Ruozi Giuseppe di Angelo Franceschetti Carolina, nato l’8 maggio 1886 a Mantova. Meccanico, anarchico. Frequenta le scuole elementari e le scuole serali professionali a Mantova. Figlio di una guardia carceraria, si trasferisce a Reggio Emilia dove lavora alle Officine Meccaniche Reggiane. Nell’aprile 1906 viene licenziato e a luglio aggredisce il direttore ed il custode delle Officine mentre chiede di essere riassunto con minacce “a mano armata”. Viene pertanto arrestato e condannato il 16 luglio a 5 mesi di reclusione. In luglio si trasferisce a Milano e poco tempo dopo a Parigi, da dove viene espulso dopo una condanna il 27 dicembre 1909. Tradotto a Venezia dove deve rispondere della mancata risposta alla leva militare, riesce ad espatriare e nell'ottobre del 1912 è a Ginevra in Svizzera dove aderisce al movimento anarchico. Nell'aprile successivo è nuovamente a Parigi, dove viene arrestato e condannato per contravvenzione all'espulsione ed altri reati a 18 mesi di reclusione. Passa a Londra dove in febbraio è arrestato nel 1914, condannato e poi estradato in Italia da Cardiff a Reggio Calabria nel 1915. Da lì è estradato a La Spezia dove viene arruolato d'ufficio in Marina per tutta la durata della guerra nel Servizio di Difesa Marittima di Varignano (La Spezia) e poi nel Forte Vittoria di Messina. Dopo varie detenzioni durante la leva, è congedato nel 1919 stabilendosi a Reggio Emilia. Lì inizia collaborare con lo pseudonimo di “Tranquillo” con la stampa antiautoritaria, scrivendo articoli per “ Il Risveglio socialista anarchico” di Ginevra e “L’Adunata dei Refrattari” di New York. I suoi interventi prendono le mosse dagli avvenimenti della cronaca dai quali ricava di volta in volta la morale rivoluzionaria. Schedato e vigilato dalla polizia come anarchico pericoloso, non riesce a trovare un lavoro nè a Genova dove si trova dal 1921, nè a Mantova l'anno seguente. Qui incorre ancora in un arresto ed una condanna. Viene scarcerato solo nel marzo 1926 e qualche tempo dopo si rende irreperibile. Nel 1927 è sottoposto ad ammonizione perché "pericoloso per l'ordine nazionale". Espatriato clandestinamente nel 1928 è a Seraing in Belgio, dove cerca di ottenere un passaporto dal console italiano. L'anno dopo è in Lussemburgo col nome di Arturo Buondicini. Di nuovo in Belgio, conduce un’esistenza di stenti e pubblica articoli nella “L’Adunata dei refrattari” di New York e nel “Il Risveglio anarchico“ di Ginevra. Il 5 giugno 1931 viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera” per il provvedimento dell’arresto. Il 27 novembre 1931 il tribunale di Bruxelles lo condanna a tre mesi di carcere e conseguentemente all’espulsione per “porto pubblico di falso nome ed uso falso”. Nel 1932 è in Spagna a Barcellona, dove lavora come stagnino, sguattero ed altri umili mestieri, ed assume un ruolo di prestigio nel movimento anarchico collaborando col nome di Tranquillo al giornale della CNT “Solidaridad Obrera” ed inviando corrispondenze al periodico ginevrino “Il Risveglio Anarchico”, invitando alla resistenza e al sabotaggio verso la nuova Repubblica considerata alleata della borghesia. Anche la riforma agraria promulgata dal governo viene duramente criticata da Ruozi che la ritiene troppo blanda, nonché la repressione governativa contro i moti anarchici. Viene arrestato durante la repressione nella capitale catalana il 19 febbraio 1934 per la sua attività politica e tenuto in carcere per otto giorni, dove incontra l’anarchico italiano Pietro Bruzzi. Rilasciato dopo 22 giorni prende dimora a Barcellona in una piccola pensione al 23 della calle de Calabria. Il 5 maggio 1934 denuncia sull' “Adunata dei Refrattari" la barbara uccisione dell'anarchico Bruno Alpini da parte della polizia spagnola avvenuta tra il 14 ed il 15 aprile 1934 che lo colpisce alle spalle con 13 colpi. Espulso rientra poco dopo clandestinamente in Spagna. Il 10 maggio 1934 viene nuovamente arrestato e rinchiuso per tre settimane in una prigione galleggiante, dove incontra Pietro Bruzzi. Portato, il 31 