Russo Enrico di Gabriele e Riccio Maria, nato il 22 settembre 1895 a Napoli nel quartiere Mercato. Operaio metalmeccanico, comunista internazionalista. Di famiglia povera lavora giovanissimo come apprendista meccanico. A 16 anni aderisce il 1° maggio 1911 al circolo giovanile socialista, impegnandosi nell’organizzazione sindacale. Conosce in un teatro Antonietta Zuppardi, che sposerà l'11 ottobre 1918, che gli darà 4 figli. Il 2 gennaio 1913 è assunto nel reparto officine navali della Bavini e Scali Napoletani, dove lavora fino al 9 gennaio 1915, quando viene chiamato alla leva militare. Dopo il servizio in fanteria come soldato di prima categoria e poi sottufficiale combattente durante la prima guerra mondiale, è assunto dalla fabbrica di siluri Withed a Baia (Napoli), nella quale diviene rappresentante sindacale. Nel settembre 1919 è eletto al Comitato Direttivo della Federazione Impiegati e Operai Metallurgici (FIOM) provinciale e l’anno successivo ne diviene segretario. Dopo il congresso di Livorno rimane nel PSI e critica vivacemente le posizioni scissioniste di Amadeo Bordiga. Aderisce al Partito Comunista d’Italia solo nel 1924 col gruppo dei cosiddetti “terzini”, i socialisti favorevoli all’adesione alla Terza Internazionale e diviene segretario della locale sezione comunista. Arrestato conosce il carcere per la prima volta dal 22 aprile al 2 maggio. Già prima della marcia su Roma, Russo subisce numerose aggressioni da parte dei fascisti ed arresti. Nel 1925 è segretario della Camera del lavoro di Napoli e nel febbraio subisce un pestaggio nel corso dell’assalto e distruzione della sede di San Gaetano. Svolge in quel periodo molti lavori, dal meccanico al venditore ambulante al tipografo. Qualche mese dopo l'emanazione delle leggi speciali è assegnato a 3 anni e mezzo di confino. Sfugge all’arresto ed espatria clandestinamente nel dicembre 1926, stabilendosi in Francia a Marsiglia, dove vive senza documenti sotto il nome di Amedeo Bellini. Frequenta gli ambienti sindacali della Camera del Lavoro e aderisce al Partito Comunista francese, operando nei gruppi comunisti di lingua italiana. Coinvolto il 10 giugno 1927 negli incidenti scoppiati in occasione della commemorazione della morte di Matteotti, è costretto a lasciare la città ed a trasferirsi a Parigi, dove lavora come cementista, imbianchino, commesso di magazzino e contabile. Lì viene arrestato ed espulso per aver parlato in un comizio il 1° maggio 1928. Non ottempera e si trasferisce a Vitry (Seine) sotto il falso nome di Nicola Russo. Nel 1928 presenta a Parigi al Congresso dei gruppi Comunisti Italiani una tesi favorevole all’Opposizione di Sinistra Internazionale di Trotsky che viene approvata, ed il Komintern delibera allora lo scioglimento dei gruppi comunisti italiani della Regione parigina. A Russo non viene rinnovata la tessera del Partito Comunista. Arrestato nell’aprile 1930 per contravvenzione al decreto di espulsione, si sposta in Belgio a Bruxelles dove lavora in un’azienda di arti grafiche. Nel marzo 1931 aderisce alla Frazione bordighista diretta da Ottorino Perrone “Vercesi” e Virgilio Verdaro detto “Gatto Mammone”, entrando a far parte del suo Comitato Centrale e della sua Commissione Esecutiva, e collaborando a “Prometeo”, l’organo di quel raggruppamento. Inizialmente collegata all’Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI) trotskista, il gruppo ne viene poi escluso definitivamente nel febbraio 1933. Al III Congresso della Frazione, nel luglio 1935 l’organizzazione adotta il nome di Frazione italiana della Sinistra comunista. Allo scoppio della guerra in Spagna il la maggioranza del Comitato di Bruxelles della Frazione sostiene che il Fronte Popolare spagnolo sia uno schieramento borghese da non sostenere. Russo e la minoranza della Frazione ritengono invece che i rivoluzionari debbano partecipare alla difesa della Repubblica spagnola. Il 18 agosto 1936 Russo, con