Minon Lucia di Giovanni e Cossutta Anna, nata il 9 dicembre 1903 a Trieste. Casalinga, anarchica. Attiva nel primo dopoguerra nelle organizzazioni comuniste di Trieste, risulta aver fatto parte del Gruppo Giovanile delle Donne Comuniste e del circolo "Spartaco". È però in contatto pure con le organizzazioni anarchiche, ed in corrispondenza con l'anarchico triestino Renato Siglich, emigrato ad Amburgo, che le spedisce la rivista "Messaggero della Riscossa" e che probabilmente influisce nell’avvicinamento di Lucia alle idee libertarie, che avviene verso la metà degli anni Venti. In quegli anni svolge attività come infermiera volontaria presso al Croce Rossa. Nel 1927 "Luci" è arrestata per possesso di un volantino comunista, nel quale tra l'altro si esorta ad "appoggiare il reclutamento di giovani operaie e di fanciulli di operai e contadini allo scopo di poter formare rispettivamente i Gruppi delle Giovani Comuniste e i Gruppi dell'Infanzia Proletaria" e dei testi di due canzoni rivoluzionarie, “L’inno dei socialisti anarchici “e “Addio Lugano Bella” di Gori. Viene però assolta dal Tribunale Speciale dal reato di propaganda per insufficienza di prove. Nel frattempo si è unita all'anarchico toscano Alpinolo Bucciarelli con cui avrà il figlio Libero. Tre anni dopo, il 30 novembre 1926, Lucia espatria clandestinamente in Francia, con due rivoluzionari, Ernesto Ferluga e Carlo Fon, attraversando avventurosamente quattro confini (Jugoslavia, Austria, Svizzera, Francia). A Parigi non trova però Alpinolo, che era emigrato in precedenza, e lo rintraccia a Bruxelles. Dopo due mesi la coppia viene espulsa dal Belgio e passa in Lussemburgo da dove viene di nuovo espulsa nel 1928 per possesso di passaporti falsi. Riesce allora a rientrare in Francia. In questi mesi Lucia è ammalata, probabilmente per la vita di rischi e fatiche condotta sino a quel momento. Dopo un periodo nel dipartimento della Mosella, rientrano a Parigi nel maggio 1928. La casa di Lucia ed Alpinolo diviene un rifugio ed un luogo di passaggio di molti emigrati politici anarchici; tra l'altro vi abita per un periodo con la sua compagna Anna Renner, un altro anarchico triestino che combatterà in Spagna, Umberto Tommasini. La coppia di impegna nella stesura della propaganda anarchica e nella elaborazione di una strategia di difesa contro le espulsioni da parte e delle autorità. Nei primi mesi del 1935 partecipa attivamente alle riunioni che vengono organizzate presso il sindacato CGT ed a cui partecipano altri emigrati italiani come Camillo Berneri, Virgilio Gozzoli, Umberto Marzocchi, Umberto Tommasini, etc. Nell'agosto del 1936 Lucia ed Alpinolo raggiungono la Spagna; per farlo devono prendere la decisione di lasciare il figlio in un collegio francese. "Mia cara mamma, - scrive Lucia nel maggio del 1937 alla madre, Anna Cossutta, residente a Trieste. in una lettera intercettata dalla polizia dove però non rivela la sua destinazione in Spagna - Mi perdonerai ancora per il mio silenzio, non credere che sia per ingratitudine, ma la vita che siamo costretti a fare in terra straniera. Se un giorno ci rivedremo, e che ti racconterò tutta questa vita di randagio saprai comprendermi (...) Sono stata costretta a mettere il bambino alla campagna in una buona istituzione per la sua educazione perché quest’anno ha perduto la scuola causa che mi avevano ritirato le carte e ho dovuto vivere un anno clandestina (...) sono stata a vederlo ieri, si è già abituato al nuovo ambiente". I due entrano in Spagna partendo da Perpignano con altri compagni: Aurelio e Terzilio Aiacci, Gualterio Livi, Alessandro Maffei, Paquale Migliorini e Adolfo Pintucchi. Si arruolano il primo di febbraio 1937 nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT/FAI, dove ritrovano alcuni compagni di Trieste come Umberto Tommasini e Rodolfo Gunscher. Lucia lavora nei servizi sanitari in tre diversi ospedali. Quando la Sezione viene sciolta, rimangono in Spagna. Verso la metà del 1938 Alpinolo, ammalatosi di tubercolosi per la dura vita di trincea, è costretto a rientrare in Francia, mentre Lucia rimane in Spagna sino al termine della guerra. Rientrata in Francia alla caduta del fronte catalano nel febbraio 1939, tenta inutilmente di imbarcarsi con il compagno per gli Stati Uniti. L'anno successivo è estradata in Italia e arrestata il 4 giugno 1940 al confine di Bardonecchia. Deferita alla Commissione Provinciale è assegnata la confino assieme al suo compagno, prima alle Tremiti e successivamente a Ventotene. Dopo il 25 luglio del 1943, entrambi, invece di essere liberati, sono trasferiti nel campo di Renicci Anghiari assieme ad altri confinati anarchici ed appartenenti alla minoranza jugoslava in Italia, considerati pericolosi anche dal nuovo governo Badoglio. Dopo l‘armistizio dell'8 settembre, fugge insieme ad altri prigionieri e si stabilisce a Roma presso parenti. Lì continua ad essere attiva con le organizzazioni ed il movimento libertario. Il compagno Alpinolo Bucciarelli, tornato gravemente ammalato, muore nel sanatorio Forlanini di Roma nel 1945.