Montagnana Rita Enrichetta di Moisé e di Consolina Segre, nata a Torino il 6 gennaio del 1895, comunista. Di professione sarta in gioventù. Cresce in una famiglia israelita non troppo osservante, in un quartiere rosso come il Borgo San Paolo. Quarta di sette figli, come la maggior parte dei suoi fratelli e sorelle ha modo di frequentare fin da giovanissima l’ambiente combattivo e solidale della CGIL (Confederazione generale italiana del lavoro) e del Circolo Socialista femminile “La Difesa” e nel 1917 si iscrive al Partito Socialista. Sorella di Mario Montagnana, partecipa agli scioperi del 1911, ai moti per il pane e contro la guerra nel 1917 e all’esperienza dell’occupazione delle fabbriche nel biennio rosso di Torino. Lasciato il lavoro per atelier Sacerdote. In quel periodo diventa dirigente del Comitato regionale femminile socialista piemontese. Durante la I Guerra mondiale lavora alla Banca Commerciale Italiana ed all’Alleanza Cooperativa Torinese. Conosce e collabora con i dirigenti politici formatisi intorno all’esperienza dell’Ordine Nuovo, come Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti e Battista Santhià. Con l’aiuto di quest’ultimo, nel 1914 fonda un circolo per i bambini del borgo, il “Ricreatorio Laico Pilade Gaj”. Attiva nella gioventù socialista come i fratelli Mario e Clelia, con la scissione di Livorno (gennaio del 1921) aderisce al Partito Comunista d’Italia, al pari della maggioranza dei suoi familiari. Molta l’attività spesa fin da allora dalla Montagnana insieme a compagne come Teresa Noce, Rina Picolato e Camilla Ravera per l’emancipazione femminile e l’affermazione e per la difesa dei diritti delle donne. Nell’estate del 1921 fa parte della delegazione italiana che arriva a Mosca per il III Congresso dell’Internazionale Comunista. Contemporaneamente partecipa alla Prima Conferenza internazionale femminile comunista. Nel 1922 il trasferimento a Roma: è funzionaria di Partito e rivoluzionaria di professione, e deve occuparsi del movimento femminile e del periodico “La Compagna”. Con il trasferimento della redazione a Torino e la successiva Marcia su Roma, si sposta a Milano con Camilla Ravera per occuparsi della organizzazione del lavoro illegale del Partito. Il 27 aprile del 1924 sposa Palmiro Togliatti e l’anno successivo, con il figlio Aldo di pochi mesi in braccio, mantiene i contatti tra il marito latitante e l’allora deputato comunista Antonio Gramsci. Il consolidarsi del regime fascista la costringe all’espatrio (con modalità non note, ma presumibilmente legali). Dal 1926 vive per qualche tempo in Unione Sovietica, prima di trasferirsi a Parigi dove lavora per il Centro Estero del Partito Comunista d’Italia. Opera anche come fenicottero, nome in codice dato ai compagni ed alle compagne che effettuano periodici viaggi illegali in Italia per mantenere, allacciare o riallacciare contatti e trasportare stampa e propaganda illegale. Nel 1934 rientra Mosca dove lavora nell’apparato del Comintern e frequenta i corsi della scuola leninista con Dina Ermini Roasio. Nell’estate del 1937 parte per la Spagna repubblicana. Lavora a Valencia (Levante) per il PCE (Partido Comunista de España) e per il Commissariato Generale delle Brigate Internazionali. Poco prima della disfatta di Aragona (marzo – aprile del 1938), si trasferisce a Barcellona e lascia la Spagna sul declinare della guerra civile, con l’ultima nave utile in partenza dalla città catalana, carica fino all’inverosimile di profughi. Ripara a Mosca, dove vive per una parte della 2. guerra mondiale. Si occupa di trasmissioni radiofoniche per l’Italia, prima Radio Mosca e dal 1941, Radio Milano Libertà, trasmessa da Kuibiscev. All’inizio del 1943, dopo la pesante disfatta delle truppe di invasione nazi-fasciste a Stalingrado e sul Don, si occupa anche delle decine di migliaia di prigionieri dell’Armir (Armata italiana in Russia) curando la pubblicazione del giornale “L’ Alba” diretto ai sopravvissuti italiani della immane tragedia voluta dal fascismo. Alla fine del conflitto, dopo 19 anni di esilio riesce ritornare in Italia nel 1944, dopo la Liberazione di Roma. Subito impegnata nella Commissione centrale femminile del PCI si impegna nel 1944 nella costituzione dell’UDI (Unione Donne Italiane), della quale diventa dirigente nazionale. Nel 1946 viene eletta deputata all’Assemblea Costituente. Nelle sfortunate elezioni del 1948 è eletta al Senato della Repubblica e per lunghi anni, fino al 1958, rimarrà parlamentare comunista e membro del Comitato centrale di Partito. Torna a stabilirsi tra Roma e Torino dove sono rientrati quasi tutti i famigliari superstiti, di ritorno nella città da una sorta di diaspora che li aveva dispersi in quasi tutti i continenti portandoli a combattere nelle Resistenze antifasciste od a trovare riparo e ospitalità in Unione Sovietica ed in paesi accoglienti del Centro, Nord e Sud America e persino in Australia. Ritrova l’anziana madre Consolina Segre sfollata dalla Val Susa partigiana dove operava il nipote Ugo Berga, commissario politico garibaldino), che morirà il successivo 7 novembre del ’46. Ritrova il fratello Mario, qualche sorella e parecchi nipoti, quasi tutti impegnati in politica. Nel 1952 e nel 1956 fa parte della delegazione del Partito Comunista al XIX e ventesimo congresso del PCUS. Rimane iscritta al PCI anche dopo la dolorosa rottura familiare con Togliatti nel 1947 e continua finché è stato possibile a frequentarne una sezione proseguendo nella quotidiana lettura della Pravda e dell’Unità. E’ deceduta a Torino il 17 luglio del 1979.

Annotazioni: Scheda biografica basata sulla biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Torino (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 3358), Archivio Istituto Gramsci Piemontese, Archivio Centro Ligure di Storia Sociale – Genova, Archivio dello Stato Civile del Comune di Torino. Il suo nominativo è presente nel, Bollettino delle ricerche, n. 0893 del 20/05/1933.