il compagno Romanelli, dopo aver preso contatto con in trotskisti del Gruppo Bolscevico-Leninista rompe con la Frazione e parte da Parigi per Barcellona dove si stabilisce nella pensione “Parisien”. Attraverso Nicola Di Bartolomeo, Russo stabilisce dei contatti con il Partido Obrero de Unificación Marxista (POUM), partito comunista antistalinista, divenendo consigliere tecnico per l’organizzazione della produzione bellica e organizzando la Colonna Internazionale “Lenin” del POUM, della quale assume il comando. La colonna, formata da una cinquantina di miliziani di diverse nazionalità e di varie organizzazioni politiche (massimalisti italiani, trotskisti, bordighisti ecc.), giunge al fronte d’Aragona il 29 agosto e prende parte all’assalto contro il manicomio di Huesca, alla conquista delle Casetas de Quicena. Il 30 agosto, sotto la guida di Russo, prende parte alla conquista di Estrecho Quinto e di Mondragón battendosi eroicamente e subendo anche alcune perdite. Russo è ferito due volte di cui una alla testa, e rientra poi a Barcellona il 4 ottobre per un breve periodo di riposo. Il reparto si scioglie nella seconda metà dell'ottobre 1936 in quanto i suoi membri sono contrari al decreto di militarizzazione delle milizie. Russo, messosi a disposizione del POUM rientra comunque al fronte per accompagnare due centurie, per rientrare pochi giorni dopo a Barcellona con una ventina di compagni che si rifiutano di combattere in un reparto militarizzato. Nell’ottobre 1936 intraprende un viaggio in Francia e in Belgio e incontra a Parigi Giudo Picelli che si accinge a partire per la Spagna. Nel marzo 1937 è a Parigi per partecipare ad una riunione della Frazione Bordighista e non è certo che rientri in Spagna, come lui dichiarerà in seguito. Ancora in Francia a maggio vorrebbe tornare in Spagna ma gli scontri di Barcellona del maggio 1937 e la successiva repressione contro il POUM lo fanno desistere. Dopo un arresto, una nuova espulsione che lo costringe e a ritornare in Belgio a Schaerbeek vicino Bruxelles, dove riprende il lavoro di tipografo. Politicamente isolato e attaccato dal Partito Comunista aderisce all’Union Communiste in opposizione al PC ortodosso. Nel 1938 tenta di organizzare una spedizione in Abissinia per aiutare i ribelli etiopi contro le truppe italiane. Il 10 marzo 1940 (secondo altri già nel 1939) è arrestato a Bruxelles ed estradato in Francia dove è rinchiuso nel campo di Saint Cyprièn. Liberato per l’intervento della Commissione Italiana per l’Armistizio è consegnato il 25 luglio 1940 alle autorità italiane. Arrestato a San Remo è tradotto al carcere di Poggioreale a Napoli. Il 30 settembre la Commissione Provinciale di Napoli lo assegna a 5 anni di confino alle Tremiti in quanto combattente antifranchista in Spagna. Solo nel giugno 1943 riesce ad incontrare per una breve visita il figlio Mario. Pochi giorni dopo è ricoverato nel reparto antitubercolare dell’ospedale di Foggia fino agli inizi di agosto. E’ liberato alla caduta del fascismo il 22 agosto 1943, mentre si trova nella prigione di Lucera. Nell'ottobre è a Napoli, città appena liberata dagli alleati. Qui partecipa alla cosiddetta scissione del Partito Comunista di Montesanto per sostenere il radicalismo rivoluzionario. In questo contesto Russo è eletto segretario della locale Camera del lavoro della CGL che confluirà in seguito nella CGIL. Direttore nel 1944 della rivista “Battaglie Sindacali”, aderisce al Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI), facendo parte della sua direzione nazionale, al cui interno sostiene la corrente di sinistra. Successivamente aderisce al PSIUP. Tra 1953 e 1955 è direttore della testata "Battaglia socialista". Ormai emarginato dalla vita politica, egli vive i suoi ultimi anni di una modesta pensione, ritirandosi poi, per a Napoli non essere di peso ai propri figli, in un ospizio per i poveri dove si spegne in estrema miseria il 30 ottobre 1973.