigiano. Non è dunque un caso che il 19 settembre 1944, in una riunione avvenuta nel bosco di Faeta, sopra Falcinello, i diversi distaccamenti partigiani della Val di Magra, ormai maturi per costituire una vera e propria brigata, decidono di dare alla nuova formazione il nome di Brigata partigiana “Ugo Muccini”. Tra i capi della brigata c’è Dario Montarese e tanti altri compagni di Muccini nella lotta clandestina degli anni Trenta. Nel dopo guerra, a Ugo Muccini viene conferita la medaglia d’oro alla memoria per la guerra di Spagna. Alla brigata partigiana che portò il suo nome è stata invece intitolata l’importante strada di accesso a Sarzana dall’autostrada, un tempo via Genova, oggi via “Brigata partigiana 'Ugo Muccini'”. Ugo Muccini ha lasciato un diario sull'esperienza dei primi mesi vissuti in Spagna, fortunosamente giunto dalla Francia in Italia negli anni del fascismo e amorevolmente custodito da Carlo Baudinelli, zio di Muccini. Il diario è stato pubblicato nel 1973 a cura dal comune di Arcola e dell'Istituto "Pietro Reghi" di La Spezia e successivamente ripubblicato in edizione aggiornata nel 2018 dalle Edizioni Giacchè. Il suo nome è riportato nella lapide posta dal comune di Arcola nel 2014 e dedicata ai volontari arcolesi nella guerra di Spagna.