maggio, alla frontiera francese, rientra subito in Spagna e nei mesi successivi denuncia l’atroce repressione della sollevazione asturiana da parte del governo delle destre. Nel 1936 dissente dalla decisione della CNT di appoggiare nel febbraio 1936, “non apertamente, ma dietro le quinte, le sinistre nella loro opera di riconquista del potere”, invitando i propri iscritti a votare per il cartello del Fronte popolare, e polemizza con Buenaventura Durruti, che s’illude che “una vittoria elettorale delle sinistre sarà un passo verso la rivoluzione”. Poi, il 19 e il 20 luglio, si batte per le strade di Barcellona contro i militari in rivolta e il 26 luglio scrive che il “pericolo fascista imminente ha avuto la virtù di unire tutte le forze di sinistra. A fine mese interviene alla riunione, indetta da Berneri, Rosselli e Angeloni per costituire la Sezione Italiana a maggioranza anarchica, e in agosto invia molte corrispondenze ai giornali di New York e di Ginevra sul generoso contributo degli anarchici alla lotta contro il fascismo spagnolo. Ad esempio il 26 luglio 1936 invia un articolo al giornale anarchico “L’adunata dei Refrattari” di New York narrando come la rivolta dei militari sia stata domata a Barcellona da un fronte popolare comune: ” Contro questi soldati stavano schierati gruppi di rivoluzionari d’ogni tendenza, mischiati alla guardia civile, guardie d’assalto, guardie di finanza, mozzi di squadra (polizia catalana) e guardie urbane in armi. I soldati, ch’erano stati ubriacati da tre giorni di vino e di liquori e di discorsi patriottici con cui si era fatto loro credere che dovevano combattere contro la marmaglia, insorta per abbattere la repubblica, quando si videro di fronte le forze regolari della repubblica lottanti insieme al popolo, compresero di essere stati ingannati; la resistenza cominciò ad affievolirsi e le truppe finirono per non ubbidire più agli ordini dei capi, i quali dovettero scappare all’interno dell’Hotel Colombo, dove, dopo un tentativo di barricamento, furon fatti prigionieri. Nello stesso tempo si assaltarono varie caserme, La caserma Atarazana, ove trovò morte il compagno Francesco Ascaso, quella di Barcellonetta, del Parco e di S. Agostino. A Barcellonetta furono presi cinque cannoni. In queste azioni tutti combatterono con valore, da quei dell’Esquerra ai socialisti, dai comunisti agli anarchici, dalle guardie d’assalto alle guardie civili. Certo è quasi sbalorditivo vedere al fuoco di battaglia combattere insieme poliziotti e anarchici, e circolare insieme su automobili recanti bandiere rosse e iscrizioni con sei iniziali: CNT e FAI, che ogni automobile doveva recare. E sentire le guardie d’assalto gridare “Evviva la CNT e la FAI” sembra una cosa dell’altro mondo. Ma le rivoluzioni così son fatte. Un popolo in armi ritrova tutti i suoi figli.” Alla costituzione della Sezione Italiana comandata da Carlo Rosselli, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI, assume l'incarico di Commissario politico col nome di Girolamo Tieppo. Partecipa alla battaglia di Monte Pelato il 28 agosto 1936, dove il reparto riesce a bloccare l’offensiva franchista al costo di molti caduti. Da Pina del Ebro, base del reparto italiano invia corrispondenze in cui esalta la rivoluzione anarchica. A causa degli acciacchi e dell’età deve abbandonare la colonna e rientrare a Barcellona insieme a Camillo Berneri. Pubblica un articolo dedicato a Buenaventura Durruti, capo anarchico morto a Madrid in circostanze mai chiarite. E’ presente a Barcellona nel maggio del 1937 durante i moti che dal 3 al 7 contrappongono gli anarchici ed i marxisti dissidenti del POUM al governo autonomo catalano. Dopo la sconfitta degli anarchici è’ contrario alla decisione di una parte dei militanti libertari di tornare in Francia, dopo gli omicidi di Berneri e Barbieri. Arrestato il 30 ottobre 1937 nella successiva repressione, viene scarcerato a novembre. Rientra in Francia continuando la sua attività pubblicistica sui periodici anarchici. Muore a Marsiglia il 12 dicembre 1962.